Publication document thumbnail

L’UE nel 2019 [Updated: 10/03/2020 15:22]

Scopri tutto ciò che c’è da sapere sui traguardi raggiunti dall’Unione europea nel 2019.

La Relazione generale sull’attività dell’Unione europea ti aggiornerà sulle azioni intraprese dall’UE per realizzare le dieci priorità fissate dalla Commissione Juncker.

Oltre ai risultati delle elezioni europee, scopri i cambiamenti intervenuti al vertice delle istituzioni dell’UE e le prime iniziative intraprese dalla nuova Commissione europea, che si è insediata a dicembre.

Troverai ulteriori informazioni su questi e su molti altri argomenti consultando L’UE nel 2019.

L’UE nel 2019 è disponibile in due versioni: la relazione generale completa e i risultati principali, nei formati seguenti:

  HTML PDF EPUB PRINT
L’UE nel 2019 — Relazione generale HTML PDF General Report EPUB General Report Paper General Report
L’UE nel 2019 – Risultati principali PDF Highlights EPUB Highlights Paper Highlights

Premessa

Ursula von der Leyen parla dal podio.

Ursula von der Leyen, President of the European Commission.

 

Sono lieta di presentare questa relazione che illustra le attività svolte dall’Unione europea nel 2019. Ho assunto la carica di presidente della Commissione europea il 1º dicembre 2019 e la maggior parte dei risultati evidenziati nella presente relazione sono stati raggiunti sotto la guida del mio predecessore, Jean-Claude Juncker, al quale vorrei rendere omaggio.

Alle elezioni europee dello scorso maggio i cittadini hanno chiesto con chiarezza all’Unione di svolgere un ruolo guida e di agire in modo concreto. Per questo motivo, già prima della fine dell’anno, ho proposto il Green Deal europeo quale prima iniziativa della nuova Commissione, che rappresenta il nostro impegno a fare dell’Europa il primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, per il bene delle persone, del pianeta e dell’economia.

Spero che, come per me, questa relazione sia per voi una ricca fonte di ispirazione. L’ampia gamma di azioni e di iniziative descritte dimostra ancora una volta quanto possiamo ottenere lavorando insieme.

Viva l’Europa!

Ursula von der Leyen

L’UE nel 2019: un anno di cambiamenti

Christine Lagarde, David Sassoli, Ursula von der Leyen e Charles Michel ai piedi di una scalinata.

The new EU leaders. Christine Lagarde, President of the European Central Bank, David Sassoli, President of the European Parliament, Ursula von der Leyen, President of the European Commission, and Charles Michel, President of the European Council, attend the ceremony to mark the start of the new European Commission and the 10th anniversary of the Treaty of Lisbon at the House of European History, Brussels, Belgium, 1 December 2019.

Il 2019 ha visto concludersi il mandato della Commissione Juncker dopo un periodo di cinque anni caratterizzato da un notevole miglioramento dell’economia europea, dalle azioni intraprese per rispettare gli impegni assunti dall’Unione europea (UE) nel quadro dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dall’attenzione dedicata al rafforzamento della democrazia e della trasparenza e dalla sfida costituita dal recesso del Regno Unito dall’UE. Le elezioni europee si sono svolte a maggio con la più alta affluenza alle urne in 25 anni: oltre 200 milioni di persone hanno votato nel più ampio esercizio democratico transnazionale al mondo.

David Sassoli è stato eletto presidente del Parlamento europeo il 3 luglio 2019, Charles Michel ha preso il posto di Donald Tusk alla presidenza del Consiglio europeo il 1º dicembre e Ursula von der Leyen è stata eletta presidente della Commissione europea alla stessa data.

Sorridenti, Ursula von der Leyen e Jean-Claude Juncker svelano il ritratto di quest’ultimo.

Ursula von der Leyen, President of the European Commission, and Jean-Claude Juncker, former President of the European Commission, unveil his portrait in the Presidents Gallery of the European Commission Berlaymont headquarters, Brussels, Belgium, 3 December 2019.

Elezioni del Parlamento europeo

Dal 23 al 26 maggio 2019 si sono svolte nei 28 Stati membri dell’UE le elezioni per scegliere i rappresentanti dei cittadini al Parlamento europeo. Sono stati eletti complessivamente 751 deputati al Parlamento europeo e i cambiamenti nelle preferenze degli elettori hanno modificato la distribuzione politica dei seggi.

Per la prima volta in decenni, ha partecipato al voto la maggioranza degli aventi diritto in tutta l’UE. È stata anche la prima volta dal 1979 (anno delle prime elezioni dirette del Parlamento europeo) in cui l’affluenza generale alle urne è aumentata, passando dal 42,6 % nel 2014 al 50,7 %. Si è registrato anche un elevato livello di mobilitazione tra gli elettori più giovani, con un aumento del 14 % degli elettori di età compresa tra i 16 (o 18) e i 24 anni e un aumento del 12 % degli elettori di età compresa tra i 25 e i 39 anni.

L’indagine Eurobarometro successiva alle elezioni ha dimostrato che i cittadini erano motivati a votare principalmente a causa delle preoccupazioni in merito all’economia e al cambiamento climatico.

Il Parlamento europeo e la Commissione europea hanno lavorato a stretto contatto prima delle elezioni, sia a livello dell’UE che sul terreno negli Stati membri, per mobilitare i cittadini e fornire loro gli strumenti che consentono di prendere decisioni informate sul futuro dell’Europa. Sulla base di tale esperienza, il 5 dicembre le due istituzioni hanno firmato un accordo sulla comunicazione congiunta al servizio dei cittadini e della democrazia al fine di approfondire la loro cooperazione al di là delle elezioni.

Video sulla campagna del Parlamento europeo a favore del voto.

‘This time I’m voting’, a campaign launched by the European Parliament in collaboration with other EU institutions, encourages the public to take the future of the European project into their own hands.© European Parliament, 2019

Grafico che illustra l’affluenza alle urne in occasione delle varie tornate di elezioni europee dal 2004.

Nelle ultime quattro elezioni del Parlamento europeo l’affluenza alle urne è stata pari al 45,5 % nel 2004, al 43 % nel 2009, al 42,6 % nel 2014 e al 50,7 % nel 2019. Fonte: Parlamento europeo, in collaborazione con Kantar.

Parlamento europeo 2019-2024

Il Partito popolare europeo è rimasto il gruppo parlamentare più ampio, con 182 seggi su 751, immediatamente seguito dall’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, con 154 seggi. Pur restando ai primi posti, entrambi i gruppi hanno perso elettori a favore di partiti di destra e di sinistra. I gruppi Renew Europe, Verdi/Alleanza libera europea e Identità e Democrazia hanno tutti ottenuto più seggi rispetto alle precedenti elezioni del Parlamento. Il numero totale di deputati donne ha raggiunto il 40,4 %, il livello più alto da quando hanno iniziato a svolgersi le elezioni europee nel 1979.

Il 1º luglio il Parlamento europeo uscente ha tenuto l’ultima sessione dell’ottava legislatura e il nuovo Parlamento si è riunito per la sessione costitutiva a Strasburgo il giorno successivo.

Nel corso della prima sessione plenaria del nuovo Parlamento, i deputati hanno eletto il nuovo presidente e i vicepresidenti. Il 3 luglio l’italiano David Sassoli, da lungo tempo deputato al Parlamento europeo, è stato eletto presidente. I 14 vicepresidenti sono stati eletti lo stesso giorno e provengono da sei gruppi politici e 10 Stati membri.

Grafico che illustra la distribuzione dei seggi tra i gruppi politici del Parlamento europeo dopo le elezioni del 2019.

Nel 2019 il Parlamento europeo era composto da 751 deputati, suddivisi in sette gruppi politici. Da sinistra a destra, secondo lo schieramento politico, troviamo: Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, con 41 seggi; Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, con 154 seggi; Verdi/Alleanza libera europea, con 74 seggi; Renew Europe, con 108 seggi; Partito popolare europeo, con 182 seggi; Conservatori e riformisti europei, con 62 seggi; Identità e Democrazia, con 73 seggi. Inoltre, 57 seggi erano occupati da deputati non iscritti. Fonte: Parlamento europeo. Diritti d’autore: Unione europea.

I cittadini hanno votato in queste elezioni europee sulla base di un sostegno molto forte per l'UE e con una convinzione più forte che la loro voce abbia un peso.

David Sassoli, presidente del Parlamento europeo

Consiglio europeo

Eletto per la prima volta il 1º dicembre 2014, Donald Tusk ha terminato il suo secondo mandato di presidente del Consiglio europeo cinque anni dopo. Il 2 luglio 2019 i leader dell’UE hanno eletto al suo posto Charles Michel, che ha assunto il suo incarico il 1o dicembre.

Un ritratto di Charles Michel.

Charles Michel, President of the European Council.

Commissione europea

In giugno i leader dell’UE hanno proposto Ursula von der Leyen come candidata alla presidenza della Commissione. Il mese successivo Ursula von der Leyen ha presentato le sue priorità politiche per guidare i lavori della Commissione nei prossimi cinque anni.

COLLEGIO DEI COMMISSARI 2019-2024
Ritratti e portafogli dei membri del collegio dei commissari per il mandato 2019-2024.

Il collegio dei commissari per il mandato 2019-2024 è così composto: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea; Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo; Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale; Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo per Un’economia al servizio delle persone; Josep Borrell Fontelles, alto rappresentante/vicepresidente per un’Europa più forte nel mondo; Maroš Šefčovič, vicepresidente per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche; Věra Jourová, vicepresidente per i Valori e la trasparenza; Dubravka Šuica, vicepresidente per la Democrazia e la demografia; Margaritis Schinas, vicepresidente per la Promozione dello stile di vita europeo; Johannes Hahn, commissario per il Bilancio e l’amministrazione; Phil Hogan, commissario per il Commercio; Mariya Gabriel, commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani; Nicolas Schmit, commissario per il Lavoro e i diritti sociali; Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia; Janusz Wojciechowski, commissario per l’Agricoltura; Thierry Breton, commissario per il Mercato interno; Elisa Ferreira, commissaria per la Coesione e le riforme; Stella Kyriakides, commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare; Didier Reynders, commissario per la Giustizia; Helena Dalli, commissaria per l’Uguaglianza; Ylva Johansson, commissaria per gli Affari interni; Janez Lenarčič, commissario per la Gestione delle crisi; Adina Vălean, commissaria per i Trasporti; Olivér Várhelyi, commissario per il Vicinato e l’allargamento; Jutta Urpilainen, commissaria per i Partenariati internazionali; Kadri Simson, commissaria per l’Energia; Virginijus Sinkevičius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca. Fonte: Commissione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Ritratti e portafogli dei membri del collegio dei commissari per il mandato 2019-2024.

Il collegio dei commissari per il mandato 2019-2024 è così composto: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea; Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo; Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale; Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo per Un’economia al servizio delle persone; Josep Borrell Fontelles, alto rappresentante/vicepresidente per un’Europa più forte nel mondo; Maroš Šefčovič, vicepresidente per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche; Věra Jourová, vicepresidente per i Valori e la trasparenza; Dubravka Šuica, vicepresidente per la Democrazia e la demografia; Margaritis Schinas, vicepresidente per la Promozione dello stile di vita europeo; Johannes Hahn, commissario per il Bilancio e l’amministrazione; Phil Hogan, commissario per il Commercio; Mariya Gabriel, commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani; Nicolas Schmit, commissario per il Lavoro e i diritti sociali; Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia; Janusz Wojciechowski, commissario per l’Agricoltura; Thierry Breton, commissario per il Mercato interno; Elisa Ferreira, commissaria per la Coesione e le riforme; Stella Kyriakides, commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare; Didier Reynders, commissario per la Giustizia; Helena Dalli, commissaria per l’Uguaglianza; Ylva Johansson, commissaria per gli Affari interni; Janez Lenarčič, commissario per la Gestione delle crisi; Adina Vălean, commissaria per i Trasporti; Olivér Várhelyi, commissario per il Vicinato e l’allargamento; Jutta Urpilainen, commissaria per i Partenariati internazionali; Kadri Simson, commissaria per l’Energia; Virginijus Sinkevičius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca. Fonte: Commissione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Il 16 luglio il Parlamento europeo ha eletto Ursula von der Leyen prossima presidente della Commissione europea, scegliendo per la prima volta una donna per tale incarico. In consultazione con i leader nazionali, Ursula von der Leyen ha costituito un collegio di commissari nominati da 26 Stati membri, con un forte accento sulla creazione di una squadra equilibrata sotto il profilo del genere e comprendente 12 donne, tra cui lei stessa.

A seguito delle audizioni per ciascun commissario designato e di un dibattito parlamentare, il 27 novembre il Parlamento ha approvato il collegio dei commissari di Ursula von der Leyen in una votazione in Aula. La nuova Commissione si è insediata il 1º dicembre.

David Sassoli e Ursula von der Leyen ritratti con un documento ufficiale.

David Sassoli, President of the European Parliament, and Ursula von der Leyen, President-elect of the European Commission, at a plenary session of the European Parliament, Strasbourg, France, 16 July 2019.

Banca centrale europea

Il 31 ottobre 2019 Mario Draghi, presidente uscente della Banca centrale europea, ha completato il suo mandato di otto anni. Il 1º novembre è subentrata l’ex direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, la prima donna a ricoprire tale incarico.

Un ritratto di Christine Lagarde.

Christine Lagarde, President of the European Central Bank.

Prima procuratrice capo europea

A settembre il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno deciso di nominare Laura Codruţa Kövesi prima procuratrice capo europea, per dirigere la procura europea indipendente e proteggere il denaro dei contribuenti svolgendo indagini sulle frodi e altri reati a danno del bilancio UE.

Un ritratto di Laura Codruța Kövesi.

Laura Codruţa Kövesi, the first European Chief Prosecutor.

Come lavorerà la nuova Commissione europea

La nuova Commissione europea ha stabilito sei priorità per il periodo 2019-2024:

La presidente von der Leyen ha nominato otto vicepresidenti presso il collegio, compreso l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell Fontelles. Tre di essi fungeranno anche da vicepresidenti esecutivi, ciascuno responsabile, oltre al proprio portafoglio, di uno dei tre principali orientamenti politici dell’agenda della presidente.

Il vicepresidente esecutivo Frans Timmermans, responsabile per il portafoglio Azione per il clima, coordina i lavori della Commissione europea sul Green Deal europeo. Oltre ad essere commissaria per la Concorrenza, la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager è responsabile della priorità «Un’Europa pronta per l’era digitale». Il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis è diventato commissario per i Servizi finanziari ed è responsabile della realizzazione della priorità «Un’economia al servizio delle persone».

Oltre a lavorare sulle sei priorità, la presidente von der Leyen ha dichiarato che presiederà un collegio impegnato, che comprende l’Europa e che ascolta le aspettative dei cittadini europei. Uno degli obiettivi principali della nuova Commissione è facilitare la vita delle persone e delle imprese. Per elaborare nuove leggi e nuovi regolamenti, la Commissione attuerà il principio «one in, one out» al fine di ridurre la burocrazia per i cittadini.

Green Deal europeo

Ursula von der Leyen davanti alla parete promozionale della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP 25.

Our goal is to reconcile the economy with our planet, to reconcile the way we produce and the way we consume with our planet and to make it work for our people. Ursula von der Leyen, President of the European Commission, Brussels, Belgium, 11 December 2019.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Bruxelles, Belgio, 11 dicembre 2019.

La prima e la più importante delle sei priorità, il Green Deal europeo, è stata presentata dalla presidente von der Leyen l’11 dicembre 2019, meno di due settimane dopo l’insediamento della Commissione. Questa iniziativa faro, che mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, comprende una serie di misure estremamente ambiziose che dovrebbero consentire ai cittadini e alle imprese europei di beneficiare della transizione verde sostenibile.

Il Green Deal europeo è una risposta completa all’emergenza climatica immediata che minaccia il pianeta. Si tratta inoltre di un’opportunità unica per l’UE di porsi all’avanguardia nella transizione verde mondiale, senza tuttavia sacrificare la crescita. Il Green Deal protegge l’economia UE dal futuro depauperamento delle risorse e indica come l’UE possa raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica, creando al tempo stesso posti di lavoro, migliorando la salute e la qualità della vita dei cittadini, rispettando la natura e non lasciando indietro nessuno.

Impegnarsi a cambiare

La prima normativa europea sul clima renderà tale cambiamento irreversibile, integrando nella legislazione l’ambizione politica di far diventare l’Europa il primo continente a impatto climatico zero. Il Green Deal sarà alla base di tutte le future politiche dell’UE e garantirà che l’Unione resti in prima linea nell’azione europea e mondiale in materia di sostenibilità.

Grafico che mostra il rapporto inverso tra riduzione delle emissioni e crescita economica nell’Unione europea.

Tra il 1990 e il 2018 le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite del 23 %, mentre l’economia è cresciuta del 61 %.

Grafico che illustra l’impegno dell’Unione europea a favore dell’azione per il clima.

L’Unione europea si è impegnata a diventare "a impatto climatico zero" entro il 2050, a proteggere la vita umana, gli animali e le piante riducendo l’inquinamento e ad aiutare le imprese a diventare leader mondiali nel campo dei prodotti e delle tecnologie puliti, garantendo nel contempo una transizione giusta e inclusiva. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato: "Il Green Deal europeo è la nostra nuova strategia di crescita. Ci consentirà di ridurre le emissioni e di creare posti di lavoro." Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, le ha fatto eco: "Proponiamo una transizione verde e inclusiva che contribuirà a migliorare il benessere delle persone e a trasmettere un pianeta sano alle generazioni future." Si tratta di un impegno radicato anche nelle convinzioni della maggioranza degli europei: il 93 % ritiene che i cambiamenti climatici siano un problema serio e dichiara di aver compiuto almeno un’azione per lottare contro questo fenomeno. Il 79 % ritiene che l’azione sui cambiamenti climatici creerà innovazione. Fonte: Commissione europea.

Il Green Deal avrà un impatto su tutti i settori dell’economia dell’UE, compresi quelli a forti emissioni quali i trasporti, l’edilizia, l’energia e l’agricoltura, nonché le industrie, ad esempio, dell’acciaio, del cemento, delle tecnologie dell’informazione, dei tessili e delle sostanze chimiche.

Il suo ampio approccio è incentrato sulla prevenzione e non solo sulla cura. Le politiche esistenti, che mirano ad esempio ad attenuare l’impatto dell’industria attraverso il riciclaggio, saranno rafforzate da politiche volte a ridurre i rifiuti o i danni creati a monte, a cominciare dal processo di produzione.

Oltre a ridurre le emissioni, il Green Deal costituirà la nuova strategia europea per la crescita, creando posti di lavoro grazie a una nuova strategia industriale che consentirà alle imprese europee di innovare e sviluppare nuove tecnologie.

Grafico che riassume il piano dell’Unione europea per la neutralità climatica.

L’Unione europea diventerà a impatto climatico zero entro il 2050. La Commissione proporrà una normativa europea sul clima, trasformando l’impegno politico in obbligo di legge e motore di investimenti. Per conseguire questo obiettivo sarà necessaria l’azione di tutti i settori della nostra economia. Si procederà alla decarbonizzazione del settore energetico, attualmente responsabile di oltre il 75 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione europea. Gli edifici, che rappresentano il 40 % del nostro consumo energetico, saranno ristrutturati per aiutare le persone a ridurre le bollette energetiche e l’uso dell’energia. L’industria europea, che utilizza oggi solo il 12 % di materiali riciclati, sarà incoraggiata a innovare e diventare leader mondiale nell’economia verde. E per quanto riguarda il settore dei trasporti, che rappresenta il 25 % delle nostre emissioni, saranno introdotte forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane. Fonte: Commissione europea.

Investire nella transizione verde

Per realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo saranno necessari investimenti notevoli. I finanziamenti dovranno provenire sia dal settore privato sia da quello pubblico e la Commissione europea svolgerà un ruolo guida con un piano di investimenti per un’Europa sostenibile che contribuisce a soddisfare le esigenze di investimento. Almeno il 25 % del bilancio a lungo termine dell’UE dovrebbe essere destinato all’azione per il clima e la Banca europea per gli investimenti fornirà ulteriore sostegno.

La lotta ai cambiamenti climatici è un impegno comune, ma non tutte le regioni e non tutti gli Stati membri partono dallo stesso punto. Un meccanismo per una transizione giusta sosterrà le regioni che dipendono fortemente da attività ad elevata intensità di carbonio e i cittadini più vulnerabili durante la transizione, ad esempio fornendo l’accesso a programmi di riqualificazione e ad opportunità di lavoro nei nuovi settori economici.

Sintesi del Green Deal europeo.

Il Green Deal europeo mira a trasformare l’economia dell’Unione europea per un futuro sostenibile. Finanzierà questa transizione rendendo più ambiziosi gli obiettivi dell’Unione europea in materia di clima per il 2030 e il 2050, garantendo l’approvvigionamento di energia pulita, economica e sicura, mobilitando l’industria per un’economia pulita e circolare e attraverso la costruzione e ristrutturazione di edifici efficienti sotto il profilo energetico e delle risorse. Stimolando la ricerca e l’innovazione, assicurerà una transizione giusta in cui nessuno sia lasciato indietro. Nella pratica si tratta di fissare un obiettivo "inquinamento zero" per un ambiente privo di sostanze tossiche, preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità e adottare un nuovo approccio dal produttore al consumatore (dai campi alla tavola) per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Il Green Deal accelererà inoltre la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente. Infine, l’Unione europea sarà un leader mondiale nella tutela dell’ambiente e si adopererà per conseguire un vero e proprio patto europeo per il clima. Fonte: Commissione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Alcune delle misure immediate da adottare per realizzare il Green Deal europeo.

Per realizzare la diplomazia del Green Deal europeo e acquisire una leadership mondiale in ambito ambientale, i prossimi passi da compiere saranno: nel marzo 2020 proporre una normativa europea sul clima e introdurre strategie industriali e di economia circolare; nell’estate 2020 aumentare gli attuali obiettivi climatici dell’Unione europea per il 2030 ad almeno il 50 %. Fonte: Commissione europea.

Il futuro dell’Europa

A Sibiu, in Romania, il 9 maggio, i leader dell’UE27 (di tutti gli Stati membri ad eccezione del Regno Unito) hanno riflettuto sulla prossima agenda strategica che stabilisce le priorità e guida le attività dell’Unione europea per il periodo 2019-2024. I leader hanno inoltre adottato la dichiarazione di Sibiu, sottolineando l’unità tra gli Stati membri poco prima delle elezioni del Parlamento europeo. La riunione ha anche segnato il culmine del processo di riflessione sul futuro dell’Europa, con un impegno rinnovato per un’UE che ottiene risultati negli ambiti che interessano davvero ai cittadini.

I primi passi sul «cammino verso Sibiu» sono stati compiuti nel settembre 2016, quando il presidente Juncker ha annunciato un programma positivo per l’Europa, avviando il processo di riflessione sul futuro dell’Europa a 27. Successivamente i leader dell’UE hanno adottato due importanti dichiarazioni sulla via da seguire: a Bratislava, in Slovacchia, nel settembre 2016 e a Roma, in Italia, nel marzo 2017.

Nel marzo 2017, in vista del 60º anniversario del trattato di Roma, la Commissione ha pubblicato il libro bianco sul futuro dell’Europa, che delinea cinque possibili scenari per il futuro dell’Unione a 27 e che ha dato avvio a un dibattito di ampio respiro sul tema, dal quale è stata tratta ispirazione per stabilire le principali priorità politiche dell’agenda strategica. La Commissione ha promosso attivamente la partecipazione della base, sviluppando nuove forme di dialogo e consultazione dei cittadini, rendendo il dibattito più flessibile e interattivo, portandolo online e rivolgendosi a un pubblico più ampio e diversificato. Centinaia di migliaia di persone di diverse nazionalità, età, religioni e convinzioni politiche hanno partecipato a quasi 1 800 dibattiti pubblici in municipi, università e altre sedi in tutta l’Unione. Oltre 80 000 persone hanno risposto al questionario online sul futuro dell’Europa, elaborato da un gruppo di 96 cittadini europei.

La Commissione ha inoltre pubblicato diversi documenti di riflessione che hanno esaminato in modo approfondito questioni specifiche per alimentare ulteriormente il dibattito. L’ultimo di questi documenti di riflessione, sullo sviluppo sostenibile, è stato pubblicato il 30 gennaio 2019. In preparazione del vertice di Sibiu, la Commissione ha anche pubblicato le proprie raccomandazioni politiche per l’agenda strategica dell’UE, incentrate su cinque temi: un’Europa di protezione, competitiva, equa, sostenibile e influente. Durante l’intero processo di riflessione i leader dell’UE si sono incontrati regolarmente per discutere le questioni scottanti di attualità, questioni di interesse per i cittadini europei.

Avendo ascoltato le opinioni e le preoccupazioni dei cittadini, l’agenda strategica dell’UE si basa sui progressi compiuti negli ultimi anni dalla nostra Unione. Adottata formalmente dal Consiglio europeo del giugno 2019, l’agenda si concentra su quattro priorità principali: tutelare i cittadini e le libertà; sviluppare una base economica solida e vitale; costruire un’Europa a impatto climatico zero, verde, equa e sociale; promuovere gli interessi e i valori europei sulla scena mondiale. L’agenda è la risposta dell’UE ai cittadini su come affrontare le sfide che ci attendono e sfruttare le opportunità di cui disponiamo per guardare al futuro.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato una conferenza sul futuro dell’Europa, che fornirà ai cittadini la possibilità di esprimersi in merito alle modalità di gestione della loro Unione e agli ambiti in cui si attendono risultati. La conferenza inizierà nel 2020 e avrà una durata di due anni, riunirà persone di tutte le età e da tutta l’UE, nonché rappresentanti della società civile, degli Stati membri e delle istituzioni europee.

Capitolo 1

Il rilancio dell’occupazione, della crescita e degli investimenti

© Fotolia

Nel 2019 l’economia europea ha vissuto il suo settimo anno consecutivo di crescita e dovrebbe continuare a espandersi nel 2020 e nel 2021. Il mercato del lavoro è rimasto forte, con un tasso di occupazione che ha raggiunto livelli record e un tasso di disoccupazione sceso al 6,3 %, il livello più basso dall’inizio del secolo. Il debito pubblico è diminuito per il quinto anno consecutivo, dato che i governi hanno beneficiato di tassi di interesse bassi, e secondo le previsioni dovrebbe ridursi ulteriormente.

L’economia globale ha tuttavia subito un deterioramento e il settore manifatturiero è stato danneggiato dall’elevato livello di incertezza che caratterizza le politiche di molti Stati membri. Di conseguenza le prospettive di crescita economica in Europa si sono offuscate e l’economia sembra essersi avviata verso un periodo prolungato di crescita e inflazione più contenute.

La particolare attenzione dedicata dall’Unione europea alla crescita economica, alla creazione di posti di lavoro e agli investimenti è stata evidente durante tutto l’anno e in tutte le sue attività, soprattutto nell’ambito del semestre europeo, il suo ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche, e del monitoraggio delle finanze pubbliche.

L’UE ha massimizzato l’utilizzo del suo bilancio per incentivare gli investimenti attraverso programmi innovativi quali il piano di investimenti per l’Europa. Fino a ottobre quasi un milione di piccole e medie imprese (PMI) avevano beneficiato del piano dal suo avvio e l’importo totale degli investimenti mobilitati aveva superato 439,4 miliardi di euro.

Investimenti a favore dell’occupazione e della crescita

Il piano di investimenti per l’Europa

Il piano di investimenti è inteso a rimuovere gli ostacoli agli investimenti, a fornire visibilità e assistenza tecnica ai progetti di investimento e a usare in modo più intelligente le risorse finanziarie. I risultati del 2019 dimostrano che ha avuto un impatto macroeconomico significativo e ha apportato vantaggi tangibili ai cittadini e alle imprese.

Grafico che mostra l’impatto macroeconomico del piano Juncker.

L’impatto macroeconomico del piano Juncker è uno degli importanti risultati conseguiti nel periodo 2014-2019. Grazie agli investimenti effettuati nell’ambito del piano Juncker, fino al 2019 il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,9 % e sono stati creati 1,1 milioni di posti di lavoro in più; inoltre, fino al 2022 il prodotto interno lordo aumenterà dell’1,8 % e saranno creati 1,7 milioni di posti di lavoro in più. Gli investimenti nell’Unione europea sono tornati ai livelli pre-crisi e sono costantemente in aumento. Il piano Juncker ha anche svolto un ruolo chiave nel promuovere la crescita e l’occupazione nell’Unione europea e si prevede che più di 1 milione di start-up e piccole imprese beneficeranno di un migliore accesso ai finanziamenti. Dall’ottobre 2019 il piano Juncker dovrebbe generare 439,4 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi in tutta l’Unione europea. Fonte: Commissione europea.

Grafico che mostra l’impatto del piano Juncker sulla nostra vita quotidiana.

Grazie al piano Juncker: sono stati costruiti o ristrutturati 531 000 alloggi a prezzi accessibili; 1 039 000 start-up e piccole imprese hanno accesso a nuovi finanziamenti; sono stati installati 28,3 milioni di contatori intelligenti; sono state attivate 8 milioni di linee a banda larga ad altissima velocità; è stato migliorato il trattamento dei rifiuti per 33,3 milioni di persone; le energie rinnovabili sono ora disponibili per 10,4 milioni di famiglie. Fonte: Commissione europea.

Dall’inizio del suo mandato la Commissione Juncker (novembre 2014 - novembre 2019) ha posto le priorità sociali al centro della sua azione e del dibattito sul futuro dell’Europa. Sono stati compiuti progressi significativi: con oltre 241 milioni di persone attualmente occupate, circa 14 milioni in più rispetto al 2014, il tasso di occupazione non è mai stato più elevato (73,9 %) e il tasso di disoccupazione si trova ai livelli più bassi dal 2000. Pur restando troppo elevata, la disoccupazione giovanile si è notevolmente ridotta, passando da un picco del 24,1 % nel 2013 al 14,3 % nel novembre 2019 .

Grafico che mostra i settori strategici che hanno beneficiato del piano Juncker in ogni Stato membro.

La quota maggiore dei fondi di investimento (30 %) è stata destinata alle imprese più piccole; seguono ricerca, sviluppo e innovazione con il 26 %, il settore energetico con il 18 %, il settore digitale con l’11 %, i trasporti con il 7 %, le infrastrutture sociali con il 4 % e l’ambiente e uso efficiente delle risorse con un altro 4 %. Gli investimenti totali legati ad approvazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici ammontano a 439,4 miliardi di euro. Tale importo comprende 81 miliardi di euro di finanziamenti approvati a titolo del Fondo europeo per gli investimenti strategici (58,8 miliardi di euro approvati dalla Banca europea per gli investimenti e 22,2 miliardi di euro approvati dal Fondo europeo per gli investimenti) di cui 62,6 miliardi di euro sono già stati firmati. L’obiettivo totale per il 2020 è 500 miliardi di euro. Per quanto riguarda gli investimenti a titolo del Fondo europeo per gli investimenti strategici in rapporto al prodotto interno lordo, Bulgaria, Estonia, Grecia, Spagna, Lituania, Polonia e Portogallo hanno registrato livelli elevati di investimenti. Irlanda, Francia, Italia, Lettonia, Ungheria, Finlandia e Svezia si trovavano nella seconda fascia; seguono, con investimenti di minore entità, Belgio, Cechia, Danimarca, Croazia, Paesi Bassi, Romania e Slovenia. Nell’ultima fascia si collocano Germania, Cipro, Malta, Austria, Slovacchia e Regno Unito. Tutte le cifre si basano sulle operazioni approvate al 15 ottobre 2019. Grazie a questi investimenti sono stati costruiti o ristrutturati 531 000 alloggi a prezzi accessibili, è stato migliorato il trattamento dei rifiuti per 33,3 milioni di persone e le energie rinnovabili sono ora disponibili per 10,4 milioni di famiglie. Fonte: Banca europea per gli investimenti, Fondo europeo per gli investimenti, Commissione europea.

Grafico che descrive lo stato complessivo dell’economia nell’Unione europea e nella zona euro.

Negli ultimi anni la crescita è stata di circa il 2 % nell’Unione europea e nella zona euro; entrambe le regioni crescono da 25 trimestri consecutivi. Il 49 % degli europei ha un’opinione positiva dell’attuale situazione economica europea. Il disavanzo pubblico nell’Unione europea è sceso dal 6,6 % nel 2009 allo 0,7 % nel 2018 mentre il rapporto debito pubblico/prodotto interno lordo nell’Unione europea è calato dall’88,3 % nel 2014 all’81,9 % nel 2018. Fonte: Commissione europea.

Grafici che mostrano i tassi di occupazione e di disoccupazione nell’Unione europea tra il 2014 e il 2019.

Il tasso di occupazione nell’Unione europea ha visto un incremento costante dal 2014. Le persone occupate erano: 226,8 milioni nel 2014; 229,3 milioni nel 2015; 232,2 milioni nel 2016; 235,9 milioni nel 2017; 239,9 milioni nel 2018 e 241,3 milioni alla fine del secondo trimestre del 2019. Dal 2014 l’economia conta 14 milioni di posti di lavoro in più. Fonte: Eurostat, conti nazionali, direzione generale degli Affari economici e finanziari. Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione è calato a ritmi analoghi, passando da poco più del 10 % nel 2014 a poco più del 6 % nel settembre 2019. Fonte: Eurostat, Indagine sulle forze di lavoro.

Politica economica e di bilancio

Il semestre europeo

Il semestre europeo è il ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche e sociali tra gli Stati membri, volto a rilanciare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. Nell’ambito di questo processo la Commissione europea propone ogni anno al Consiglio una serie di raccomandazioni rivolte agli Stati membri. Per la prima volta e dopo l’uscita della Grecia dal suo programma di aggiustamento economico nell’agosto 2018, le raccomandazioni sono state rivolte a tutti i 28 Stati membri.

Quest’anno l’obiettivo generale delle proposte della Commissione è stato incoraggiare gli Stati membri ad aumentare il loro potenziale di crescita modernizzando le rispettive economie e rafforzandone la resilienza. Date le attuali condizioni economiche favorevoli e le incertezze globali, a tutti gli Stati membri è stato raccomandato di dare priorità a riforme che promuovano una crescita sostenibile e vantaggiosa per tutti, unitamente a strategie di investimento mirate e politiche di bilancio responsabili. Le raccomandazioni sono state adottate dal Consiglio in luglio.

Il loro contenuto rispecchia le priorità generali enunciate nell’Analisi annuale della crescita e nella raccomandazione sulla politica economica della zona euro. Le raccomandazioni si basano sull’analisi dettagliata delle relazioni per paese pubblicate a febbraio 2019 e sulla valutazione dei programmi nazionali presentati ad aprile. La relazione sul meccanismo di allerta ha individuato 13 Stati membri da sottoporre a esami approfonditi al fine di stabilire se presentino o rischino di presentare squilibri. Dagli esami è risultato che dieci Stati membri presentavano squilibri e tre squilibri eccessivi.

Le raccomandazioni specifiche per paese si concentrano maggiormente sull’individuazione e sulla classificazione, secondo le priorità, delle esigenze di investimento a livello nazionale e prestano particolare attenzione alle disparità regionali e territoriali. Questa scelta è conforme all’analisi approfondita delle esigenze di investimento e degli ostacoli individuati per ciascuno Stato membro nelle relazioni e dovrebbe servire a stabilire le priorità nell’uso dei fondi UE nel prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027).

Nelle raccomandazioni si riconosce che, per far fronte alle sfide attuali e future, le nostre economie sempre più digitalizzate e globalizzate richiedono investimenti più intelligenti nelle infrastrutture, nell’innovazione, nell’istruzione e nelle competenze, nonché misure supplementari volte a fornire sistemi di protezione sociale sostenibili e inclusivi per far fronte all’invecchiamento delle nostre popolazioni.

Il semestre ha tenuto conto anche di principi sanciti dal pilastro europeo dei diritti sociali: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione. Tutti gli Stati membri hanno ricevuto una raccomandazione sulle competenze e molti hanno ricevuto raccomandazioni per attuare riforme del mercato del lavoro. Ulteriori raccomandazioni si sono concentrate, ad esempio, sulla necessità di politiche che consentano di rafforzare l’autonomia dei gruppi svantaggiati, quali i lavoratori scarsamente qualificati, i giovani, gli anziani, le persone con disabilità e le persone provenienti da un contesto migratorio. Sebbene i sistemi di protezione sociale stiano migliorando, permangono alcune lacune nella copertura e negli ostacoli all’accesso.

Finanze pubbliche

Finanze pubbliche sane costituiscono una base essenziale per la stabilità economica e la crescita sostenibile. Ridurre il debito e i disavanzi è importante per garantire che i governi dispongano di una riserva di bilancio da utilizzare per attenuare gli effetti di una recessione. Anche se il debito pubblico continua a diminuire nell’UE, i progressi sono stati disomogenei e in diversi Stati membri i livelli di indebitamento rimangono troppo elevati.

La stabilità macroeconomica è un presupposto per la crescita; per tale motivo l’UE dispone di norme e procedure volte a individuare il debito e i disavanzi e a impedire che compromettano la crescita negli Stati membri. Gli squilibri nella zona euro hanno continuato ad attenuarsi nel 2019, tuttavia sono necessari ulteriori interventi strategici. In febbraio l’analisi della Commissione ha indicato che dieci Stati membri presentavano squilibri e quelli di Grecia, Italia e Cipro erano ritenuti eccessivi.

Nelle sue proposte di raccomandazioni specifiche per paese rivolte a ciascuno Stato membro la Commissione stabilisce obiettivi per aiutare gli Stati a raggiungere i loro obiettivi di bilancio a medio termine. Gli Stati membri che possono permettersi di farlo dovrebbero utilizzare le politiche di bilancio e strutturali per incrementare gli investimenti pubblici di qualità, in particolare in settori che migliorano il potenziale di crescita economica, quali l’istruzione e le competenze, le infrastrutture e l’innovazione.

In giugno la Commissione ha raccomandato al Consiglio di porre fine alla procedura per i disavanzi eccessivi della Spagna: questo significa che il disavanzo del paese è stato ridotto a meno del 3 % del prodotto interno lordo (PIL) in modo duraturo. Di conseguenza nessuno Stato membro era ancora soggetto al braccio correttivo delle norme UE in materia di disavanzi, mentre 24 lo erano nel 2011.

Al tempo stesso la Commissione ha verificato il rispetto, da parte di diversi Stati membri, delle norme dell’UE in materia di debito pubblico e di disavanzi, per valutare se l’apertura di una procedura per i disavanzi eccessivi fosse giustificata. La Commissione ha concluso che il Belgio, la Francia e Cipro erano conformi alle norme, ma che nel caso dell’Italia la procedura per i disavanzi eccessivi era giustificata. Dopo l’ulteriore sforzo di bilancio annunciato a luglio dalle autorità italiane la Commissione ha tuttavia concluso che non era più necessario proporre l’avvio di tale procedura.

La Commissione ha anche rivolto un avvertimento all’Ungheria e alla Romania per essersi allontanate troppo dai loro obiettivi di bilancio a medio termine e ha raccomandato loro di adottare misure per conseguirli. Per quanto riguarda la Grecia si è ritenuto che, nel frattempo, tale paese avesse avviato le riforme post-programma in modo ragionevole, anche se l’attuazione di alcune di tali riforme sembrava aver subito un rallentamento e sussisteva il rischio di non rispettare alcuni impegni.

L’elusione fiscale riduce le entrate nazionali, falsa la concorrenza leale e incide negativamente sulla crescita. Poiché il semestre europeo riguarda il coordinamento delle politiche nazionali per garantire la convergenza e un’Europa forte, competitiva e sociale, è essenziale lottare contro la pianificazione fiscale aggressiva e operare a favore del coordinamento fiscale, al fine di proteggere i cittadini e la competitività dell’Europa. La Commissione ha pertanto rivolto raccomandazioni specifiche per paese a diversi Stati membri e alla zona euro nel suo complesso per affrontare la questione della pianificazione fiscale aggressiva.

L’Unione dei mercati dei capitali

Mercati dei capitali stabili ed efficienti sono essenziali per la crescita, l’occupazione e gli investimenti. L’Unione dei mercati dei capitali, che comprende un insieme di riforme normative e non normative intese a migliorare il collegamento tra risparmio e investimenti, costituisce parte integrante della strategia dell’UE volta a promuovere tali settori.

L’Unione dei mercati dei capitali mira a rafforzare il sistema finanziario europeo, offrendo fonti di finanziamento alternative e aumentando le opportunità di investimento per gli investitori non professionali e gli investitori istituzionali. Ciò significa maggiori opportunità di finanziamento per le imprese, soprattutto le PMI e le start-up, quali i capitali di rischio e i mercati dei capitali. Un’Unione dei mercati dei capitali forte è necessaria anche per integrare l’Unione bancaria e per rafforzare l’Unione economica e monetaria e il ruolo internazionale dell’euro.

Particolare attenzione sarà dedicata alla finanza sostenibile: il settore finanziario inizia ad aiutare gli investitori sensibili alla sostenibilità a scegliere imprese e progetti adeguati. L’Unione dei mercati dei capitali aiuta a convogliare gli investimenti in questa direzione, contribuendo in tal modo all’agenda dell’UE per l’energia, il clima e l’ambiente.

Con 11 delle 13 proposte approvate, l’Unione dei mercati dei capitali sta diventando un vero traino per gli investimenti, garantendo ulteriori fonti di finanziamento alle imprese dell’UE e nuove opportunità per i cittadini che intendono risparmiare per il loro futuro. Sei proposte intendono trarre il massimo beneficio dal mercato unico attraverso nuovi prodotti, etichette e passaporti europei, cinque sono volte a semplificare le norme per le imprese e gli investitori e a renderle più proporzionate e due riguardano il rafforzamento della vigilanza sui mercati dei capitali.

In aprile il Parlamento e il Consiglio hanno concordato modifiche mirate di due atti legislativi fondamentali in materia di servizi finanziari: il regolamento sugli abusi di mercato e il regolamento sul prospetto. Le modifiche delle norme sugli abusi di mercato mirano a trovare un equilibrio migliore tra la riduzione della burocrazia per le piccole imprese e la salvaguardia dell’integrità del mercato e della protezione degli investitori.

Le modifiche proposte al regolamento sul prospetto consentiranno alle PMI emittenti sui mercati di crescita di produrre un prospetto più leggero in caso di trasferimento a un mercato regolamentato (vale a dire una borsa principale), il che può comportare un notevole risparmio di costi per le PMI in crescita.

Un’altra tappa fondamentale verso la realizzazione dell’Unione dei mercati dei capitali è stata l’introduzione del prodotto pensionistico individuale paneuropeo (PEPP), un sistema volontario di risparmio a fini pensionistici offerto da un’ampia gamma di fornitori di servizi finanziari nell’UE. Fungerà da complemento degli attuali sistemi pensionistici pubblici e professionali, accanto ai regimi pensionistici privati esistenti a livello nazionale. Il regolamento è stato adottato il 14 giugno e diventerà applicabile tra due anni, quando i primi prodotti di questo tipo dovrebbero essere immessi sul mercato.

Il PEPP offrirà ai consumatori una scelta più ampia, i vantaggi connessi ad una maggiore concorrenza, più trasparenza e flessibilità nelle opzioni di prodotto. I cittadini mobili potranno continuare a contribuire allo stesso prodotto, indipendentemente dal luogo di residenza nell’Unione europea.

Il 31 luglio sono entrate in vigore nuove norme per promuovere una distribuzione transfrontaliera dei fondi di investimento. Il quadro aggiornato rende questa distribuzione più semplice, più rapida e meno costosa e, in ultima analisi, aumenterà la concorrenza tra i fondi di investimento. Gli investitori beneficeranno di maggiore scelta e valorizzazione, nonché di un livello di protezione più elevato.

È stato inoltre raggiunto un accordo in merito ad una direttiva che aiuterà le imprese economicamente sostenibili in difficoltà finanziarie ad essere ristrutturate in modo efficiente e consentirà agli imprenditori onesti di beneficiare di una seconda opportunità dopo aver superato il fallimento.

In marzo il Parlamento europeo e il Consiglio hanno anche raggiunto un accordo su nuove norme che renderanno più semplice il finanziamento delle piccole imprese attraverso i mercati dei capitali. Le norme ridurranno la burocrazia per le imprese che cercano di accedere ai «mercati di crescita per le PMI», una nuova categoria di sedi di negoziazione dedicata ai piccoli emittenti, introducendo un approccio più proporzionato a sostegno della loro quotazione.

Promuovere la ricerca, l’innovazione e la tecnologia

Eccellenza scientifica e innovazione pioneristica

Nel 2019 il programma dell’UE Orizzonte 2020 ha avviato finanziamenti per 11 miliardi di euro a sostegno della ricerca e dell’innovazione.

Data la crescente importanza economica dell’innovazione pionieristica e dirompente e considerato il rapido successo della fase pilota del Consiglio europeo per l’innovazione, i restanti due anni di tale fase saranno caratterizzati da una notevole espansione. Per il periodo 2019-2020 sono stati approvati finanziamenti corrispondenti a più di 2 miliardi di euro, che riguardano l’intera catena dell’innovazione: dai progetti «apripista» a sostegno di tecnologie avanzate dalla base della ricerca non convenzionale, ai finanziamenti «acceleratori» per aiutare le start-up e le PMI a sviluppare e potenziare le innovazioni fino alla fase in cui possono attrarre investimenti privati.

Ripartizione del bilancio del programma dell’Unione europea

La dotazione totale di Orizzonte 2020 per il periodo 2014-2020 è di 77 miliardi di euro, di cui 11 miliardi di euro relativi agli inviti pubblicati nel 2019. I finanziamenti dell’Unione europea nell’ambito di questo programma includono, ad esempio: 206 milioni di euro per trasformare i settori ad alta intensità energetica in industrie competitive, a basse emissioni di carbonio e circolari, riducendo la loro impronta ambientale; 132 milioni di euro per promuovere la leadership europea nella prossima generazione di batterie, a sostegno di un futuro a basse emissioni di carbonio e resiliente; 135 milioni di euro per azioni che contribuiscono in diversi modi alla strategia dell’Unione europea sulla plastica; 396 milioni di euro per promuovere l’intelligenza artificiale, che è al centro delle più promettenti conquiste odierne; 116 milioni di euro per sviluppare nuove capacità di lotta e prevenzione della criminalità informatica.

Un cerchio di luce su sfondo scuro.

The first photo ever taken of a black hole, published on 10 April 2019 by Event Horizon Telescope, a global team including EU-funded researchers.

L’UE nello spazio

Per garantire che l’UE rimanga un leader mondiale nella tecnologia spaziale e per promuovere un’industria spaziale competitiva in Europa, nel 2019 il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo provvisorio parziale sul programma spaziale dell’UE per il periodo 2021-2027.

Grafico che mostra l’aumento degli investimenti dell’Unione europea nello spazio.

Il totale degli investimenti dell’Unione europea nello spazio è stato pari a 4,6 miliardi di euro nel periodo 2007-2013 e a 11,1 miliardi di euro nel periodo 2014-2020; si prevede che raggiunga 16 miliardi di euro nel periodo 2021-2027. Le cifre sono indicate a prezzi correnti. Fonte: Commissione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Con una dotazione proposta di 16 miliardi di euro, il programma riunirà tutto il sostegno dell’UE nel settore spaziale e aumenterà di oltre un terzo i livelli di finanziamento attuali. Il programma si baserà sulle nuove esigenze e tecnologie disponibili, potenzierà l’accesso dell’Europa allo spazio e lancerà un approccio europeo per il sostegno di un settore spaziale innovativo e competitivo.

Galileo, il sistema globale di radionavigazione satellitare dell’Europa, è il sistema mondiale di navigazione satellitare più accurato fra quelli disponibili. Si stima che a settembre il numero degli utenti di Galileo, compresi gli utenti di smartphone o tablet compatibili con Galileo, abbia raggiunto un miliardo a livello mondiale. Il programma Copernicus, il maggiore fornitore mondiale di dati di osservazione della Terra, contribuisce a monitorare i cambiamenti climatici e a gestire la sicurezza dei confini e le catastrofi gravi in tutto il mondo. Copernicus fornisce quotidianamente 12 terabyte di dati, che possono essere utilizzati pienamente, apertamente e gratuitamente da cittadini e imprese e rappresentano una miniera d’oro per i big data e per il trattamento sul cloud. Dal 2019 Copernicus consente un migliore trasferimento di dati, in particolare di immagini, e permette agli utenti di scoprire, scaricare e trattare i propri dati con maggiore facilità grazie a nuovi aggiornamenti dei servizi di accesso alle informazioni e ai dati.

Difesa e industria nell’UE

Tre cittadini dell’UE su quattro auspicano una maggiore sicurezza (Eurobarometro, novembre 2018). L’UE ha pertanto intensificato l’ambizione e l’impegno in relazione all’Unione della difesa. Avviata nel dicembre 2017, la cooperazione strutturata permanente riunisce 25 Stati membri partecipanti che intendono assumere impegni più vincolanti per collaborare in materia di sicurezza e difesa e per partecipare alle missioni più impegnative. Sono già stati varati 34 progetti, riguardanti tra l’altro la mobilità militare, la sorveglianza marittima e la cibersicurezza. La Commissione partecipa come osservatore su invito degli Stati membri partecipanti.

I due programmi pilota del Fondo europeo per la difesa, la cui dotazione combinata ammonta a 590 milioni di euro, sono stati realizzati come previsto entro l’ultimo anno dell’azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa (2017-2019). Il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (2019-2020) cofinanzia lo sviluppo cooperativo delle capacità di difesa; il suo programma di lavoro è stato concordato in marzo e ad aprile sono stati pubblicati inviti a presentare proposte.

Investire nelle regioni, nelle città e nelle zone rurali

Nel corso del 2019 la politica di coesione ha continuato a sostenere l’occupazione e la crescita con migliaia di investimenti, grandi e piccoli, in tutta l’UE. Negli ultimi cinque anni un milione di imprese ha beneficiato del sostegno, che ha consentito di creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. Milioni di persone hanno ricevuto aiuti per la formazione, l’istruzione o la ricerca di un lavoro, hanno beneficiato di un collegamento a banda larga e di infrastrutture di trasporto migliori, nonché di innovazioni nel settore sanitario.

Il Fondo europeo di sviluppo regionale ha inoltre fornito sostegno a due Stati membri e dieci regioni UE in transizione industriale: Lituania, Slovenia, Finlandia settentrionale e orientale (Finlandia), Norra Mellansverige (Svezia), Greater Manchester (Regno Unito), Sassonia (Germania), Vallonia (Belgio), Piemonte (Italia), Cantabria (Spagna) e Hauts-de-France, Centro-Valle della Loira e Grand Est (Francia). Ciascuno di questi 12 progetti pilota riceverà una sovvenzione dell’UE di 300 000 euro quale contributo alla realizzazione di strategie di transizione industriale e alla definizione di strategie di sviluppo basate sui rispettivi settori di maggiore competitività, le cosiddette risorse di specializzazione intelligente.

Persone riunite per ascoltare un oratore in una sala conferenze.

A discussion session during the European Week of Regions and Cities, Brussels, Belgium, 9 October 2019.

I fondi della politica di coesione sono investiti anche in start-up innovative. Ad esempio, grazie ai 32,5 milioni di euro annunciati in aprile a valere sul Fondo europeo per gli investimenti, il fondo di capitale di rischio in Croazia investirà in nuovi progetti con un elevato potenziale di crescita nel paese. Oltre 100 start-up dovrebbero beneficiare di un migliore accesso ai finanziamenti.

Su una scala più ampia, lo stesso mese la Commissione ha annunciato finanziamenti per 4 miliardi di euro a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo di coesione, a beneficio di 25 ampi progetti di infrastrutture in dieci Stati membri. I progetti riguardano un’ampia gamma di temi, dai gasdotti transfrontalieri tra Bulgaria e Grecia alla gestione delle risorse idriche a Malta, dalle strutture di ricerca presso un’università in Germania alla modernizzazione delle linee ferroviarie nella parte settentrionale del Portogallo. L’investimento complessivo in questi progetti, contando anche il cofinanziamento nazionale, è pari a 8 miliardi di euro.

Agricoltura e sviluppo rurale

La politica agricola comune ha continuato a contribuire alla crescita e agli investimenti sostenendo la produzione alimentare redditizia, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la modernizzazione delle infrastrutture rurali e l’inclusione sociale. Fino al termine del terzo trimestre 2019, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) aveva fornito 8 miliardi di euro di sostegno ai programmi di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020, volti a potenziare la redditività delle aziende agricole e la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e a promuovere tecnologie agricole innovative e la gestione sostenibile delle foreste.

La politica di sviluppo rurale mira anche a proteggere l’ambiente, a mitigare i cambiamenti climatici e ad adattarvisi. Gli agricoltori hanno beneficiato di un sostegno finanziario per aderire a programmi volti a sviluppare pratiche di gestione delle aziende agricole rispettose dell’ambiente, creare condizioni favorevoli alla biodiversità o ricreare zone umide per il sequestro del carbonio nel suolo. Nel complesso, il sostegno del FEASR al ripristino, alla conservazione e al miglioramento degli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura è ammontato a quasi 27 miliardi di euro. Altri 2 miliardi di euro sono stati spesi per promuovere l’efficienza delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici nei settori agricolo, alimentare e forestale. Il FEASR ha inoltre messo a disposizione quasi 5 miliardi di euro per promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

Per aiutare gli agricoltori a rafforzare la loro posizione in un settore agroalimentare sempre più orientato al mercato, la Commissione si è adoperata a favore di una catena di approvvigionamento alimentare più equa ed equilibrata. In aprile sono entrate in vigore nuove norme sulle pratiche commerciali sleali, volte a tutelare gli agricoltori e le imprese del settore agroalimentare nei confronti di tali pratiche. Gli Stati membri devono recepire le norme nel loro ordinamento nazionale entro maggio 2021. È stata adottata anche un’iniziativa volta ad aumentare la trasparenza dei mercati agroalimentari, che amplierà le informazioni a disposizione di tutti gli operatori del mercato lungo la catena di approvvigionamento alimentare.

L’economia blu

Grafici che illustrano l’impatto economico dell’economia blu dell’Unione europea.

Il contributo dell’economia blu all’economia dell’Unione europea nel suo complesso in termini di valore aggiunto lordo è rimasto relativamente stabile, collocandosi intorno all’1,5 % tra il 2009 e il 2017 e registrando una leggera tendenza al ribasso dal 2011. Nello stesso periodo l’occupazione nell’economia blu quale contributo all’economia dell’Unione europea nel suo complesso è rimasta tra l’1,5 % e il 2 % ed è cresciuta notevolmente a partire dal 2015. I dati per il 2017 sono provvisori. Fonte: Eurostat (statistiche strutturali delle imprese), quadro per la raccolta dei dati, direzione generale degli Affari marittimi e della pesca e calcoli del Centro comune di ricerca. Per quanto riguarda la crescita del prodotto interno lordo in termini reali, con il prodotto interno lordo al costo dei fattori e quindi equivalente al valore aggiunto lordo, ci sono state fluttuazioni tra il 2004 e l’inizio del 2020. Dopo che il prodotto interno lordo è cresciuto di oltre il 3 % tra il 2004 e il 2006, la crisi finanziaria del 2008 ha provocato un forte calo, pari al − 5 %, nel 2009. Altrettanto rapida è stata la crescita del prodotto interno lordo dell’economia blu che, nel 2010, è stata pari al 2 % per poi registrare un nuovo calo attestandosi poco al di sotto dello 0 % nel 2012. Tra il 2012 e il 2014 la crescita si è mantenuta stabile e ha raggiunto circa il 2 %, valore sul quale si è stabilizzata, ad eccezione di lievi fluttuazioni, fino all’inizio del 2020. I dati per il periodo 2019-2020 sono previsioni. Fonte: Commissione europea

L’economia blu dell’UE, che comprende tutte le attività economiche sostenibili connesse agli oceani, ai mari e alle zone costiere, continua a crescere. Dalla seconda relazione sull’economia blu dell’UE, pubblicata a maggio, risulta che nel 2017 il settore ha prodotto utili lordi pari a 74,3 miliardi di euro e ha dato lavoro ad oltre 4 milioni di persone. Gli ultimi dati indicano tassi di crescita elevati sia nei settori tradizionali che in quelli emergenti dell’economia blu. La relazione intende contribuire ad un ulteriore crescita del settore fornendo dati, analisi e conoscenze migliori sul mare.

Un pescatore a bordo di un peschereccio tiene in mano un’aragosta catturata.

A fisherman catches a spiny lobster, Guilvinec, France, 20 August 2019.

La relazione economica annuale 2019 sulla flotta peschereccia dell’UE, pubblicata ad agosto, indica che il settore ha continuato a conseguire eccellenti risultati nel 2017, grazie soprattutto a metodi di pesca sostenibili come pure a prezzi medi del pesce più elevati, prezzi del carburante costantemente bassi e al miglioramento delle condizioni relative a taluni stock importanti. La tendenza positiva dovrebbe continuare.

Trasporti per un’Europa collegata

Nel 2019 sono stati selezionati 108 progetti che beneficeranno di sovvenzioni del meccanismo per collegare l’Europa (MCE) pari a 538 milioni di euro a favore di un’infrastruttura di trasporto più sicura, più intelligente e più verde. Tra tali progetti, 39 (117 milioni di euro) ridurranno il rumore generato dai treni merci, svilupperanno collegamenti ferroviari transfrontalieri e miglioreranno le infrastrutture essenziali nei porti. Altri 109 milioni di euro sono destinati al sostegno delle piattaforme logistiche multimodali, che consentiranno di spostare le merci tra vari sistemi di trasporto. Altre due priorità hanno riguardato i sistemi di trasporto stradale intelligenti (80 milioni di euro di finanziamenti) e l’innovazione e le nuove tecnologie (71 milioni di euro).

A marzo la Commissione europea, unitamente alla Banca europea per gli investimenti, ha lanciato il nuovo meccanismo di finanziamento combinato dell’MCE, uno strumento finanziario innovativo per supportare i progetti che contribuiscono alla sostenibilità ambientale e all’efficienza del settore dei trasporti in Europa. Con una dotazione iniziale di 200 milioni di euro, lo strumento finanzierà investimenti nel sistema europeo di gestione del traffico ferroviario e nell’infrastruttura per i combustibili alternativi. Entrambe le organizzazioni hanno unito le loro forze anche per sostenere gli investimenti nella sicurezza dei trasporti: la piattaforma «Safer transport» per trasporti più sicuri fornirà un accesso agevole a forme di consulenza tecnica e finanziaria, in particolare in ambito stradale.

Investire nelle imprese

Le PMI rappresentano il 99 % di tutte le imprese in Europa e sono una componente fondamentale dell’economia dell’UE. L’UE le sostiene operando per migliorare il contesto imprenditoriale, agevolando l’accesso ai finanziamenti e offrendo servizi diversi per aiutarle ad espandersi all’interno e all’esterno dell’UE.

Grazie soprattutto al programma per la competitività delle imprese e le piccole e medie imprese (COSME), nel 2018 l’UE ha contribuito a mobilitare 10 miliardi di euro di finanziamenti per 140 000 di tali imprese avvalendosi di una serie di strumenti finanziari, tra cui il Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI).

Investire nelle persone

Le riforme dei sistemi di istruzione e formazione sono una priorità nella maggior parte degli Stati membri e hanno occupato un posto di primo piano nel semestre europeo 2019. Investire nell’istruzione e nelle competenze è essenziale per sostenere l’innovazione e la crescita della produttività, in particolare in un mondo del lavoro in rapido mutamento, con una crescente carenza di competenze. La disuguaglianza nei risultati scolastici rappresenta una minaccia per la coesione sociale e la prosperità a lungo termine dell’Europa. La parità di accesso a un’istruzione di qualità è essenziale anche per i gruppi svantaggiati e, poiché il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente, un numero maggiore di adulti deve essere incoraggiato a migliorare costantemente le proprie competenze e ad aprirsi all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Tutti gli Stati membri hanno ricevuto una raccomandazione specifica per paese nel settore dell’istruzione e della formazione.

In maggio, nel quadro delle attività di creazione di uno spazio europeo dell’istruzione entro il 2025, il Consiglio ha adottato una raccomandazione sull’educazione e la cura della prima infanzia e sull’insegnamento e l’apprendimento delle lingue. Il mese successivo, nell’ambito del programma Erasmus +, la Commissione ha annunciato le prime 17 alleanze di università europee alle quali partecipano 114 istituti di istruzione superiore in 24 Stati membri. Le alleanze miglioreranno la qualità e l’attrattiva dell’istruzione superiore e promuoveranno la cooperazione tra gli istituti, i loro studenti e il loro personale.

L’UE ha inoltre continuato a investire nella formazione. Il sostegno e il cofinanziamento del programma Erasmus per giovani imprenditori (EYE) fornisce agli aspiranti imprenditori e a quelli che hanno da poco avviato l’attività l’opportunità di formarsi insieme ad un imprenditore esperto che gestisce una PMI in un altro paese. L’anno scorso vi hanno partecipato 1 300 nuovi imprenditori in Europa e in paesi terzi, e 120 hanno beneficiato di EYE Global, un programma pilota al quale partecipano Israele, Singapore e gli Stati di New York e Pennsylvania negli Stati Uniti.

Sintesi dei risultati ottenuti con la garanzia per i giovani.

La garanzia per i giovani è l’impegno politico, assunto dagli Stati membri dell’Unione europea ad aprile 2013, di dare a tutti i giovani di età inferiore a 25 anni un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione formale. Varata dalla Commissione, la garanzia ha contribuito a ridurre la disoccupazione giovanile. Rispetto al 2013 ci sono 2,5 milioni in meno di giovani disoccupati e 2 milioni in meno di giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano. Dal 2014 si sono registrati al programma più di 25 milioni di giovani e oltre 18 milioni di giovani hanno accettato un’offerta di lavoro, di istruzione, di tirocinio o di apprendistato. Fonte: Commissione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Circa 650 000 giovani e 237 000 dipendenti di istituti d’istruzione e organizzazioni giovanili hanno beneficiato del programma Erasmus+ per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, la cui dotazione ammonta ad oltre 3,2 miliardi di euro. L’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile ha messo 350 milioni di euro a disposizione dei giovani che vivono in regioni con un tasso di disoccupazione giovanile particolarmente elevato.

Collegare i cittadini

Circa 35 000 giovani hanno avuto la possibilità di scoprire l’Europa grazie al pass DiscoverEU e oltre 90 000 persone si sono iscritte al Corpo europeo di solidarietà, 12 000 delle quali hanno partecipato ad attività di solidarietà in tutta Europa nel 2019.

I viaggiatori DiscoverEU discutono di sostenibilità in occasione del primissimo incontro DiscoverEU, Nimega, Paesi Bassi, 12 luglio 2019.

I viaggiatori DiscoverEU in occasione del primissimo incontro DiscoverEU, Nimega, Paesi Bassi, 12 luglio 2019.

Un’Europa più sana

La Commissione ha collaborato con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici e l’Osservatorio europeo delle politiche e dei sistemi sanitari riguardo a studi approfonditi dei sistemi sanitari nell’UE. L’iniziativa «Lo stato della salute nell’UE» e la sua relazione di accompagnamento comprendono 30 profili dei sistemi nazionali e, nel 2019, hanno esaminato cinque temi orizzontali: esitazione vaccinale, trasformazione digitale della promozione della salute e della prevenzione delle malattie, lacune nell’accessibilità dei sistemi sanitari, trasferimento dei compiti tra operatori sanitari e accesso dei pazienti ai medicinali.

Jean-Claude Juncker e il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus mostrano una maglietta con la scritta

Jean-Claude Juncker, President of the European Commission, holds up a #VaccinesWork shirt with Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus, Director-General of the World Health Organization, during the Global Vaccination Summit, Brussels, Belgium, 12 September 2019.

In febbraio l’UE si è adoperata per garantire la sicurezza dei medicinali venduti negli Stati membri introducendo nuove procedure di verifica e caratteristiche di sicurezza per i medicinali soggetti a prescrizione. Da allora i fabbricanti devono apporre un codice a barre bidimensionale e un dispositivo anti-manomissione sulle confezioni dei medicinali soggetti a prescrizione e le farmacie (anche quelle online) e gli ospedali devono verificare l’autenticità dei medicinali prima di somministrarli ai pazienti. Si tratta della fase finale di attuazione della direttiva sui medicinali falsificati del 2011, che mira a garantire la sicurezza e la qualità dei medicinali venduti nell’UE.

Giovani giocano a rugby su un campo allestito fuori dalla sede della Commissione europea.

A rugby match for young people organised at the European Commission Berlaymont headquarters as part of the European Week of Sport, Brussels, Belgium, 23 September 2019.

Un bilancio dell’UE incentrato su continuità e realizzazione degli obiettivi

Il bilancio dell’UE ha contribuito alla solidità e alla resilienza dell’economia europea e alla promozione della solidarietà e della sicurezza all’interno e all’esterno delle sue frontiere.

Le misure tese a sostenere la crescita economica e ridurre il divario economico tra le regioni hanno rappresentato quasi la metà dei fondi impegnati (80 miliardi di euro). Il finanziamento dell’UE ha contribuito con 12,2 miliardi di euro alla ricerca e all’innovazione nell’ambito di Orizzonte 2020, che comprende la nuova impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni. È aumentato il bilancio per l’istruzione e la formazione (più 17,8 % per Erasmus+ rispetto al 2018) e per i trasporti e le infrastrutture digitali (più 37 % per l’MCE). Il sostegno all’agricoltura e alle zone rurali è rimasto stabile a quasi 60 miliardi di euro, contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici e alla promozione della crescita sostenibile. Il bilancio 2019 ha fornito la flessibilità necessaria per affrontare l’aspetto interno delle questioni migratorie, con 386,3 milioni di euro erogati agli Stati membri attraverso programmi operativi nazionali su un sostegno totale di 1,2 miliardi di euro dal Fondo Asilo, migrazione e integrazione, unitamente a 442,7 milioni di euro per la gestione delle frontiere e 92,7 milioni di euro per la sicurezza dal Fondo sicurezza interna. Un importo totale di 5 milioni di euro è stato destinato alla creazione della nuova Procura europea per perseguire i reati contro il bilancio dell’UE tra cui le frodi, il riciclaggio di denaro e la corruzione.

Capitolo 2

Un mercato unico digitale connesso

© Fotolia

Il 2019 è stato un altro anno importante durante il quale è proseguita la trasformazione digitale della nostra economia e società. I benefici per i consumatori e le imprese in tutta l’UE, e non solo, sono già tangibili. Ciò è stato possibile grazie a un approccio concertato dell’UE.

A maggio il costo delle telefonate e degli SMS tra gli Stati membri è diminuito grazie all’attuazione delle nuove norme che fissano un prezzo massimo per le chiamate e la messaggistica dalle linee fisse o mobili. Il numero di hotspot Wi-Fi gratuiti in Europa è cresciuto grazie a un’iniziativa finanziata dall’UE che offre alle città fondi destinati a coprire i costi di installazione degli hotspot.

Altri sviluppi hanno gettato le basi del futuro digitale dell’Europa. I prodotti e i servizi che utilizzano l’intelligenza artificiale sono sempre più diffusi e i nuovi orientamenti dell’UE contribuiranno a rassicurare i cittadini sul fatto che la tecnologia sarà di sostegno per gli esseri umani e non li sostituirà.

L’ambizione dell’Europa di diventare leader mondiale in materia di supercalcolo è stata ulteriormente rafforzata con l’annuncio degli otto nuovi siti che ospiteranno i supercomputer europei. Le preoccupazioni in merito alla sicurezza delle principali reti di comunicazione e dei dati che esse contengono sono state affrontate. Ad esempio sono state presentate nuove proposte relative al rafforzamento della cibersicurezza delle reti 5G, a un ruolo molto più importante per l’agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza, a norme dell’UE per la certificazione della cibersicurezza di prodotti, processi e servizi, come pure all’impegno a sviluppare nuove reti quantistiche ultrasicure.

Grazie alle nuove norme in materia di diritto d’autore i contenuti online opera di giornalisti e creatori saranno remunerati in maniera più equa e godranno di maggiore protezione.

Una connettività più sicura, più economica e migliore

Nel 2019 la connettività è stata nuovamente un tema di primaria importanza per l’UE. La nostra economia e società sono sempre più digitali e utilizziamo con sempre maggiore frequenza prodotti e servizi online; per questo una connettività sicura, affidabile e a prezzi accessibili è più importante che mai.

Video sull’evoluzione del mercato unico digitale.

Digital Single Market: cheaper calls to other EU countries. © European Union, 2019

Il costo delle chiamate e della messaggistica tra gli Stati membri e altre parti dell’Europa è cambiato notevolmente. In media, il prezzo standard di una chiamata effettuata da una linea fissa o mobile verso un altro paese era triplo rispetto a quello di una chiamata nazionale, mentre il prezzo standard di un messaggio SMS verso un altro paese era oltre il doppio rispetto a quello di un SMS nazionale. Con i massimali tariffari introdotti nel mese di maggio, il costo massimo delle chiamate effettuate da una linea fissa o mobile non può superare gli 0,19 euro + imposta sul valore aggiunto (IVA) al minuto, mentre il tetto fissato per gli SMS è di 0,06 euro + IVA. Dopo l’abolizione delle tariffe di roaming per la telefonia mobile nel 2017, il massimale introdotto per le chiamate internazionali in Europa apporta un beneficio chiaro e immediato ai consumatori e alle imprese.

Grafico che mostra la diminuzione delle barriere digitali a vantaggio dei consumatori e delle imprese.

Eliminare le barriere digitali è fondamentale per i consumatori e le imprese. Nel mondo online le quattro libertà dell’Unione europea (libera circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi e del lavoro) non sono ancora una realtà. Per questo motivo la Commissione Juncker ha affrontato tali problemi. Prima del 2014 i cittadini europei non potevano utilizzare i loro abbonamenti online quando si recavano in un altro Stato membro e anche lo streaming dei loro programmi televisivi preferiti poteva essere bloccato all’estero. Dovevano inoltre pagare tariffe di roaming elevate per utilizzare il telefono cellulare all’estero in Europa: più di 50 centesimi di euro al minuto per le chiamate vocali e 28 centesimi di euro per un messaggio di testo nel 2007. I diritti dei consumatori non erano stati adattati all’era digitale e i consumatori che desideravano acquistare beni e servizi online in altri paesi si trovavano di fronte a blocchi geografici, ad esempio la richiesta di pagamento con carta di credito o di debito di un determinato paese. Dall’aprile 2018 i cittadini europei possono accedere ai loro abbonamenti online a film, eventi sportivi, e-book, videogiochi o servizi musicali quando si recano in un altro Stato membro. Non devono più pagare le tariffe di roaming quando viaggiano all’interno dell’Unione europea e, secondo il 70 % degli europei, questa politica sta già dando i suoi frutti. Inoltre, l’aggiornamento delle norme in materia di tutela dei consumatori e le nuove norme per i contratti del settore digitale garantiranno ai consumatori maggiori diritti nel mondo online e accresceranno la fiducia di chi acquista online e da Stati membri diversi. Dal 3 dicembre 2018 le nuove norme contro i blocchi geografici ingiustificati garantiscono che i consumatori possano accedere a beni e servizi online senza doversi preoccupare di discriminazioni o restrizioni su base geografica. Fonte: Commissione europea.

Sintesi dell’iniziativa Wifi4EU.

Le reti finanziate mediante WiFi4EU sono gratuite, senza pubblicità e non riutilizzano i dati a fini commerciali. Inoltre, negli spazi pubblici designati deve essere esposta l’identità visiva WiFi4EU e si deve indicare che il progetto è stato cofinanziato dall’Unione europea. Fonte: Commissione europea.

Altri benefici tangibili sono derivati dal lancio di un programma volto ad aiutare le autorità locali a installare hotspot Wi-Fi gratuiti. L’iniziativa WiFi4EU si propone di aiutare fino a 8 000 comunità in tutta l’UE a migliorare la propria connettività attraverso sovvenzioni dell’UE di 15 000 euro a disposizione delle autorità locali per finanziare l’installazione di hotspot Wi-Fi. Oltre 5 000 comunità hanno usufruito dell’iniziativa nell’ambito dei due inviti a presentare candidature conclusi nel 2019, cui si aggiungono le 2 800 comunità che avevano già ricevuto sostegno nel 2018. I beneficiari del finanziamento dispongono di 18 mesi per investire nell’acquisto delle apparecchiature necessarie alla creazione degli hotspot Wi-Fi pubblici.

Nel corso dell’anno è stata inoltre rafforzata la connettività nelle zone rurali. Solo il 53 % delle persone che vivono in zone remote e rurali dispone di un accesso a Internet ad alta velocità, rispetto all’82 % nell’UE nel suo complesso. Colmare questo divario digitale è una priorità fondamentale. La rete dei centri di competenza sulla banda larga è cresciuta notevolmente nel 2019 e conta ora 116 uffici nazionali e regionali che contribuiscono al coordinamento delle attività volte ad ampliare la copertura della banda larga fino agli angoli più remoti dell’UE. Una copertura della banda larga migliore e più veloce migliorerà l’accesso all’istruzione, alla salute, ai servizi pubblici e alle imprese, agevolerà l’occupazione e gli investimenti e sosterrà le comunità che vivono in queste zone.

L’ampliamento della rete è una conseguenza dell’impegno, assunto dagli Stati membri nel mese di aprile, a lavorare insieme per sbloccare il potenziale delle tecnologie digitali in modo da poter affrontare le importanti e urgenti problematiche di ordine economico, sociale, climatico e ambientale che interessano l’economia rurale in senso ampio, compresi i settori alimentare e agricolo dell’UE.

In vista delle elezioni del Parlamento europeo di maggio è stata condotta la campagna di sensibilizzazione «#DigitalRespect4Her» sul tema della violenza online contro le donne, alla quale hanno partecipato come testimonial parlamentari, esperte e giornaliste donne che hanno messo in risalto i problemi specifici che le donne affrontano sui social media e in generale in rete.

La digitalizzazione contribuisce inoltre a sostenere i più ampi sforzi profusi al fine di eliminare gli ostacoli all’interno del mercato unico dell’UE, di cui lo scambio elettronico di informazioni sulla sicurezza sociale è stato un esempio tangibile. Il progetto aiuta gli enti previdenziali di tutta l’UE, dell’Islanda, del Liechtenstein, della Norvegia e della Svizzera a scambiarsi informazioni sui casi riguardanti i cittadini che si spostano, vivono e lavorano tra un paese e l’altro. Il sistema, diventato operativo nel gennaio 2019, è in corso di introduzione in 31 paesi. A fine 2019 erano già state scambiate informazioni riguardanti oltre 175 000 casi. Il sistema è stato concepito per aiutare i cittadini ad accedere in maniera più efficace alle informazioni che li riguardano e a calcolare con maggiore rapidità e precisione le proprie prestazioni di sicurezza sociale, come pure per aiutare le amministrazioni previdenziali a contrastare le frodi con più efficacia.

Passi avanti analoghi sono attesi per quanto riguarda la riscossione dell’IVA versata dai venditori online: grazie alle nuove norme concordate in marzo le imprese online potranno registrarsi ai fini dell’IVA una sola volta anziché in ciascuno Stato membro in cui effettuano vendite. In questo modo le imprese più piccole che operano online a livello transfrontaliero potranno risparmiare molto tempo e denaro. Le nuove norme aiuteranno anche le autorità fiscali nazionali a riscuotere più facilmente l’IVA dovuta dalle società di paesi terzi che vendono beni ai consumatori dell’UE attraverso i mercati online, contribuendo così a recuperare i 5 miliardi di euro di introiti fiscali persi nel settore ogni anno.

La tutela dei diritti nell’era digitale

Grazie alle altre iniziative introdotte per tutelare i diritti dei consumatori e delle imprese online, tra cui le nuove norme sui contratti di fornitura di contenuti e servizi digitali e sui contratti di vendita di beni, fare affari online è più chiaro e semplice. Un insieme unico di norme valide in tutta l’UE aiuterà le imprese a comprendere i loro obblighi, mentre i consumatori beneficeranno di mezzi di ricorso chiari in caso di contenuti, servizi e beni digitali difettosi, compresi i prodotti con un elemento digitale come ad esempio i frigoriferi intelligenti.

Sono state inoltre concordate nuove norme dell’UE per adeguare all’ambiente digitale i complessi regolamenti in materia di diritto d’autore. I servizi di musica in streaming, le piattaforme di video-on-demand, gli aggregatori di notizie e le piattaforme di contenuti caricati dagli utenti sono diventati i principali punti di accesso alle opere creative e agli articoli di stampa. Le nuove norme garantiscono una remunerazione più equa per i creatori, maggiori diritti per gli utenti e responsabilità più chiaramente definite per le piattaforme. L’obiettivo è migliorare l’accesso transfrontaliero al materiale online protetto dal diritto d’autore, stabilire nuovi diritti e responsabilità per le piattaforme online che ospitano opere protette dal diritto d’autore, promuovere la stampa e il giornalismo online, migliorare la retribuzione dei giornalisti e facilitare l’utilizzo di materiale protetto dal diritto d’autore ai fini di istruzione e ricerca.

L’Europa ha continuato ad agire con fermezza per contrastare le pratiche commerciali sleali nell’economia digitale. Nel mese di marzo Google ha ricevuto una sanzione di 1,49 miliardi di euro per aver imposto restrizioni contrattuali anticoncorrenziali a siti web di terzi, impedendo così ai suoi concorrenti di inserire su tali siti le proprie pubblicità collegate alle ricerche, o comunque dissuadendoli dal farlo. In giugno è stata avviata un’indagine formale sulle pratiche di Broadcom, leader mondiale nelle componenti di dispositivi di comunicazione cablati come modem e TV set-top box, per verificare se la società abbia escluso illegalmente dei concorrenti. In ottobre la Commissione ha istituito misure provvisorie nei confronti di Broadcom per scongiurare il verificarsi di danni gravi e irreparabili alla concorrenza in attesa della conclusione della sua indagine sul merito di alcune presunte pratiche di esclusione messe in atto dalla società. A luglio è stata inflitta a Qualcomm una sanzione di 242 milioni di euro per aver venduto sottocosto i chipset che consentono a smartphone e tablet di collegarsi alle reti cellulari, con l’intento di eliminare il suo principale rivale in questo segmento di mercato. È stata anche avviata un’indagine nei confronti di Amazon relativamente all’uso che la società fa dei dati degli altri venditori che commercializzano i propri prodotti sul suo sito web.

A partire da luglio hanno iniziato ad applicarsi le nuove norme relative ai rapporti tra piattaforme online e imprese, che forniscono un quadro armonizzato di standard minimi di trasparenza e diritti di ricorso. Le norme proteggono le imprese che dipendono dalle piattaforme online per raggiungere i consumatori, salvaguardando nel contempo il potenziale di innovazione delle piattaforme, e sono affiancate dall’osservatorio dell’economia delle piattaforme online.

Reti più sicure

L’UE ha inoltre introdotto nuove norme sulla cibersicurezza delle reti nel loro insieme, tra cui raccomandazioni sulla sicurezza delle reti 5G di prossima generazione la cui capacità di alte prestazioni dovrebbe determinare un ulteriore aumento del numero e della gamma di prodotti e servizi digitali come pure generare proventi stimati a 225 miliardi di euro nel 2025. Tra marzo e giugno gli Stati membri hanno effettuato approfondite valutazioni dei rischi delle proprie infrastrutture di rete 5G e rafforzato le norme nazionali al fine di migliorare la sicurezza delle reti pubbliche.

Il regolamento sulla cibersicurezza, entrato in vigore in giugno, definisce il futuro orientamento della politica dell’UE in materia di cibersicurezza prevedendo, tra l’altro, di iniziare a lavorare allo sviluppo di un nuovo quadro di certificazione della cibersicurezza per i prodotti, i servizi e i processi digitali, come pure un ruolo più forte per l’agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza. Oltre a svolgere una funzione chiave nell’istituzione e nel mantenimento del quadro di certificazione, l’agenzia è incaricata di rafforzare la cooperazione operativa a livello dell’UE aiutando gli Stati membri che lo richiedono a trattare gli incidenti di cibersicurezza e sostenendo il coordinamento dell’UE in caso di attacchi informatici e crisi di vasta scala a livello transfrontaliero.

Sempre a giugno sette Stati membri (Belgio, Germania, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi e Spagna) si sono impegnati ad accelerare lo sviluppo di reti quantistiche ultrasicure per rafforzare le capacità europee in materia di tecnologie quantistiche e cibersicurezza e garantire la sicurezza delle reti del futuro. Le ambiziose proposte avanzate richiedono una nuova infrastruttura di comunicazione quantistica che consenta di trasmettere e conservare dati e informazioni in condizioni di massima sicurezza e che colleghi le strutture di comunicazione in tutta l’UE. Una tale infrastruttura integrerebbe le tecnologie e i sistemi quantistici nelle infrastrutture di comunicazione tradizionali e sarebbe costituita da due elementi: una componente terrestre, che si avvale delle reti di comunicazione in fibra esistenti che collegano i siti strategici a livello nazionale e transfrontaliero, e una componente nello spazio per coprire le lunghe distanze in Europa e negli altri continenti.

Utilizzando questa rete per le infrastrutture critiche e i sistemi di cifratura si contribuirà a proteggere dagli attacchi informatici le reti energetiche intelligenti, i sistemi di controllo del traffico aereo, le banche, le strutture sanitarie e non solo. Inoltre, i centri dati potranno conservare e scambiare informazioni in modo sicuro e preservare la segretezza dei dati delle amministrazioni pubbliche sul lungo termine.

A maggio il Consiglio ha istituito un quadro che consente all’UE di imporre misure restrittive mirate volte a scoraggiare e contrastare gli attacchi informatici che costituiscono una minaccia esterna per l’UE e i suoi Stati membri, compresi gli attacchi informatici nei confronti di paesi terzi od organizzazioni internazionali, qualora le misure restrittive siano ritenute necessarie per conseguire gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune.

Prepararsi per le tecnologie del futuro

Intelligenza artificiale

Sempre rivolgendo lo sguardo al futuro, l’Europa vuole beneficiare appieno dei numerosi potenziali miglioramenti che potrebbero derivare dall’intelligenza artificiale (IA); per questo negli ultimi anni ha investito molto nel potenziamento della sua capacità in questo campo. Viste le diffuse preoccupazioni che lo sviluppo dell’IA suscitava, nel 2019 un gruppo di esperti ad alto livello ha iniziato a elaborare orientamenti per lo sviluppo etico della tecnologia, al fine di garantire che essa continui a servire la società senza arrecarle danno. Gli orientamenti etici per un’IA affidabile sono stati elaborati da esperti di tutta l’UE e dovrebbero confluire nelle future proposte per un’IA antropocentrica, attese per la prima parte del 2020. Tali orientamenti riguardano aspetti molto diversi: da come evitare la discriminazione nello sviluppo dei sistemi di IA, a come garantirne la sostenibilità ed eco-compatibilità.

Supercalcolo

La quantità di dati necessaria per sostenere lo sviluppo dell’IA richiede una notevole capacità di elaborazione e, tradizionalmente, in questo ambito l’Europa è sempre stata in ritardo rispetto al resto del mondo. In giugno sono stati scelti otto siti, dislocati in tutta Europa e beneficiari del sostegno finanziario dell’UE e degli Stati membri per un totale di 840 milioni di euro, per ospitare i nuovi supercomputer europei. I siti selezionati nelle città di Sofia (Bulgaria), Ostrava (Cechia), Barcellona (Spagna), Bologna (Italia), Bissen (Lussemburgo), Minho (Portogallo), Maribor (Slovenia) e Kajaani (Finlandia) sono destinati ad ospitare i nuovi supercomputer che potrebbero rafforzare la capacità europea di supercalcolo da quattro a cinque volte per rendere l’Unione un leader mondiale in questo campo. I supercomputer possono essere usati per contribuire allo sviluppo di farmaci personalizzati, migliorare la progettazione di farmaci e materiali e sviluppare nuove tecniche di bioingegneria, come pure per lo sviluppo di modelli relativi alle previsioni meteorologiche e ai cambiamenti climatici.

Lo sguardo rivolto al futuro: completare il mercato unico digitale

Un mercato unico digitale completo aiuterebbe l’UE a mantenere la sua posizione di leader mondiale nell’economia digitale. Dall’avvio della strategia nel 2015 sono state presentate 30 diverse proposte legislative, per 28 delle quali è stato raggiunto un accordo alla fine del 2019 (cinque in più rispetto alla fine dell’anno precedente). Per le due proposte rimanenti, la prima sulla privacy online e la seconda riguardante il Centro europeo di competenza industriale, tecnologica e di ricerca sulla cibersicurezza e la rete dei centri nazionali di coordinamento, si prevede un accordo nel 2020. La Commissione europea ha inoltre dato priorità a una serie di questioni digitali, tra cui la presentazione di una normativa per un approccio europeo coordinato alle implicazioni umane ed etiche dell’IA sulla scorta degli orientamenti etici richiamati sopra, e l’adozione di una nuova legge sui servizi digitali per aggiornare le norme in materia di responsabilità e sicurezza per le piattaforme, i servizi e i prodotti digitali.

Capitolo 3

Un’Unione dell’energia resiliente con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici

© Fotolia

La crisi climatica è rimasta al primo posto dell’agenda politica nel 2019; in tutta Europa e nel mondo si sono avvertiti gli effetti dei cambiamenti climatici, rafforzando pertanto la richiesta di un’azione globale più ambiziosa.

L’UE si è dimostrata un leader sulla scena mondiale in materia di clima grazie all’adozione di una normativa che consente non solo di realizzare ma di andare al di là degli impegni assunti con l’accordo di Parigi e grazie all’introduzione di una strategia a lungo termine per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. In dicembre quest’ambizione ha segnato un rande salto in avanti con la presentazione del Green Deal europeo, la politica faro della Commissione von der Leyen. L’accordo ci aiuterà a produrre, viaggiare, consumare e vivere in modo più rispettoso del clima, senza lasciare indietro nessuna persona o regione.

Il completamento dell’Unione dell’energia ha consolidato la posizione dell’Europa quale leader mondiale in materia di efficienza energetica e tecnologie rinnovabili e costituirà la base della transizione verso l’energia pulita in tutti i settori dell’economia. In base alle nuove norme in materia di governance, gli Stati membri hanno sottoposto alla Commissione, per valutazione, il primo progetto dei loro piani energetici e climatici.

L’UE sta accelerando la transizione verso un’economia circolare grazie al completamento di tutte le 54 azioni previste dal piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare. Le nuove norme dell’UE che vietano determinati prodotti di plastica monouso sono entrate in vigore a luglio e dovrebbero ora essere recepite negli ordinamenti nazionali degli Stati membri.

L’UE ha proseguito gli sforzi per rafforzare i finanziamenti in modo da introdurre sul mercato tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio, e sono stati compiuti buoni progressi nella decarbonizzazione del settore dei trasporti grazie all’adozione di misure importanti per ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli stradali e della navigazione.

Un’Europa climaticamente neutra entro il 2050

I cambiamenti climatici e il degrado ambientale rappresentano una minaccia enorme per l’Europa e il mondo. Per superare questa sfida l’Europa ha bisogno di un nuovo modello per la crescita che trasformi l’Unione in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, senza emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 e in cui la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse e nessuna persona o regione sia lasciata indietro.

Nel 2018 la Commissione ha presentato la sua visione per un’UE a impatto climatico zero entro il 2050, basata su sette elementi costitutivi: maggiore efficienza energetica; aumento dell’uso di energie rinnovabili; sistema di mobilità pulito e connesso; industria competitiva dell’economia circolare; infrastrutture connesse di alta qualità; sostegno della bioeconomia e dei pozzi naturali di assorbimento del carbonio; e l’uso di tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio. A seguito di un ampio dibattito con le parti interessate e alla luce della comunicazione «Green Deal» presentata dalla presidente von der Leyen, questo obiettivo è stato approvato dal Consiglio europeo nel dicembre 2019.

L’UE vanta già una solida esperienza nel ridurre le emissioni di gas a effetto serra mantenendo nel contempo la crescita economica: nel 2018 le emissioni sono state inferiori del 23 % rispetto al 1990, mentre l’economia è cresciuta del 61 % nello stesso periodo. Tuttavia, occorre fare di più. Grazie alla sua vasta esperienza, l’UE è all’avanguardia nella creazione di un’economia verde e inclusiva con il Green Deal europeo, la politica faro della Commissione von der Leyen presentata a dicembre. Con il Green Deal l’Europa s’impegna a diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.

L’accordo è un grande salto in avanti nella realizzazione concreta di uesto obiettivo. Esso reimposta l’impegno della Commissione per affrontare le sfide climatiche e ambientali e indica la strada da seguire nei mesi e negli anni a venire. Per ulteriori informazioni si veda la sezione «L’UE nel 2019: un anno di cambiamenti».

Per sottolineare l’impegno dell’UE, la prima legge europea sul clima sancirà l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Il Green Deal indica soprattutto il percorso per realizzare una transizione giusta e socialmente equa. Esso è concepito in modo da non lasciare indietro nessuna persona o regione nella grande trasformazione futura.

L’Unione europea è la prima grande economia a trasformare gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi in leggi vincolanti e ha già superato il suo obiettivo di ridurre le emissioni del 20 % entro il 2020. Se tutte le misure concordate saranno pienamente attuate, l’Unione europea supererà il suo obiettivo di ridurre le emissioni del 40 % entro il 2030. Sono tuttavia necessari obiettivi ancora più ambiziosi e il Green Deal porterà questo obiettivo ad almeno il 50 % (e verso il 55 %) rispetto ai livelli del 1990.

L’UE ha già iniziato a modernizzare e a trasformare l’economia. Nel 2019 l’azione per il clima è proseguita su tutti i fronti: rendere più puliti i nostri veicoli e l’aria, investire in soluzioni tecnologiche per proteggere le nostre foreste e incoraggiare le persone a fare la loro parte.

Un partecipante della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP 25 cammina verso il padiglione dell’Unione europea allestito presso la conferenza.

The EU pavilion at the UN Climate Change Conference COP25, Madrid, Spain, 3 December 2019.

In linea con le nuove norme sulla governance dell’Unione dell’energia, per la prima volta gli Stati membri hanno elaborato progetti di piani nazionali integrati per l’energia e il clima. Dalla valutazione dei progetti da parte della Commissione, pubblicata in giugno, è emersa la necessità di una maggiore ambizione nei piani finali che gli Stati membri dovevano presentare entro la fine dell’anno per conseguire gli obiettivi climatici dell’UE.

Grafico che mostra la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dal 1990 e gli obiettivi in materia di emissioni fino al 2030.

Il percorso verso l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 % entro il 2030 è stato stabilito. Tra il 1990 e il 2018 l’Unione europea ha già ridotto le proprie emissioni di gas a effetto serra del 23 %, sforando il traguardo del 20 % che era stato fissato per il 2020. Ulteriori stime prevedono una riduzione complessiva del 45 % entro il 2030, superando di 5 punti percentuali l’obiettivo iniziale fissato per quell’anno (40 %). Fonte: Consiglio dell’Unione europea.

Lotta ai cambiamenti climatici a livello internazionale

Dato che le emissioni dell’UE rappresentano solo il 9 % circa del totale globale, è chiaro che l’Europa non può affrontare il problema dei cambiamenti climatici da sola e che tutti i paesi devono collaborare per trovare una soluzione. Il vertice delle Nazioni Unite sull’azione per il clima, tenutosi a New York in settembre, ha offerto all’UE l’opportunità di discutere con i suoi partner come essere più ambiziosi e accelerare le azioni per attuare l’accordo di Parigi. La Commissione si è preparata per il vertice delle Nazioni Unite adottando una comunicazione che ribadisce l’impegno dell’UE ad accelerare le ambizioni climatiche.

In dicembre i negoziatori dell’UE hanno partecipato alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP25) tenutasi a Madrid. Il successo degli accordi sul secondo riesame del meccanismo internazionale di Varsavia e la creazione del piano d’azione sulla parità di genere hanno fornito una nota incoraggiante.

Nonostante gli sforzi compiuti dalla delegazione dell’UE per raggiungere un consenso sulla questione dei mercati internazionali del carbonio, la COP25 non ha prodotto gli ambiziosi risultati di cui il pianeta ha bisogno e che molti chiedono. L'Europa deve quindi assumere un ruolo guida con il Green Deal e negoziare con i partner internazionali. Nel 2020 aumenteranno le ambizioni globali in materia di clima: entro il vertice COP26, che si terrà a Glasgow, nel Regno Unito, nel mese di novembre, le parti dovranno aggiornare i rispettivi contributi nazionali e presentare strategie a lungo termine in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. L’UE è pronta.

Il 1o gennaio 2019 è iniziata a livello globale l’eliminazione graduale degli idrofluorocarburi, gas nocivi per il riscaldamento climatico comunemente utilizzati nelle apparecchiature per il riscaldamento e il raffreddamento. L’azione guidata dall’UE dovrebbe contribuire significativamente all’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 ºC.

Nel corso dell’anno l’UE ha proseguito la sua azione a livello internazionale e la cooperazione in materia di clima. In giugno la Commissione, il Canada e la Cina hanno organizzato congiuntamente a Bruxelles un’importante riunione internazionale sul clima; la terza riunione ministeriale sull’azione per il clima ha riunito rappresentanti di alto livello di oltre 30 paesi, tra cui i ministri del G20.

L’UE prosegue il suo deciso impegno a sostenere l’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo. Insieme ai suoi Stati membri, l’UE rimane il principale fornitore di finanziamenti pubblici per il clima, con 21,7 miliardi di euro di contributi a favore dei paesi in via di sviluppo nel 2018, un aumento di 20,4 miliardi di euro rispetto al 2017.

Un gruppo di persone in spiaggia mostra uno striscione sull’iniziativa di pulizia delle spiagge

EU staff work with local communities to clean up marine litter as part of the global #EUBeachCleanUp campaign, Koh Sak, Thailand, 13 September 2019.

Completare un’Unione dell’energia moderna e ambiziosa

Avviata nel 2015, la strategia dell’Unione dell’energia mira a garantire alle famiglie e alle imprese europee un’energia sicura, sostenibile, competitiva e a prezzi accessibili. La Quarta relazione sullo stato dell’Unione dell’energia ha dimostrato che la Commissione ha dato piena attuazione alla sua visione della strategia. Il completamento in maggio del pacchetto legislativo «Energia pulita per tutti gli europei», composto da otto atti legislativi, è uno dei principali risultati e trasformerà radicalmente il sistema energetico europeo, rendendolo rispettoso del clima e mettendolo al servizio dei consumatori e dell’economia e competitività dell’Europa.

Il pacchetto comprende nuovi e ambiziosi obiettivi per il 2030: un aumento di almeno il 32,5 % dell’efficienza energetica e una quota di almeno il 32 % di energie rinnovabili nell’uso dell’energia. Esso cambia globalmente i mercati dell’energia elettrica in modo da integrare le energie rinnovabili nella rete e garantisce a tutti la possibilità di partecipare alla transizione energetica, rafforzando la capacità dei consumatori e delle comunità di generare la propria energia elettrica. Fondamentalmente, le nuove norme porranno fine alle sovvenzioni agli impianti più inquinanti.

Sintesi dell’azione in materia di efficienza energetica nell’Unione europea.

L’Unione europea ha fissato un nuovo obiettivo di efficienza energetica pari ad almeno il 32,5 % entro il 2030. Inoltre, norme più chiare e più semplici di etichettatura relativa ad un uso efficiente dell’energia aiutano le famiglie a risparmiare quasi 150 euro l’anno e 18 miliardi di euro dai fondi strutturali e di investimento europei sono stati destinati all’efficienza energetica tra il 2014 e il 2020. Il settore dell’efficienza energetica in Europa impiega attualmente 900 000 persone. Fonte: Commissione europea.

L’UE ha inoltre adottato una nuova serie di etichette energetiche più chiare e più semplici, che aiuteranno i consumatori a risparmiare energia (l’equivalente del consumo annuo di energia in Danimarca) e denaro (in media 150 euro all’anno per famiglia) entro il 2030. Inoltre in ottobre la Commissione ha adottato nuove misure per rendere più sostenibili gli apparecchi domestici come i frigoriferi, le lavatrici, le lavastoviglie e i televisori. Per la prima volta le misure includono prescrizioni relative alla riparabilità e alla riciclabilità in modo da contribuire all’economia circolare.

In novembre la Commissione ha presentato i primi risultati di un’iniziativa avviata nel 2018 per aiutare dieci regioni dell’UE e due Stati membri in transizione industriale a creare economie resilienti e a basse emissioni di carbonio. L’iniziativa riguarda l’avvio di 12 progetti pilota intesi a superare ostacoli specifici, con una sovvenzione dell’UE per un importo pari a 300 000 euro ciascuno. La Commissione ha inoltre continuato a sostenere le regioni carbonifere in transizione per promuovere una «transizione equa» che non lasci indietro nessuna regione.

In febbraio 26 isole europee hanno avviato la loro transizione verso l’energia pulita. Esse pubblicheranno i loro programmi entro la metà del 2020.

Sicurezza energetica e solidarietà

La sicurezza dell’approvvigionamento energetico dei consumatori dell’UE è un elemento essenziale dell’Unione dell’energia e in quest’ambito è stato raggiunto un accordo per garantire che tutti i gasdotti da e verso i paesi terzi rispettino la legislazione dell’UE in materia di energia.

Per rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento negli Stati baltici la Commissione e l’Estonia, la Lettonia, la Lituania e la Polonia hanno firmato una tabella di marcia politica che indirizza i mercati dell’energia elettrica verso la sincronizzazione con la rete continentale europea attraverso la Polonia. L’UE ha concesso una sovvenzione del valore di 323 milioni di euro a sostegno del progetto.

L’UE ha continuato a investire in infrastrutture energetiche sicure e sostenibili mediante il meccanismo per collegare l’Europa, che mette a disposizione 800 milioni di euro per le infrastrutture energetiche prioritarie e 750 milioni di euro per progetti con importanti vantaggi transfrontalieri. Altri 214,9 milioni di euro sono stati concessi al progetto per le infrastrutture del gasdotto baltico che collegano la Polonia e la Danimarca con la Norvegia.

Sintesi dell’azione in materia di sicurezza energetica nell’Unione europea.

Sono già stati attuati oltre 30 progetti di interesse comune nel campo della sicurezza energetica ed altri 75 saranno realizzati entro il 2022. Dal 2014 il meccanismo per collegare l’Europa ha ricevuto 3,4 miliardi di euro per il finanziamento dell’energia e sono stati destinati alla sicurezza energetica ulteriori 1,3 miliardi di euro a titolo del Fondo europeo per gli investimenti strategici. In totale, il finanziamento pubblico dell’Unione europea per le infrastrutture energetiche ha mobilitato un volume di investimenti pari a circa 50 miliardi di euro

Affrontare le questioni della cibersicurezza nel settore dell’energia è diventata una priorità assoluta, dal momento che tutti gli europei dipendono dalla disponibilità di energia. Per affrontare le potenziali minacce, l’UE ha adottato una raccomandazione che fornisce orientamenti su come affrontare le sfide specifiche in materia di cibersicurezza.

L’UE ha proseguito gli sforzi per sviluppare applicazioni sicure e innovative nell’ambito della scienza e delle tecnologie nucleari per scopi diversi dalla generazione di energia nucleare. La cooperazione con i paesi terzi per garantire il massimo livello di sicurezza nucleare è proseguita per tutto il 2019.

Decarbonizzazione dell’economia

Il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE ha continuato a registrare risultati positivi e nel 2018 le emissioni da impianti sono scese del 4,1 % rispetto al 2017.

Per far fronte all’attuale eccedenza di quote di emissioni nel sistema, a gennaio è entrata in funzione una riserva stabilizzatrice del mercato, che migliorerà la resilienza del sistema ai grandi shock, adeguando la fornitura di quote da mettere all’asta. L’UE ha aumentato l’incentivo per le imprese a ridurre le loro emissioni, mettendo a disposizione quasi 400 milioni di quote del sistema nella riserva tra settembre 2019 e agosto 2020, aumentando quindi il prezzo delle emissioni e rendendo le tecnologie pulite maggiormente efficienti sotto il profilo dei costi. Nel 2018 i prezzi più elevati nel mercato europeo del carbonio hanno portato a un gettito record per gli Stati membri, generando circa 14 miliardi di euro, più del doppio rispetto al 2017.

In dicembre l’UE e la Svizzera hanno completato il processo che consente loro di collegare i rispettivi sistemi di scambio di quote di emissioni. A partire dal 2020 le quote di entrambi i sistemi potranno essere utilizzate ai fini della conformità in modo da compensare le emissioni prodotte in entrambi i sistemi. Questo accordo di collegamento è il primo di questo tipo e dimostra che tali sistemi possono aprire la strada a più ampi mercati internazionali del carbonio. All’inizio dell’anno l’eliminazione degli ostacoli normativi ha consentito all’Islanda, al Liechtenstein e alla Norvegia di partecipare pienamente alla piattaforma dell’UE per le aste delle quote di emissioni.

Al fine di accelerare i progressi internazionali verso la creazione di un solido quadro internazionale per i mercati del carbonio la Commissione ha ospitato diverse conferenze per individuare potenziali soluzioni agli ostacoli che si presentano al momento di istituire sistemi internazionali affidabili per lo scambio di quote di emissioni.

Trasporti sostenibili e puliti

Una transizione più rapida verso trasporti puliti e sostenibili è essenziale per migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini europei, contribuire agli obiettivi climatici dell’UE e promuovere la competitività dell’industria. In marzo la Commissione ha presentato una tabella di marcia per le azioni volte a garantire una transizione più rapida ai veicoli puliti. Tra i principali risultati conseguiti nel 2019 nell’agenda dell’UE per una mobilità pulita, sicura e connessa si annoverano l’adozione dei primi obiettivi in materia di emissioni di CO2 a livello dell’UE per gli autocarri, le nuove norme sulle emissioni di CO2 per autovetture e furgoni e le nuove norme volte ad incoraggiare le autorità pubbliche a utilizzare trasporti rispettosi dell’ambiente.

Uno scienziato al lavoro con i suoi strumenti in laboratorio.

A scientist from the Joint Research Centre monitors air pollutants, as required by EU legislation, European Commission Atmospheric Observatory, Ispra, Italy, 1 May 2019.

A seguito dello scandalo Dieselgate l’UE ha inasprito notevolmente le norme per garantire procedure di prova più indipendenti e affidabili per i veicoli. In gennaio è entrata in vigore la procedura di prova per i veicoli leggeri armonizzata a livello mondiale e le nuove norme sulle emissioni reali di guida. In settembre le misurazioni degli NOx (ossidi di azoto) effettuate utilizzando le norme sulle emissioni reali di guida sono diventate obbligatorie per tutte le nuove automobili vendute in Europa.

Sono stati compiuti progressi anche in relazione alle emissioni generate dal trasporto marittimo grazie all’adozione di una proposta di revisione del sistema dell’UE per il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di CO2 prodotte dalle navi, nonché la prima pubblicazione di tali dati. Si tratta di un importante passo in avanti per garantire che il trasporto marittimo internazionale contribuisca in modo equo alla riduzione globale delle emissioni di gas a effetto serra.

Batterie

Le batterie sono fondamentali per la transizione verso l’energia pulita e l’elettromobilità. La Commissione sta collaborando con gli Stati membri e le parti interessate dell’industria per costruire un ecosistema delle batterie competitivo, sostenibile e innovativo in Europa. Si tratta dell’obiettivo principale della European Battery Alliance, un’iniziativa promossa dal settore industriale con circa 260 organizzazioni industriali e dell’innovazione che stanno valutando il potenziale di progetti transfrontalieri. In aprile la Commissione ha riferito in merito ai progressi compiuti nell’attuazione del suo piano d’azione strategico sulle batterie. In giugno la Commissione ha istituito una nuova piattaforma europea per la tecnologia e l’innovazione delle batterie al fine di aumentare il sostegno alla ricerca e all’innovazione. Nel 2019 l’UE ha inoltre messo a disposizione 132 milioni di euro per progetti di batterie nel quadro del programma Orizzonte 2020.

Grafico che mostra previsioni sull’offerta e sulla domanda di tecnologie energetiche sostenibili.

Nel 2018 i veicoli elettrici in circolazione erano più di 4 milioni; secondo le previsioni il numero di veicoli elettrici sulle strade europee sarà compreso tra 50 e 200 milioni entro il 2028 e continuerà a crescere fino a raggiungere quota 900 milioni entro il 2040. Le batterie agli ioni di litio vendute nel 2018 rappresentavano più di 77 gigawatt ora; secondo le previsioni il dato crescerà fino a collocarsi tra 250 e 1 100 gigawatt ora entro il 2028 e tra 600 e 4 000 gigawatt ora entro il 2040. Secondo le previsioni la quota europea della produzione di batterie a livello mondiale aumenterà dal 3 % nel 2018 a un valore compreso tra il 7 % e il 25 % nel 2028, con una tendenza al miglioramento continuo verso l’orizzonte del 2040. Fonte: Centro comune di ricerca (JRC).

Verso un’economia circolare

Sebbene la trasformazione della produzione e dell’uso dell’energia sia essenziale per affrontare i cambiamenti climatici, essa costituisce solo una parte della soluzione. L’economia circolare è già diventata un elemento centrale della strategia industriale ed economica dell’UE ed è alla base delle sue azioni per la prevenzione dei rifiuti, la migliore progettazione e l’aumento del livello di riciclaggio. Tutte le 54 azioni previste dal piano d’azione sull’economia circolare della Commissione sono state realizzate o sono in fase di attuazione e costituiscono quindi le basi per un ulteriore sviluppo.

Il problema della plastica è stato una priorità assoluta, in quanto le attuali modalità di produzione, utilizzo e smaltimento sono spesso dannose per l’ambiente e non sfruttano i vantaggi economici di un approccio più «circolare». I milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che si ritrovano negli oceani ogni anno sono uno dei segni più visibili e allarmanti di questo problema.

In luglio sono entrate in vigore nuove norme dell’UE per ridurre i rifiuti marini provenienti dai dieci articoli che più spesso inquinano le spiagge europee, come piatti di plastica e posate monouso, cannucce, aste per palloncini e bastoncini cotonati, che saranno vietati entro il 2021. Gli Stati membri hanno fissato l’obiettivo di raccolta del 90 % delle bottiglie di plastica entro il 2029 e l’applicazione dell’obbligo che tali bottiglie contengano almeno il 25 % di materiale riciclato entro il 2025 e il 30 % entro il 2030. Quest’azione fa parte della prima strategia europea per la plastica avviata nel 2018 con l’obiettivo di immettere sul mercato dell’UE solo imballaggi in plastica riutilizzabili o riciclabili entro il 2030.

Un operaio lavora a una macchina.

A factory worker produces compostable bags and films from renewable materials, Herent, Belgium, 28 October 2019.

Sebbene il tasso di riciclaggio degli imballaggi di plastica in Europa sia quasi raddoppiato dal 2005, esso costituisce meno del 30 % dei 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti ogni anno dagli europei. Nell’ambito degli sforzi volti a promuovere ulteriormente il riciclaggio e il riutilizzo della plastica, nel mese di ottobre più di 170 partner pubblici e privati dell’industria della plastica si sono impegnati a utilizzare 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata nei nuovi prodotti entro il 2025. L’iniziativa proviene dall’Alleanza per la plastica circolare che ha tenuto la sua prima riunione a febbraio.

In gennaio, dopo aver valutato i rischi per la salute e l’ambiente, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha concluso che sarebbe giustificata una limitazione dell’aggiunta intenzionale di microplastiche nei prodotti dell’UE.

Sintesi dell’industria europea della plastica.

L’industria europea della plastica occupa quasi 1,5 milioni di persone e genera un fatturato annuo di 350 miliardi di euro, pari al 18 % della produzione mondiale di plastica ogni anno. Le piccole e medie imprese affermano di aver adottato misure per migliorare l’efficienza delle risorse riducendo al minimo i rifiuti (65 %) o risparmiando energia (63 %). Il 41 % delle piccole e medie imprese ritiene che gli interventi volti a migliorare l’efficienza delle risorse abbiano ridotto i costi di produzione. Fonte: Eurobarometro 2018.

Finanziamenti per l’azione per il clima e per le nuove tecnologie

Nel 2019 il piano di investimenti per l’Europa ha aiutato più cittadini europei ad ottenere energia da fonti rinnovabili, portando a 7,4 milioni il totale delle famiglie che hanno beneficiato degli aiuti. Il nuovo Fondo per l’innovazione è uno strumento fondamentale per realizzare gli impegni dell’UE in tutti i settori dell’economia nel quadro dell’accordo di Parigi e per sostenere la visione strategica della Commissione di un’Europa climaticamente neutra entro il 2050. In febbraio la Commissione ha annunciato investimenti di oltre 10 miliardi di euro per le tecnologie a basse emissioni di carbonio in diversi settori, in modo da accrescerne la competitività globale attraverso il Fondo. I finanziamenti deriveranno dalla vendita all’asta di 450 milioni di quote di emissioni del sistema UE di scambio delle quote di emissioni dal 2020 al 2030. Anche le iniziative finanziate nell’ambito del programma Orizzonte 2020 contribuiscono notevolmente all’introduzione di nuove tecnologie sul mercato.

I soli finanziamenti pubblici non saranno sufficienti per combattere i cambiamenti climatici, quindi l’UE intende assistere gli investitori a individuare e sfruttare le opportunità di investimenti verdi in tutto il mondo. In ottobre ha istituito la piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile insieme alle autorità competenti di Argentina, Canada, Cile, Cina, India, Kenya e Marocco.

Sintesi del Fondo per l’innovazione dell’Unione europea.

Nell’ambito del primo invito a presentare progetti del Fondo per l’innovazione, pubblicato nel 2020, verranno mobilitati 10 miliardi di euro di investimenti a favore del futuro a impatto climatico zero dell’Unione europea entro il 2030, da conseguire principalmente evitando le emissioni e promuovendo la competitività. I finanziamenti provenienti dal sistema di scambio di quote di emissioni dell’Unione europea permetteranno anche di sostenere l’innovazione nelle industrie ad alta intensità energetica, nelle energie rinnovabili e nello stoccaggio dell’energia, come pure nella cattura, uso e stoccaggio del carbonio. Fonte: Commissione europea.

Il ciclo virtuoso della finanza sostenibile.

Sono necessari ingenti investimenti privati e pubblici per trasformare l’economia dell’Unione europea di modo da raggiungere gli obiettivi climatici, ambientali e di sostenibilità sociale, compresi l’accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. La finanza sostenibile integra considerazioni sulla sostenibilità nel processo decisionale in ambito finanziario. Questo consente di realizzare un maggior numero di progetti a impatto climatico zero, efficienti in termini di energia e di risorse e circolari. La finanza sostenibile è necessaria per attuare la strategia della Commissione europea per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. In ultima analisi, integrando considerazioni sulla sostenibilità si potrà mitigare l’impatto dei disastri naturali e delle problematiche connesse alla sostenibilità ambientale e sociale che possono ripercuotersi sui mercati economici e finanziari. Destinando il proprio capitale agli investimenti sostenibili, gli investitori possono contribuire a un pianeta sano che risenta meno delle conseguenze economiche dovute all’aumento dei danni causati dai disastri naturali e ottenere una redditività positiva dell’investimento iniziale. Investimenti sostenibili assidui porteranno a una maggiore considerazione delle preferenze degli investitori in materia di sostenibilità in futuro. Fonte: Commissione europea.

Un gruppo di persone discute intorno a un tavolo pieno di documenti davanti a uno schermo che mostra informazioni sulla Settimana verde.

Participants take part in a group discussion at a conference during the EU Green Week, Brussels, Belgium, 16 May 2019.

In giugno, nell’ambito del piano d’azione sulla finanza sostenibile, la Commissione europea ha pubblicato nuovi orientamenti in materia di comunicazione delle informazioni relative al clima da parte delle imprese. Tali orientamenti forniscono raccomandazioni pratiche a circa 6 000 società quotate, banche e imprese di assicurazione dell’UE, facilitando loro il compito di descrivere accuratamente l’impatto delle loro attività sul clima, nonché le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle loro attività.

Protezione dell’ambiente

In aprile, nel quadro dell’iniziativa avviata nel 2016 per migliorare l’attuazione sia della politica ambientale europea sia delle norme stabilite di comune accordo in tutti gli Stati membri dell’UE, la Commissione ha pubblicato il secondo riesame dell’attuazione delle politiche ambientali. L’attuazione è essenziale non solo per un ambiente più sano, ma anche per offrire nuove opportunità di crescita economica sostenibile, innovazione e occupazione. La piena attuazione di tale normativa potrebbe far risparmiare all’economia dell’UE circa 55 miliardi di euro all’anno in costi sanitari e costi diretti per l’ambiente. Il pacchetto comprende una comunicazione generale e 28 relazioni per paese che illustrano lo stato di attuazione del diritto ambientale dell’UE e le opportunità di miglioramento in ciascuno Stato membro.

La revisione intermedia della strategia forestale dell’UE ha concluso che sono stati compiuti progressi significativi verso il conseguimento degli obiettivi previsti per il 2020. Dalla sua adozione la strategia ha facilitato il coordinamento di tutti i settori politici dell’UE pertinenti per le foreste e il settore forestale, promuovendo un approccio coerente nelle politiche nazionali e internazionali. In luglio la Commissione ha definito un nuovo quadro d’azione per proteggere e ripristinare le foreste mondiali, che ospitano l’80 % della biodiversità terrestre, offrono mezzi di sussistenza a circa un quarto della popolazione mondiale e sono di vitale importanza nella lotta ai cambiamenti climatici.

L’UE guida la cooperazione internazionale per rendere gli oceani più sicuri, più puliti e più sostenibili in Europa e nel mondo. In marzo ha pubblicato una relazione congiunta che fa il punto del programma dell’UE sulla governance internazionale degli oceani. Finora sono state attuate con successo 50 azioni concrete, tra cui la lotta alla pesca illegale e all’inquinamento marino.

Il futuro bilancio a lungo termine dell’UE

Nel 2019 la Commissione ha continuato a collaborare con il Parlamento e con gli Stati membri per raggiungere un accordo sul futuro bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027.

Nel maggio 2018 la Commissione ha presentato la sua proposta per un bilancio UE equo, equilibrato e moderno per tale periodo. È stato il risultato di una discussione aperta e inclusiva con il Parlamento, gli Stati membri, i beneficiari dei finanziamenti dell’UE e altre parti interessate. La proposta mira a dotare l’Europa di risorse sufficienti per realizzare le sue priorità, affrontare le sfide future e rispondere alle richieste dei cittadini.

Il bilancio proposto è pari all’1,114 % del reddito nazionale lordo (RNL) dell’UE a 27 o della ricchezza nazionale. In confronto, i bilanci nazionali sono pari a una media del 47,1 % del RNL dei 27 Stati membri (media per il periodo 2014-2020).

Alla proposta quadro hanno fatto immediatamente seguito le proposte legislative dei 37 programmi settoriali che fanno parte del futuro bilancio a lungo termine. Si tratta delle norme che specificano, ad esempio, in che modo gli agricoltori continueranno a ricevere le sovvenzioni o come i giovani potranno richiedere la prossima generazione di sovvenzioni nell’ambito del programma Erasmus+.

Il 2019 è stato dedicato a intensi negoziati. Il Parlamento, la Commissione e gli Stati membri hanno compiuto progressi verso la conclusione di accordi sia sul quadro generale che sulle proposte settoriali.

Per quanto riguarda il quadro generale, entro il mese di giugno le discussioni erano sufficientemente avanzate da consentire ai leader dell’UE di affrontare la questione per la prima volta dalla presentazione della proposta e in occasione del Consiglio europeo di dicembre essi hanno deciso che i negoziati sarebbero stati portati avanti dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel in vista di un accordo all’inizio del 2020. Una volta raggiunto il consenso tra gli Stati membri, sarà necessario il via libera del Parlamento per un accordo finale.

Parallelamente sono proseguiti i negoziati sui programmi settoriali. Il Parlamento e gli Stati membri sono riusciti a raggiungere accordi preliminari su programmi che coprono priorità quali ricerca, difesa, investimenti e trasformazione digitale. Ad esempio, una volta concordati, tali programmi:

  • consentiranno a centinaia di migliaia di persone di studiare, formarsi, insegnare, lavorare o fare volontariato all’estero grazie al programma europeo per la mobilità dei giovani, Erasmus +;
  • daranno il via libera a investimenti per diverse centinaia di miliardi di euro nell’ambito del programma InvestEU, creando in tal modo opportunità commerciali e posti di lavoro;
  • faciliteranno la trasformazione digitale dell’Europa mediante investimenti in supercalcolo, intelligenza artificiale, cibersicurezza e fiducia, e facendo in modo che gli europei dispongano delle competenze necessarie per l’era digitale.

Questi sono solo alcuni esempi dei benefici che il bilancio dell’UE offre all’Europa e ai suoi cittadini. Mentre proseguono i negoziati è importante ricordare che il bilancio non è un gioco a somma zero.

Grazie al bilancio gli Stati membri approfittano del fatto di essere parte del mercato unico e di poter affrontare insieme sfide quali la migrazione e la lotta al terrorismo e al cambiamento climatico. Essi possono approfittare delle opportunità commerciali che la politica di coesione, la principale politica di investimento dell’UE, crea per le imprese di tutta l’Unione.

L’UE contribuisce inoltre in modo significativo alle economie dei suoi Stati membri. Secondo i dati raccolti dalla Commissione, gli Stati membri contribuiscono per circa lo 0,9 % del loro RNL al bilancio dell’UE e ottengono il 5,92 % del loro RNL grazie al mercato unico. In altre parole, gli Stati membri pagano un euro al bilancio, ma ottengono in cambio 6 euro grazie al mercato unico.

Capitolo 4

Un mercato interno più approfondito e più equo con una base industriale più solida

© Fotolia

Il mercato interno, noto anche come mercato unico, è uno dei maggiori risultati ottenuti dall’UE. Migliora la nostra vita quotidiana e costituisce un trampolino di lancio unico per l’innovazione delle imprese e la loro espansione a livello transfrontaliero. Nel 2019 è stato inoltre celebrato il 25º anniversario dello Spazio economico europeo (SEE), che estende il mercato unico all’Islanda, al Liechtenstein e alla Norvegia.

L’UE è costantemente al lavoro per approfondire il mercato unico e aumentarne i benefici. Nel 2019 la Commissione ha presentato le proprie proposte definitive per portare a compimento l’ambizioso pacchetto di misure stabilito nella strategia per il mercato unico, nell’iniziativa per l’Unione dei mercati dei capitali e nella strategia per il mercato unico digitale, mentre il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato altre proposte ancora in sospeso.

Ne consegue che ora i cittadini europei possono beneficiare della presenza di prodotti più sicuri sul mercato dell’UE, compresi veicoli più puliti e più sicuri, una maggiore protezione dalle sostanze chimiche nocive e migliori informazioni sui prodotti alimentari.

L’UE ha ulteriormente semplificato le procedure amministrative che consentono alle imprese di esercitare le proprie attività in tutto il continente, garantendo l’applicazione e il rispetto delle norme. Ha inoltre semplificato il ricorso alle operazioni in euro in tutta l’UE e facilitato il rilevamento, da parte delle autorità competenti, delle frodi in materia di imposta sul valore aggiunto. Una nuova Autorità europea del lavoro contribuirà inoltre a fornire ai cittadini e alle imprese consulenza sulle possibilità di vivere, lavorare o esercitare le proprie attività in un altro Stato membro.

La Commissione ha adottato diverse decisioni di alto profilo in materia di concorrenza per garantire condizioni di parità tra le imprese e mantenere il corretto funzionamento del mercato unico. L’UE collabora inoltre con l’industria e le autorità nazionali per garantire che le nostre industrie si adeguino alle future sfide in materia di innovazione e sostenibilità e restino competitive a livello mondiale.

Celebrazioni per i 25 anni dello Spazio economico europeo

Un documento ufficiale su cui è apposto un sigillo rosso.

Initialling the agreement on the European Economic Area between the European Economic Community and the European Free Trade Association, Brussels, Belgium, 14 April 1992.

Dopo le celebrazioni per il 25º anniversario del mercato unico dell’UE, nel 2018, il 2019 ha segnato un’altra tappa importante: i 25 anni dalla creazione dello Spazio economico europeo. L’accordo SEE, firmato nel 1992 ed entrato in vigore nel 1994, estende le quattro libertà del mercato unico e le politiche pertinenti a Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Le persone, le merci, i servizi e i capitali possono ormai circolare nei 31 paesi del SEE quasi con la stessa facilità con cui si muovono all’interno di un singolo paese. I cittadini del SEE possono studiare, vivere, fare acquisti, lavorare e andare in pensione in uno qualsiasi dei paesi che ne fanno parte. Sono state abolite centinaia di ostacoli di natura tecnica, giuridica e burocratica al libero scambio e alla libera circolazione tra questi paesi, il che ha consentito alle imprese di espandere le loro attività, mentre la concorrenza ha determinato un calo dei prezzi e offerto ai consumatori una maggiore scelta.

Alcuni dei benefici offerti dallo Spazio economico europeo.

Tutti i cittadini dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo possono partecipare al programma Erasmus +. La tessera europea di assicurazione malattia consente di accedere all’assistenza sanitaria pubblica che si dovesse rendere necessaria durante un soggiorno temporaneo in un paese dello Spazio economico europeo. Grazie all’abolizione delle tariffe di roaming è anche possibile telefonare, inviare messaggi di testo e utilizzare dati in tutti i paesi dello Spazio economico europeo come a casa; inoltre, i passeggeri possono chiedere un risarcimento alla compagnia aerea se arrivano a destinazione con oltre tre ore di ritardo.

Migliorare il funzionamento del mercato unico per i cittadini e le imprese

L’UE si adopera costantemente per rafforzare e approfondire il mercato unico affinché quest’ultimo possa rispondere alle nuove sfide e apportare benefici ai nostri cittadini e alle nostre imprese.

Nel quadro di questo impegno, a giugno l’UE ha concordato nuove norme per garantire una migliore osservanza della normativa del mercato unico in materia di prodotti non alimentari. Queste norme, applicabili a partire dal 2021, rafforzeranno i controlli da parte delle autorità nazionali e dei funzionari doganali e miglioreranno i controlli sui prodotti sul mercato dell’UE, oltre a intensificare la cooperazione tra le autorità e facilitare un intervento rapido contro i prodotti illegali.

L’UE ha inoltre adottato un nuovo regolamento che rafforza l’applicazione del principio del riconoscimento reciproco ai prodotti non contemplati dalla legislazione dell’UE. Ciò offrirà alle imprese maggiori opportunità di espandersi al di là delle frontiere dell’UE. A partire dall’aprile 2020 le imprese saranno in grado di informarsi più rapidamente e precisamente sulle norme tecniche nazionali applicabili in un altro Stato membro e di ricorrere a procedure semplificate per dimostrare che il loro prodotto soddisfa i pertinenti requisiti nazionali.

Inoltre la nuova norma sulla fatturazione elettronica, entrata in vigore ad aprile, aiuterà le autorità pubbliche a trattare automaticamente e tempestivamente tutti i pagamenti delle imprese.

Una base industriale forte e innovativa

Le industrie europee sono leader mondiali in numerosi ambiti, ma devono adattarsi a nuove sfide quali il rapido sviluppo delle tecnologie, i cambiamenti climatici e un contesto geopolitico mondiale in evoluzione. Al fine di offrire una nuova visione per l’industria europea la Commissione ha istituito la Tavola rotonda industriale ad alto livello «Industria 2030» e ha pubblicato le sue raccomandazioni a giugno, secondo le quali l’industria europea dovrebbe basare il proprio vantaggio competitivo su tecnologie pionieristiche e all’avanguardia, sul rispetto per l’ambiente e la biodiversità, sull’investimento nei cittadini e su alleanze intelligenti a livello europeo e mondiale.

Per rafforzare la sua base industriale è necessario che l’Europa sfrutti le sue qualità e i suoi punti di forza. L’intelligenza artificiale, le batterie e la cibersicurezza sono solo alcuni dei numerosi settori di attività strategici e orientati al futuro nei quali un impulso al vantaggio competitivo dell’Europa può generare crescita. Per individuare i settori di importanza strategica, la Commissione ha istituito il Forum strategico degli Stati membri e dei rappresentanti dell’industria che, nella sua relazione pubblicata a novembre, ha individuato sei aree prioritarie, fornito raccomandazioni per gli interventi politici futuri e coordinato gli investimenti transnazionali.

Anche le industrie forti devono adattarsi e innovare continuamente. Dalla relazione 2019 sul quadro europeo di valutazione dell’innovazione è emerso che l’UE continua a migliorare: i risultati in materia di innovazione sono positivi in 24 Stati membri. Il paese leader dell’UE in questo campo è stata la Svezia, seguita da Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi. I paesi in cui l’innovazione procede a un ritmo più sostenuto sono la Lituania, la Grecia, la Lettonia, Malta, il Regno Unito, l’Estonia e i Paesi Bassi. È importante sottolineare che i risultati dell’UE in materia di innovazione hanno superato per la prima volta quelli conseguiti dagli Stati Uniti e sopravanzano largamente quelli di Brasile, India, Russia e Sud Africa.

Sei settori strategici per l’industria europea.

I sei settori strategici per l’industria europea sono: veicoli non inquinanti, connessi e a guida autonoma; sanità intelligente; industria a basse emissioni di anidride carbonica; sistemi e tecnologie dell’idrogeno; Internet delle cose industriale; cibersicurezza.

Cartina che classifica gli Stati membri dell’Unione europea in base ai loro risultati in materia di innovazione nel 2019.

Il quadro europeo di valutazione dell’innovazione per il 2019 mostra che Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia sono i leader dell’innovazione in Europa, mentre Belgio, Germania, Irlanda, Francia, Lussemburgo, Austria, Slovenia e Regno Unito sono indicati come innovatori forti. Cechia, Estonia, Grecia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo e Slovacchia sono innovatori moderati, mentre Bulgaria e Romania si classificano come innovatori modesti. Fonte: Commissione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Garantire condizioni di parità nel mercato unico

La politica di concorrenza dell’UE mira a sostenere la crescita, gli investimenti e la creazione di posti di lavoro tutelando i consumatori e le imprese rispettose della legge dai comportamenti commerciali anticoncorrenziali e illegali. Poiché le imprese competono tra di loro per offrire prezzi più bassi e una scelta più ampia di prodotti innovativi, i consumatori si trovano in una posizione migliore e l’economia europea diventa più forte, più competitiva e più attraente per gli investitori.

Nel 2019 la Commissione ha adottato 362 decisioni di concentrazione, dieci decisioni antitrust, cinque decisioni relative a cartelli e 248 decisioni in materia di aiuti di Stato. In totale ha imposto sanzioni per oltre 4 miliardi di euro alle imprese che hanno violato le norme dell’UE in materia di concorrenza e ha ingiunto agli Stati membri di recuperare almeno 65 milioni di euro di aiuti illegali e incompatibili dalle imprese che ne hanno beneficiato.

La Commissione ricorre al controllo delle concentrazioni per garantire che il mercato unico sviluppi il proprio potenziale, prevenendo i rischi per la concorrenza. La maggior parte delle concentrazioni sottoposte alla Commissione viene approvata. Finora ne sono state vietate solo dieci, tre delle quali nel 2019. Tra queste rientrano l’acquisizione di Alstom da parte di Siemens nel settore ferroviario e l’acquisizione di Aurubis Rolled Products e Schwermetall da parte di Wieland, entrambe a febbraio, così come la joint venture tra i giganti siderurgici Tata Steel e ThyssenKrupp a giugno. In questi casi le società non hanno proposto misure per proteggere i consumatori e le imprese dagli eventuali rischi. Per altri casi di grande risonanza, come le concentrazioni Praxair/Linde e GSK/Pfizer, le parti hanno previsto misure adeguate e la Commissione ha potuto approvare le operazioni.

Grafico che spiega la decisione della Commissione sull’operazione di fusione Siemens-Alstom.

La Commissione ha vietato la fusione Siemens-Alstom per tutelare gli operatori ferroviari e i passeggeri. I sistemi di segnalazione ferroviari sono essenziali per prevenire collisioni e garantire la sicurezza dei passeggeri di treni e metropolitane; inoltre, i treni ad alta velocità sono importanti per la transizione verso un trasporto sostenibile per l’ambiente. In caso di fusione, Siemens e Alstom non sarebbero più in competizione e ciò comporterebbe prezzi più alti, meno scelta e meno innovazioni per gli operatori ferroviari.

La Commissione interviene anche nei confronti delle imprese che cercano di ottenere un vantaggio concorrenziale sleale. A gennaio Mastercard ha ricevuto una sanzione di 570 milioni di euro per aver applicato restrizioni di carattere transfrontaliero all’uso delle carte di pagamento. A maggio AB InBev, la più grande società produttrice di birra al mondo, ha ricevuto una sanzione di 200 milioni di euro per aver abusato della propria posizione dominante sul mercato belga della birra. Altre imprese alle quali la Commissione ha imposto sanzioni avevano applicato restrizioni alle vendite transfrontaliere di prodotti di merchandising di alcune delle squadre di calcio più famose d’Europa e di prodotti raffiguranti Hello Kitty, di proprietà di Sanrio. Diverse tra le più importanti compagnie cinematografiche di Hollywood coinvolte in casi che rientrano in questo ambito si sono impegnate a eliminare le restrizioni che impedivano la concorrenza transfrontaliera tra emittenti televisive a pagamento e hanno proposto impegni che la Commissione ha reso giuridicamente vincolanti a marzo.

La Commissione ha continuato a smantellare i cartelli e a imporre sanzioni elevate alle imprese interessate. A marzo ha sanzionato tre imprese che forniscono cinture di sicurezza e altri dispositivi di sicurezza alle case automobilistiche europee, imponendo sanzioni per 368 milioni di euro; due mesi più tardi ha imposto sanzioni per oltre un miliardo di euro a cinque importanti banche (Barclays, RBS, Citigroup, JPMorgan e MUFG) per aver partecipato a un cartello sul mercato delle operazioni a pronti in valuta.

La Commissione provvede inoltre affinché il sostegno fornito dagli Stati membri alle imprese non favorisca ingiustamente alcune società rispetto ad altre. Ad aprile la Commissione ha adottato una decisione in materia di aiuti di Stato che ingiunge al Regno Unito di recuperare i vantaggi fiscali selettivi concessi dalle autorità alle multinazionali sotto forma di deroghe alle disposizioni intese a contrastare l’elusione dell’imposta sulle società.

Grafico che illustra le conclusioni della Commissione su una parte del regime fiscale del Regno Unito.

La multinazionale "X", con sede nel Regno Unito, ha effettuato un trasferimento di capitale presso una delle sue filiali offshore che, a sua volta, ha concesso un prestito a una società estera del gruppo della stessa multinazionale "X". Gli interessi generati dal prestito e percepiti dalla filiale offshore non erano tassabili da parte dell’autorità fiscale del Regno Unito in virtù dell’esenzione relativa al finanziamento dei gruppi; ciò determina un vantaggio fiscale illecito.

La politica di concorrenza può anche aiutare l’UE a perseguire una politica industriale moderna, come dimostrato dal sostegno pubblico di importo pari a 3,2 miliardi di euro offerto da sette Stati membri e approvato dalla Commissione a favore di un importante progetto di comune interesse europeo (IPCEI) per sostenere la ricerca e l’innovazione in materia di produzione delle batterie. Si tratta del secondo grande investimento a favore di un progetto di comune interesse europeo ad essere approvato, dopo il progetto di Germania, Francia, Italia e Regno Unito, approvato nel dicembre 2018, che prevede un investimento di 1,7 miliardi di euro nel settore della microelettronica.

Eliminare gli ostacoli alla libera circolazione dei beni e dei servizi

L’UE si è adoperata per rafforzare le norme in settori specifici al fine di agevolare le imprese nella vendita transfrontaliera dei propri beni e servizi e migliorare la sicurezza dei prodotti sul mercato dell’UE.

Migliorare le norme nei settori chimico e parafarmaceutico

A giugno la Commissione ha inoltre pubblicato un riesame della legislazione dell’UE in materia di sostanze chimiche, nel quale è stato rilevato che l’armonizzazione e le norme comuni hanno rafforzato e reso più efficiente il mercato unico delle sostanze chimiche, offrendo nel contempo i livelli più elevati al mondo di tutela della salute umana e dell’ambiente. L’UE ha inoltre adottato diverse misure volte a proteggere i lavoratori e i consumatori dalle sostanze chimiche dannose, tra cui 29 decisioni di autorizzazione REACH che fissano le condizioni per l’uso di determinate sostanze chimiche, un rifiuto dell’autorizzazione e una restrizione relativa agli amplificatori in fibra drogata con tulio, una sostanza che provoca problemi respiratori se utilizzata negli spray. La direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni è inoltre stata aggiornata con l’aggiunta di cinque sostanze all’elenco delle sostanze chimiche riconosciute come cancerogene sul luogo di lavoro. Ormai le sostanze di questo tipo disciplinate dalla direttiva sono 27.

L’UE ha altresì adottato nuove norme per migliorare le condizioni di parità nel settore farmaceutico, in modo che le imprese dell’UE possano esportare più agevolmente medicinali generici e biosimilari nei paesi terzi in cui la protezione della proprietà intellettuale è scaduta o non è mai esistita, preservando nel contempo gli ampi diritti esistenti all’interno dell’UE per incoraggiare l’innovazione e la ricerca.

Un mercato unico per gli appalti pubblici

L’UE ha un mercato degli appalti aperto, il più grande al mondo, con un valore stimato a 2 000 miliardi di euro l’anno. Data la natura sempre più globale degli appalti pubblici, l’UE sta adottando un approccio strategico per garantire che tutti gli offerenti, siano essi nazionali o stranieri, rispettino le sue norme. A tal fine in luglio la Commissione ha pubblicato orientamenti sulla partecipazione degli offerenti stranieri al mercato dell’UE.

Migliori servizi finanziari

Nell’ambito dell’impegno volto a creare un’Unione dei mercati dei capitali più profonda e più integrata in Europa, l’UE ha adottato un regolamento riveduto sui pagamenti transfrontalieri al fine di garantire che le commissioni applicate sui pagamenti transfrontalieri in euro all’interno dell’Unione siano allineate a quelle praticate per i corrispondenti pagamenti nazionali effettuati nella valuta dello Stato membro in cui è situato il prestatore del servizio di pagamento dell’utilizzatore di tale servizio. Ciò consente ai consumatori e alle imprese di paesi non appartenenti alla zona euro di effettuare operazioni transfrontaliere a costo contenuto in euro, proprio come nella zona euro. Di conseguenza, per esempio, il costo di un’operazione intra-UE in euro dalla Bulgaria alla Finlandia dovrebbe diminuire, passando da un importo compreso tra i 15 euro e i 24 euro a circa un euro. Il regolamento garantirà che le commissioni di conversione valutaria siano trasparenti e comparabili agli sportelli automatici di prelievo di contante o ai punti di vendita, consentendo ai consumatori di risparmiare sui costi di conversione quando viaggiano o fanno acquisti all’estero. L’UE ha inoltre intensificato il proprio impegno volto a sostenere lo sviluppo e la disponibilità dei pagamenti istantanei transfrontalieri.

Grafico che illustra come è cambiata la situazione per quanto riguarda il costo dei trasferimenti in euro all’interno della zona euro e tra la zona euro e le zone non euro.

L’invio di denaro da un paese della zona euro a un paese non appartenente alla zona euro prima del 15 dicembre 2019 era gratuito o soggetto a commissioni basse per il mittente, mentre comportava l’applicazione di commissioni elevate per il destinatario. Anche per l’invio di denaro da un paese non appartenente alla zona euro a un altro paese non appartenente alla zona euro o a un paese della zona euro si pagavano commissioni elevate. Solo i trasferimenti all’interno della zona euro erano gratuiti o soggetti a commissioni basse per entrambe le parti. Dal 15 dicembre 2019 tutti i trasferimenti in euro, all’interno della zona euro o tra la zona euro e le zone non euro, sono gratuiti o soggetti a commissioni basse.

Garantire un sistema fiscale equo

La politica fiscale dell’UE mira a sostenere la competitività dell’UE e a stimolare gli investimenti, la crescita e l’imprenditorialità nel mercato unico. Semplificando i regimi fiscali, esercitare le proprie attività a livello transfrontaliero dovrebbe essere più facile sia per le imprese che per i cittadini. L’UE si propone inoltre di applicare una tassazione equa e socialmente giusta, soprattutto contrastando gli abusi fiscali a livello di UE e internazionale e limitando la concorrenza fiscale sleale nel mercato unico e oltre.

Al fine di lottare contro la frode fiscale e agevolare la cooperazione amministrativa per la riscossione delle entrate dell’UE e degli Stati membri, a maggio la Commissione ha avviato lo strumento di analisi della rete delle operazioni (Transaction Network Analysis), che consente alla rete di esperti antifrode dell’UE di accedere in modo veloce e agevole alle informazioni relative alle operazioni transfrontaliere, ai fini di un intervento rapido e coordinato non appena si segnala una potenziale frode in materia di IVA. A settembre si è tenuta la prima riunione del vertice dell’UE in materia di amministrazione fiscale, una rete di cooperazione per i responsabili delle amministrazioni fiscali degli Stati membri e la Commissione.

Per contrastare le frodi in materia di IVA relative alle autovetture nuove e di seconda mano, a luglio la Commissione ha adottato misure di esecuzione a sostegno dello scambio automatizzato di informazioni in materia doganale e di immatricolazione dei veicoli tra le autorità nazionali. A marzo è stata adottata la lista UE delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali, uno strumento comune che consente agli Stati membri di affrontare i rischi esterni di abuso fiscale e di concorrenza fiscale sleale. A settembre la Commissione ha pubblicato le valutazioni di due direttive: quella relativa alla cooperazione amministrativa nel settore fiscale e quella relativa alla tassazione dell’energia.

Verso un’equa mobilità dei lavoratori

L’UE si adopera per rafforzare la mobilità dei lavoratori, stabilendo norme chiare ed eque, agevolando la cooperazione tra gli Stati membri e lottando contro le cause degli abusi. Nel quadro di questo impegno, a luglio è stata istituita l’Autorità europea del lavoro, le cui attività hanno avuto inizio a ottobre. Il ruolo di tale Autorità consiste nel contribuire all’applicazione delle norme in materia di mobilità dei lavoratori in tutti gli Stati membri. A tal fine agevolerà la fornitura di informazioni ai cittadini e alle imprese in merito ai loro diritti e obblighi in materia di opportunità di vivere, lavorare o esercitare le proprie attività in un altro paese, rafforzando la cooperazione tra le autorità degli Stati membri e mediando nelle controversie transfrontaliere. L’autorità, che avrà sede a Bratislava, in Slovacchia, dovrebbe raggiungere la piena capacità operativa entro il 2024.

Sintesi del ruolo dell’Autorità europea del lavoro.

L’Autorità europea del lavoro applicherà le norme dell’Unione europea in materia di mobilità dei lavoratori in modo equo, semplice ed efficace. Essa mira ad eliminare gli ostacoli alla mobilità dei lavoratori, ad esempio lo scarso sostegno alle persone e alle imprese, le difficoltà di coordinamento transfrontaliero per le autorità nazionali, l’assenza di attività congiunte e regolari di applicazione delle norme a livello transfrontaliero e la mancanza di mediazione tra gli Stati membri nelle controversie transfrontaliere. Promuoverà inoltre la mobilità del lavoro facilitando l’accesso alle informazioni sui diritti e sugli obblighi in materia di mobilità transfrontaliera, rafforzando il coordinamento tra gli Stati membri nell’applicazione transfrontaliera del diritto dell’Unione, migliorando la cooperazione tra gli Stati membri per combattere il lavoro sommerso e assistendo le autorità degli Stati membri nella risoluzione delle controversie transfrontaliere. Fonte: Consiglio dell’Unione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Progressi verso una mobilità sicura, pulita e connessa

La mobilità svolge un ruolo importante nel collegare e integrare il mercato unico. L’UE si adopera per modernizzare i sistemi di trasporto europei, che consentiranno ai cittadini di beneficiare dei vantaggi di un traffico più sicuro, di veicoli più puliti e di soluzioni tecnologiche migliori, oltre a sostenere la competitività dell’industria dei trasporti.

A marzo il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo sul regolamento sulla sicurezza generale rivisto, che si propone di introdurre nuove tecnologie di sicurezza obbligatorie in tutti i veicoli venduti, immatricolati o messi in servizio a partire dal 2022. Ciò aumenterà la protezione dei cittadini dell’UE, contribuirà a ridurre il numero di incidenti stradali e migliorerà il quadro giuridico per l’omologazione dei veicoli automatizzati e connessi. A febbraio la Commissione ha inoltre elaborato orientamenti per l’omologazione dei veicoli automatizzati e, a giugno, ha varato una piattaforma dell’UE intesa a coordinare i collaudi dei veicoli automatizzati e connessi.

All’inizio dell’anno l’UE ha inoltre adottato misure per garantire la valutazione della sicurezza delle infrastrutture delle strade principali, aiutare a orientare meglio gli investimenti e preparare il terreno per la guida autonoma in tutta l’UE. La Commissione ha inoltre adottato nuove norme armonizzate sul traffico di droni per far fronte al numero crescente di tali dispositivi in Europa.

Grafico che mostra come la documentazione elettronica per i trasporti farà risparmiare tempo.

Grazie all’uso della nuova documentazione elettronica nella movimentazione delle merci in Europa, tutti gli attori coinvolti potranno risparmiare molto tempo. Attualmente, circa 390 milioni di ore lavorative all’anno sono impiegate per il trattamento delle informazioni relative al trasporto merci. In futuro lo scambio digitale di queste informazioni farà risparmiare alle imprese tra 75 e 102 milioni di ore di lavoro. Fonte: Commissione europea.

Sono state inoltre adottate diverse misure per alleggerire l’onere amministrativo nel settore dei trasporti. A giugno l’Agenzia dell’Unione europea per le ferrovie ha rilasciato la prima autorizzazione europea dei veicoli, valida in più paesi del continente. È stato inoltre raggiunto un accordo su una proposta relativa alle informazioni elettroniche sul trasporto merci, che contribuirà a ridurre i milioni di ore precedentemente dedicate alla gestione dei documenti cartacei.

Al fine di migliorare l’interoperabilità dei sistemi di trasporto, a maggio la Commissione ha adottato un pacchetto di misure riguardanti l’interoperabilità ferroviaria, l’accessibilità dei treni e il rumore ferroviario. La direttiva sui sistemi di telepedaggio, ormai entrata in vigore, migliorerà l’interoperabilità di tali sistemi, semplificherà le procedure amministrative e ridurrà le frodi.

Capitolo 5

Un’Unione economica e monetaria più profonda e più equa

L’UE ritiene che un’Unione economica e monetaria (UEM) più profonda sia una priorità in quanto si tratta di uno strumento potente per ottenere un maggior numero di posti di lavoro, una crescita più forte, investimenti più elevati e una maggiore equità sociale, nonché una migliore stabilità macroeconomica e resilienza.

In giugno gli Stati membri hanno raggiunto un ampio accordo su una serie di misure importanti, tra cui la creazione di uno strumento di bilancio per la convergenza e la competitività della zona euro.

La proposta di revisione del trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità consentirebbe al fondo di salvataggio di fornire un sostegno finanziario al Fondo di risoluzione unico, che si occupa di banche in dissesto.

La nuova legislazione adottata in aprile per ridurre i rischi nel settore bancario contribuirà a rafforzare l’Unione bancaria. Sono inoltre proseguiti i piani volti a creare un sistema comune di assicurazione dei depositi per le banche della zona euro e la Commissione è intervenuta per garantire una concorrenza leale nel settore.

Il pilastro europeo dei diritti sociali ha contribuito a porre l’accento sull’equità nell’UEM, con una legislazione volta a migliorare le condizioni di lavoro adottata in giugno e una nuova legge volta a promuovere l’equilibrio tra attività professionale e vita privata e un congedo parentale equilibrato sotto il profilo del genere, che entrerà in vigore in agosto.

L’UE ha inoltre preso provvedimenti per ampliare l’accesso ai sistemi di protezione sociale e incoraggiare l’attività imprenditoriale.

Approfondire l’Unione economica e monetaria

Un’Unione economica e monetaria più profonda è una priorità per l’UE, in quanto rafforzerebbe la sua stabilità economica, la sua resilienza e il suo potenziale di crescita.

In giugno gli Stati membri della zona euro hanno compiuto un altro passo verso il conseguimento di questo obiettivo concordando le caratteristiche principali di uno strumento di bilancio per la zona. Denominato strumento di bilancio per la convergenza e la competitività, esso mira a sostenere le riforme strutturali e gli investimenti al fine di promuovere la crescita e migliorare la resilienza economica delle economie della zona euro e la loro capacità di riprendersi dopo gli shock. In ottobre sono state prese ulteriori decisioni sulle modalità di funzionamento dello strumento. Un accordo sulle sue dimensioni sarà raggiunto nel contesto delle discussioni sul prossimo bilancio a lungo termine dell’UE.

Gli Stati membri della zona euro hanno inoltre convenuto di consentire al meccanismo europeo di stabilità di fornire un sostegno finanziario che sarà attivato soltanto come assicurazione di ultima istanza in caso di risoluzione bancaria. Il sostegno assumerebbe la forma di una linea di credito o di garanzie a favore del Fondo di risoluzione unico, in modo che i contribuenti non siano costretti a pagare per la risoluzione delle banche in dissesto. Il suo utilizzo sarebbe rimborsato, in ultima istanza, attraverso contributi del settore bancario europeo.

Sintesi delle iniziative volte a rafforzare il ruolo internazionale dell’euro.

Le iniziative volte a rafforzare il ruolo internazionale dell’euro possono essere suddivise in quattro ambiti diversi. Primo, il completamento dell’Unione economica e monetaria, dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati e dei capitali. Il secondo ambito comprende misure per consolidare il settore finanziario europeo, come ad esempio rafforzare la liquidità e la resilienza delle infrastrutture del mercato europeo, garantire un quadro affidabile per un indice di riferimento affidabile dei tassi di interesse, sostenere un sistema di pagamenti istantaneo pienamente integrato nell’Unione europea e avviare consultazioni sulla liquidità dell’euro nei mercati valutari. Il terzo ambito comprende iniziative che riguardano il settore finanziario internazionale, come ad esempio sostenere la cooperazione delle banche centrali al fine di salvaguardare la stabilità finanziaria globale, aumentare la percentuale dei titoli di debito denominati in euro degli organismi europei, perseguire una diplomazia economica che promuova l’uso dell’euro nei pagamenti e come valuta di riserva e fornire assistenza tecnica per migliorare l’accesso dei paesi in via di sviluppo al sistema di pagamenti in euro. Il quarto ambito riguarda la promozione dell’uso dell’euro nei settori strategici fondamentali, come l’energia, e prevede raccomandazioni per promuovere un più ampio uso dell’euro negli accordi e nelle operazioni internazionali nel settore dell’energia, come pure consultazioni su un maggiore ricorso a operazioni denominate in euro nel settore del petrolio, dei prodotti raffinati e del gas. Sono altresì previste consultazioni su un maggiore uso dell’euro per gli scambi di materie prime e prodotti alimentari e sull’ampliamento dell’utilizzo dell’euro da parte dei produttori del settore del trasporto aereo, marittimo e ferroviario. Fonte: Commissione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Dall’inizio della crisi finanziaria del 2008 l’Unione europea ha compiuto grandi progressi nell’approfondimento dell’UEM. In una comunicazione pubblicata a giugno la Commissione ha esaminato i progressi compiuti dall’UE sin dal 2015 quando, con la relazione dei cinque presidenti, ha iniziato a delineare la sua visione di un’UEM più profonda. Secondo la comunicazione sono stati compiuti particolari progressi nel quadro della governance economica e nell’applicazione delle regole di bilancio, che sono state migliorate, con una maggiore enfasi sulle priorità sociali, come ad esempio maggiori opportunità di discuterne per le parti sociali a tutti i livelli. Il Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche (istituito nel 2015) è inoltre diventato parte integrante del quadro di bilancio dell’UE, fornendo valutazioni e consulenze indipendenti alla Commissione.

Sono stati consolidati anche gli elementi fondamentali dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, come il pacchetto bancario per rafforzare la resilienza e la possibilità di risoluzione delle banche dell’UE e la proposta di un sistema europeo di assicurazione dei depositi. La Commissione ha presentato tutte le proposte legislative contenute nel piano d’azione per l’Unione dei mercati dei capitali e nella revisione intermedia per porre in essere i principali elementi costitutivi dell’Unione dei mercati dei capitali. La Commissione ha proposto sei misure legislative per introdurre nuove norme a livello di UE per i prodotti, le etichette e i passaporti e cinque misure legislative per semplificare, rendere più chiare e proporzionate le norme per gli imprenditori, le imprese e le istituzioni finanziarie (cfr. capitolo 1).

Ha inoltre proposto due misure legislative per garantire una vigilanza più integrata ed efficiente dei mercati dei capitali, che è fondamentale per l’Unione dei mercati dei capitali e necessaria per una maggiore integrazione finanziaria e una maggiore condivisione del rischio nel settore privato. La Commissione ha anche adottato tre proposte legislative per consentire al settore finanziario dell’UE di svolgere un ruolo guida nella transizione a un’economia circolare climaticamente neutra, più efficiente sotto il profilo delle risorse e resiliente.

Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico su quasi tutte queste proposte; occorre tuttavia fare di più. Nella relazione di giugno la Commissione ha auspicato ulteriori miglioramenti alla trasparenza e all’efficacia del quadro di coordinamento delle politiche dell’UE e alla sua dimensione sociale. Si potrebbero anche apportare modifiche istituzionali per rafforzare la responsabilità democratica nell’UE e il processo decisionale a livello economico nella zona euro e portare il meccanismo europeo di stabilità nel quadro giuridico dell’UE. Anche meccanismi per stabilizzare la zona euro in caso di shock sarebbero proficui e potrebbero comprendere una funzione di stabilizzazione degli investimenti nonché un sistema comune di riassicurazione contro la disoccupazione.

Completare l’Unione bancaria

I mercati bancari e dei capitali dell’UE sono elementi essenziali dell’UEM. Insieme, essi promuovono un sistema finanziario dell’UE più integrato e più stabile e aumentano la resilienza dell’Unione economica e monetaria contro gli shock negativi, agevolando la condivisione transfrontaliera del rischio nel settore privato e riducendo al contempo la necessità di una condivisione dei rischi nel settore pubblico. Il lavoro su entrambi i progetti è proseguito nel corso dell’anno.

In particolare, sono stati compiuti notevoli progressi nel ridurre i rischi nell’Unione bancaria. L’adozione del pacchetto bancario in aprile è stata una tappa importante per il rafforzamento del settore bancario dell’UE. Il pacchetto comprende una serie completa di riforme che rafforzeranno ulteriormente la resilienza e la possibilità di risoluzione delle banche e si aggiunge a una proposta relativa a un sistema europeo di assicurazione dei depositi. Stabilisce inoltre una serie di norme internazionali importanti per contribuire al completamento del programma di regolamentazione post-crisi.

La Commissione ha collaborato con gli Stati membri interessati per affrontare l’elevato livello di crediti deteriorati, anche attraverso il semestre europeo, e per trovare soluzioni globali per far fronte ai crediti in sofferenza, in linea con le norme sugli aiuti di Stato. Anche le autorità di vigilanza e le banche degli Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nel ridurre i loro livelli di indebitamento, migliorando la qualità dei loro portafogli prestiti e aumentando la liquidità dopo la crisi.

L’ultima relazione della Commissione sui progressi compiuti ha segnalato che il rapporto di crediti deteriorati per tutte le banche dell’UE ha continuato a diminuire avvicinandosi ai livelli pre-crisi e si è ridotto al 3,3 % nel terzo trimestre del 2018. Nel 2019 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno concordato nuove norme per applicare i requisiti patrimoniali alle banche nei cui bilanci figurano crediti deteriorati. Scopo della riforma è assicurare che le banche abbiano accantonato risorse proprie sufficienti quando nuovi crediti si deteriorano e creare opportuni incentivi affinché sia evitato l’accumulo di crediti deteriorati.

Un importante passo successivo nell’Unione bancaria e nell’approfondimento dell’Unione economica e monetaria consisterà nel progredire verso un sistema comune di assicurazione dei depositi per la zona euro.

Il ruolo internazionale dell’euro

L’impegno dell’UE a promuovere l’uso dell’euro a livello internazionale è strettamente legato all’approfondimento dell’Unione economica e monetaria. Un settore finanziario e un’Unione economica e monetaria più profondi e più forti renderebbero l’euro una valuta più attraente a livello internazionale e un euro più importante a livello mondiale rafforzerebbe il sistema finanziario europeo. La zona euro sta crescendo anche all'interno dell'UE, in quanto la Croazia e la Bulgaria hanno deciso di avviare i preparativi per entrare a far parte del meccanismo europeo di cambio (ERM II), quale primo passo verso l'adesione alla zona euro.

Un maggiore utilizzo internazionale dell’euro comporterebbe inoltre molti vantaggi per le imprese, i consumatori e i governi europei, ad esempio costi commerciali più bassi, tassi di interesse più bassi, un migliore accesso ai finanziamenti, una maggiore autonomia giuridica e un sistema finanziario più resiliente e dunque meno vulnerabile agli shock connessi ai tassi di cambio.

Palloncini con la bandiera dell’Unione europea e il simbolo dell’euro fatti volare in segno di celebrazione.

The European Union celebrates #EUROat20 in 2019. Here, balloons are released in front of the European Council following a ceremony to mark the original setting of exchange rates between the euro and the currencies of euro-area Member States, Brussels, Belgium, 31 December 1998.

Nel 2019 la Commissione europea ha ampiamente consultato i rappresentanti dei mercati dei cambi, dell’energia, delle materie prime, dell’agricoltura e dei trasporti. Le consultazioni hanno confermato che vi è un ampio sostegno ad un maggiore utilizzo dell’euro a livello internazionale e che l’euro è l’unica valuta internazionale praticabile come alternativa al dollaro statunitense. Le parti consultate hanno inoltre convenuto sulla presenza di un potenziale di incremento delle transazioni denominate in euro, in particolare sui mercati dei prodotti energetici e del gas naturale, e la Commissione si è dichiarata disposta ad affrontare gli eventuali ostacoli individuati.

Grafico che mostra l’uso dell’euro a livello globale.

Vantando solidi risultati in termini di stabilità dei prezzi e offrendo prevedibilità alle imprese, l’euro apporta numerosi benefici all’economia. L’euro è anche la seconda valuta più usata al mondo: ad esso è agganciata direttamente o indirettamente la moneta di 60 paesi e territori extra-Unione europea (per un totale di 175 milioni di persone). Fonte: Commissione europea.

L’UE ha inoltre compiuto progressi in relazione alle misure per sostenere l’utilizzo dell’euro, comprese modifiche normative volte ad aumentare la resilienza e la liquidità delle infrastrutture dei mercati finanziari, a migliorare l’affidabilità dei parametri di riferimento per i tassi di interesse e a promuovere l’uso dei pagamenti istantanei.

Eque opportunità e concorrenza leale

Un’Unione economica e monetaria profonda ed equa si fonda su eque opportunità e concorrenza leale. Per migliorare le opportunità l’UE ha adottato in giugno la direttiva sulla ristrutturazione e la seconda opportunità, per consentire alle imprese economicamente sostenibili che si trovano in difficoltà di essere salvate e per dare una seconda opportunità alle persone oneste in stato di fallimento.

La nuova direttiva aiuterà le imprese economicamente sostenibili ma con difficoltà finanziarie ad accedere ai quadri di ristrutturazione preventiva in una fase precoce, in modo da evitare l’insolvenza, continuare l’attività e preservare i posti di lavoro.

Grazie alle nuove norme l’UE concede una seconda opportunità agli imprenditori onesti che hanno subito un fallimento, esdebitandoli integralmente dopo un periodo massimo di tre anni, con deroghe giustificate al fine di prevenire gli abusi.

Le nuove norme aumenteranno anche l’efficienza delle procedure di insolvenza, ristrutturazione e esdebitazione, riducendone la durata e i costi eccessivi in molti Stati membri.

Contribuiranno ad eliminare importanti ostacoli allo sviluppo dei mercati dei capitali dando più certezza giuridica agli investitori transfrontalieri e alle società che operano nell’UE.

L’UE è sempre vigile nel garantire l’equità della concorrenza nel settore bancario e il 2019 non ha fatto eccezione. Sebbene il settore si sia in gran parte ripreso dopo la crisi, permangono sacche di vulnerabilità con banche in alcuni Stati membri ancora gravate da un’elevata percentuale di crediti deteriorati. La Commissione ha continuato a svolgere il suo ruolo aiutando il settore a ristrutturare e ad affrontare i problemi di liquidità temporanei o i problemi strutturali senza falsare indebitamente la concorrenza. Ad esempio, le banche della Slovenia hanno completato il processo di ristrutturazione iniziato nel 2012-2013. La Slovenia ha privatizzato il 75 % di NLB e il 100 % di Abanka, due ex finanziatori in difficoltà. Le banche italiane hanno adottato ulteriori misure per ridurre la quantità di crediti deteriorati. In tale contesto l’attuazione di un meccanismo di garanzia è stata determinante per consentire alle banche di cedere i crediti deteriorati a condizioni di mercato. Sempre in relazione all’Italia, la Commissione ha approvato un sostegno di 3 miliardi di euro per far fronte al fabbisogno temporaneo di liquidità di Carige, una banca regionale di medie dimensioni nella parte nordoccidentale del paese.

Spiegazione dei crediti deteriorati e del loro impatto negativo.

Cosa sono i crediti deteriorati? Un prestito è classificato come credito deteriorato quando un debitore non ha effettuato i pagamenti degli interessi o i rimborsi di capitale dopo 90 o più giorni dalla scadenza prevista oppure sta ancora effettuando i rimborsi ma è improbabile che riuscirà a rimborsare l’intero prestito. Perché dobbiamo affrontare questo problema? Per ridurre i rischi per la stabilità delle banche e del sistema finanziario nel suo complesso, per consentire alle banche di erogare un maggior numero di prestiti alle famiglie e alle imprese e per promuovere la crescita economica mettendo a disposizione finanziamenti per le imprese economicamente sostenibili.

Una maggiore equità sociale nell’Unione economica e monetaria

Il pilastro europeo dei diritti sociali è diventato parte integrante del semestre europeo, il ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche e sociali dell’UE. Numerose misure di politica sociale in materia di equilibrio tra vita professionale e vita privata, condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili e una mobilità transfrontaliera equa sono state promosse con l’aiuto del pilastro, che sancisce 20 principi di politica sociale orientati al futuro e concordati dagli Stati membri.

Un nuovo inizio per sostenere l’equilibrio tra vita professionale e vita privata di genitori e prestatori di assistenza

La direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare è stata adottata in giugno e promuove una suddivisione più equa delle responsabilità di assistenza tra donne e uomini, stabilendo prescrizioni minime per gli Stati membri e riconoscendo ad ogni genitore il diritto ad almeno quattro mesi di congedo parentale, due dei quali non possono essere trasferiti da un genitore all’altro, che gli Stati membri devono retribuire ad un livello adeguato da esso stabilito. La direttiva introduce inoltre un diritto al congedo di paternità pari ad almeno dieci giorni dopo la nascita, da retribuire almeno al livello del congedo per malattia. La nuova legislazione riconosce inoltre ai prestatori di assistenza che lavorano il diritto di usufruire di cinque giorni l’anno per assistere i loro familiari. Tutti i lavoratori con figli di età uguale o inferiore ad almeno otto anni hanno inoltre il diritto di chiedere modalità di lavoro flessibili (riduzione dell’orario di lavoro, flessibilità dell’orario e flessibilità sul luogo di lavoro). Queste nuove norme mirano ad aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a migliorare la parità tra uomini e donne.

Sintesi dei cambiamenti positivi per l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza.

La nuova direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare sancisce, per tutti i padri che lavorano, il diritto a godere di almeno 10 giorni di congedo di paternità dopo la nascita del figlio e riconosce ad ogni genitore il diritto ad almeno 4 mesi di congedo parentale, due dei quali non trasferibili da un genitore all’altro. I genitori potranno inoltre utilizzare il congedo parentale con maggiore flessibilità. Infine, ogni lavoratore ha diritto ad almeno 5 giorni di congedo all’anno per prestare assistenza. Fonte: Commissione europea.

Nuovi diritti per un maggior numero di lavoratori

In giugno è stata adottata anche la direttiva relativa a condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili. Il suo obiettivo è ampliare e modernizzare gli obblighi esistenti per informare ciascun lavoratore, compresi i lavoratori atipici, delle proprie condizioni di lavoro. La direttiva introduce inoltre una serie di nuovi diritti minimi, ad esempio un limite alla durata dei periodi di prova all’inizio del lavoro. Gli Stati membri sono tenuti a recepire le nuove norme nella legislazione nazionale entro la metà del 2022.

Migliore accesso alla protezione sociale per tutti i lavoratori

Gli Stati membri si sono impegnati a garantire che tutti i lavoratori abbiano effettivamente accesso alla protezione sociale, indipendentemente dalla loro situazione lavorativa. A novembre il Consiglio ha adottato una raccomandazione per aiutare i lavoratori atipici e i lavoratori autonomi a colmare le lacune che li affliggono e ad affrontare le sfide connesse al mondo del lavoro digitalizzato in rapida evoluzione.

Grafico che mostra come è migliorato l’accesso alla protezione sociale per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi.

Il mondo del lavoro sta cambiando. Il 40 % degli occupati sono lavoratori atipici (che non hanno un contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato) oppure lavoratori autonomi. Il lavoratore europeo medio cambierà posto di lavoro 10 volte in tutta la carriera e sono in aumento le nuove modalità di lavoro. I sistemi di sicurezza sociale devono adattarsi; spesso non sono adatti per i lavoratori autonomi o atipici e di conseguenza tali lavoratori non godono di una sufficiente protezione sociale. Ad esempio non tutti i lavoratori hanno il diritto di contribuire e partecipare a tutti i regimi di protezione sociale. Tra gli ostacoli all’accesso alle prestazioni figurano il mancato accesso al regime pensionistico per alcuni lavoratori atipici in 13 Stati membri, la mancanza di protezione sociale in caso di incidenti sul lavoro per i lavoratori autonomi in 10 Stati membri e un periodo di lavoro minimo per i lavoratori autonomi in nove Stati membri. I nuovi orientamenti dell’Unione europea mirano a migliorare la situazione estendendo a tutti i lavoratori dipendenti e autonomi il diritto all’indennità di disoccupazione, all’indennità di malattia e all’assistenza sanitaria, alle prestazioni di maternità e paternità, alle prestazioni di invalidità, alle prestazioni pensionistiche e alle prestazioni in caso di infortuni sul lavoro o malattie professionali. Gli orientamenti elimineranno gli ostacoli all’accesso alle prestazioni consentendo di mantenere, accumulare e/o trasferire i diritti già acquisiti, garantendo un livello di protezione adeguato e fornendo informazioni trasparenti sui diritti e sugli obblighi individuali. Alcuni Stati membri stanno già adottando misure per estendere la copertura. In Slovenia tutte le forme di lavoro sono ora incluse nei sistemi di sicurezza sociale e in Danimarca i lavoratori atipici e autonomi sono coperti dal regime generale di assicurazione contro la disoccupazione.

L’anno in immagini

Jacinda Ardern e Jean-Claude Juncker sul podio durante una conferenza stampa.

Jacinda Ardern, Prime Minister of New Zealand, meets with Jean-Claude Juncker, President of the European Commission, Brussels, Belgium, 25 January 2019.

Greta Thunberg a testa di un corteo mostra uno striscione

Greta Thunberg participates in a school strike for the climate, Brussels, Belgium, 21 February 2019.

Jean-Claude Juncker, Xi Jinping, Emmanuel Macron e Angela Merkel in posa per una foto.

Jean-Claude Juncker, President of the European Commission, Xi Jinping, President of China, Emmanuel Macron, President of France, and Angela Merkel, Chancellor of Germany, meet during a meeting on global governance, Paris, France, 26 March 2019.

Paul Kagame e Jean-Claude Juncker tengono in mano delle fiaccole accese davanti a una scultura commemorativa.

Paul Kagame, President of Rwanda, meets with Jean-Claude Juncker, President of the European Commission, to commemorate the Rwandan genocide, Kigali, Rwanda, 8 April 2019.

Poster con un collage di ritratti delle persone che appaiono nella serie di video.

A poster promoting the ‘A day in the life’ video series explaining how the EU improves young people’s lives, as part of the #EUandMe campaign.

Un vecchio poster che promuove le elezioni del Parlamento europeo del 1984.

Historical posters hang in the European Commission Berlaymont headquarters during the Open Doors Day, Brussels, Belgium, 4 May 2019.

Esperti di incendi locali e dell’Unione europea verificano i danni causati da un incendio boschivo.

Fire experts from the EU Civil Protection Team advise local fire forces in Guatemala when the country requested assistance through the EU Civil Protection Mechanism following an extended forest fire season, Petén, Guatemala, 24 May 2019.

Un pendolare passa accanto a un’installazione di lettere in polistirolo che compongono la parola

An installation promotes the EU’s ‘This time I’m voting’ campaign to encourage electoral participation in the European parliamentary elections inside the Brussels–Luxembourg railway station, Brussels, Belgium, 24 May 2019.

Due bandiere dell’Unione europea a mezz’asta.

EU flags at the European Commission Berlaymont headquarters fly at half-mast after the death of the former President of France, Jacques Chirac, Brussels, Belgium, 30 September 2019.

Filippo Grandi pronuncia un discorso sul podio.

Filippo Grandi, United Nations High Commissioner for Refugees, speaks at the International Solidarity Conference on the Venezuelan Refugee and Migrant Crisis, Brussels, Belgium, 29 October 2019.

Un pezzo del muro di Berlino in una teca di vetro.

A piece of the Berlin Wall featuring US President Kennedy is photographed outside the European Commission Berlaymont building ahead of the 30th anniversary of the fall of the wall, Brussels, Belgium, 29 October 2019.

Il nuovo collegio dei commissari insieme su una scalinata.

The first ‘family photo’ of the new European Commission after their approval by the European Parliament, Brussels, Belgium, 27 November 2019.

Jean-Claude Juncker saluta dal podio agitando la mano.

Jean-Claude Junker at his last midday press conference as President of the European Commission, Brussels, Belgium, 29 November 2019.

Ursula von der Leyen accetta una lanterna con una candela offertale da una bambina.

Ursula von der Leyen, President of the European Commission, receives the Christmas ‘peace light’, Brussels, Belgium, 11 December 2019.

Christine Lagarde, Ursula von der Leyen, Charles Michel e David Sassoli posano con un documento ufficiale.

The four leaders of the institutions. Christine Lagarde, President of the European Central Bank, Ursula von der Leyen, President of the European Commission, Charles Michel, President of the European Council, and David Sassoli, President of the European Parliament, hold up a copy of the Treaty of Lisbon on the 10th anniversary of its coming into force, Strasbourg, France, 17 December 2019.

Jewher Ilham accetta da David Sassoli il premio Sacharov conferito a suo padre, di cui Jewher mostra una foto.

Jewher Ilham accepts the 2019 Sakharov Prize for Freedom of Thought on behalf of her jailed father, Ilham Tohti, a Uyghur scholar fighting for the rights of China’s Muslim Uyghur minority, Strasbourg, France, 18 December 2019.

Capitolo 6

Una politica commerciale equilibrata e lungimirante per gestire correttamente la globalizzazione

© Fotolia

Nel 2019 l’UE ha confermato la propria posizione di potenza commerciale di punta, restando una delle economie più aperte del mondo e perseguendo un ambizioso programma di negoziati commerciali che mira all’apertura dei mercati e alla creazione di condizioni di parità per le imprese dell’UE in tutto il mondo. L’economia europea poggia sul commercio: ad ogni miliardo di euro di esportazioni corrispondono 14 000 posti di lavoro in Europa. L’apertura, insieme a standard elevati, resta la soluzione migliore per fare in modo che la globalizzazione vada a vantaggio di tutti in Europa.

L’UE sostiene un sistema commerciale multilaterale basato su regole e su questo fonda la sua prosperità; ha continuato a svolgere un ruolo di primo piano nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), anche difendendo tale organizzazione, e ha proposto idee per riformarla. Quando altri violano le regole commerciali internazionali o ricorrono a pratiche commerciali sleali, l’UE difende le imprese, i lavoratori e i cittadini europei.

L’UE ha protetto i propri interessi a fronte di tendenze protezionistiche e crescenti ostacoli al commercio. Sono entrate in vigore norme di difesa commerciale più forti ed efficaci. L’UE ha inoltre istituito un nuovo quadro per il controllo degli investimenti strategici provenienti da paesi terzi.

L’UE ha concluso accordi commerciali con 72 paesi in tutto il mondo, che rappresentano il 40 % del prodotto interno lordo mondiale. Nel 2019 l’UE ha raggiunto una nuova intesa con il Mercosur, il blocco commerciale sudamericano, ha firmato un accordo con il Vietnam e ha visto l’entrata in vigore dell’accordo commerciale con il Giappone. Con la Cina è stato concluso un accordo sulla protezione delle indicazioni geografiche. L’UE ha inoltre compiuto buoni progressi nei negoziati commerciali, tra gli altri con l’Australia, con il Cile e con la Nuova Zelanda.

In difesa del multilateralismo

La politica commerciale deve essere efficace, trasparente e fondata su valori. I principi fondamentali della strategia «Commercio per tutti» del 2015 hanno continuato a guidare l’approccio adottato nel 2019: l’apertura, insieme a standard elevati, resta la soluzione più appropriata per fare in modo che la globalizzazione vada a vantaggio di tutti.

Sintesi della politica commerciale dell’Unione europea e del suo impatto sull’occupazione e l’economia.

La politica commerciale dell’Unione europea comprende una rete di 41 accordi commerciali con 72 paesi; gli accordi siglati tra l’Unione europea e 15 di questi paesi sono entrati in vigore dal 2014. Questi accordi commerciali hanno generato un aumento del 15 % delle esportazioni dell’Unione europea tra il 2014 e il 2018. Il commercio con i paesi terzi è alla base di 36 milioni di posti di lavoro nell’Unione europea, 5 milioni in più rispetto al 2014. Grazie all’eliminazione degli ostacoli agli scambi sono emerse ulteriori opportunità di esportazione per 6,1 miliardi di euro. Nel 2018, primo anno completo di applicazione dell’accordo tra Unione europea e Canada, si è registrato un aumento del 10 % delle merci dell’Unione europea trasportate in Canada. Fonte: Eurostat.

Le sfide al sistema commerciale multilaterale basato su regole nell’ambito dell’OMC hanno continuato ad acuirsi nel 2019. L’ascesa del nazionalismo e del protezionismo hanno portato a un aumento delle misure unilaterali e alla minaccia di un sistema commerciale globale basato sulla forza e non sull’equità. Sulla scorta delle iniziative del 2018, l’UE ha avanzato proposte all’OMC per migliorare la trasparenza e risolvere in modo più efficace le preoccupazioni degli Stati membri relative a specifiche pratiche commerciali.

L’UE ha collaborato con i principali partner commerciali per rafforzare le norme sulle sovvenzioni e sui trasferimenti forzati di tecnologia. In difesa del sistema per la risoluzione delle controversie dell’OMC, l’Unione ha presentato proposte per sbloccare la nomina dei membri dell’organo d’appello, che al momento non ha più un quorum poiché i mandati di due dei suoi ultimi tre membri sono scaduti nel mese di dicembre, con il risultato che l’organo non è più in grado di trattare appelli nelle controversie. In risposta la Commissione europea ha proposto di modificare il regolamento dell’UE in materia di applicazione delle norme commerciali per far sì che l’Unione possa agire con decisione in difesa dei propri interessi nel caso in cui i partner commerciali ostacolino l’efficace risoluzione delle controversie. Sulla base delle vigenti norme dell’OMC, l’UE ha anche raggiunto un’intesa con il Canada e con la Norvegia su un accordo provvisorio in materia di arbitrato d’appello allo scopo di mantenere tra le parti un sistema vincolante di risoluzione delle controversie come pure il diritto di presentare appello, nel caso in cui l’organo d’appello dovesse cessare di funzionare.

Un’Europa che protegge

Quando gli interventi diplomatici risultano vani, l’UE non esita a ricorrere al meccanismo di risoluzione delle controversie dell’OMC per far valere i propri diritti e ottenere per le imprese, i lavoratori e gli agricoltori europei tutti i vantaggi dell’appartenenza a questa organizzazione. Nel 2019 l’UE ha avviato procedure nei confronti della Turchia in materia di prodotti farmaceutici, nei confronti dell’India in merito al trattamento dei prodotti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel paese, nei confronti degli Stati Uniti in relazione ai dazi compensativi e alle misure antidumping istituite sulle olive spagnole e nei confronti della Colombia relativamente alle misure antidumping sulle patate fritte congelate provenienti da Belgio, Germania e Paesi Bassi.

L’UE ha fatto ricorso agli accordi bilaterali anche ai fini di risoluzione delle controversie, avviando procedure nei confronti della Corea del Sud in difesa delle norme fondamentali del lavoro, nei confronti dell’Ucraina relativamente a un divieto di esportazione di legname ed anche contro le restrizioni alle importazioni di pollame decise dall’Unione doganale dell’Africa meridionale.

In linea con la legislazione dell’UE e con le norme dell’OMC, l’UE ha avviato 15 nuove inchieste riguardanti importazioni oggetto di dumping e di sovvenzioni e ha istituito sette nuove misure di difesa commerciale contro tali pratiche. Si pensi ad esempio ai casi delle biciclette elettriche originarie della Cina e del biodiesel originario dell’Argentina e dell’Indonesia. L’UE ha inoltre avviato sei nuove inchieste di riesame e prorogato di altri cinque anni 16 misure esistenti.

Nel 2019 l’UE ha istituito misure di salvaguardia definitive sulle importazioni di 26 categorie di prodotti di acciaio per far fronte alla potenziale diversione degli scambi di acciaio da altri paesi verso l’UE causata dai dazi supplementari istituiti dagli Stati Uniti; le misure sono state poi oggetto di un riesame verso la fine dell’estate al fine di adeguarle ai più recenti sviluppi.

L’UE ha anche difeso le sue industrie quando paesi terzi hanno avviato inchieste di difesa commerciale nei confronti delle esportazioni dell’Unione. Si pensi ad esempio all’inchiesta di salvaguardia della Turchia relativa alle importazioni di pneumatici, all’inchiesta antidumping dell’India relativa alle importazioni di carta patinata e alle misure istituite dalla Colombia sulle importazioni di patate fritte congelate.

In marzo l’OMC ha confermato che, nel 2020, l’UE potrà esercitare diritti di ritorsione nella controversia commerciale con gli Stati Uniti sulle sovvenzioni concesse al produttore di aeromobili Boeing. Gli Stati Uniti non si erano conformati alle precedenti decisioni sulle sovvenzioni illegali alla società, causando un pregiudizio significativo per il concorrente europeo Airbus. In ottobre, nell’ambito di una controversia commerciale parallela, l’OMC ha concesso diritti di ritorsione agli Stati Uniti nel caso Airbus. Gli Stati Uniti hanno introdotto dazi addizionali su una serie di prodotti importati dagli Stati membri. L’UE conferma il suo impegno a raggiungere una soluzione negoziata equilibrata con gli Stati Uniti in merito a tali controversie.

La Commissione ha completato l’adeguamento delle sue procedure di difesa commerciale alla nuova normativa antidumping e antisovvenzioni entrata in vigore nel 2018 e nel 2017. Analogamente, avendo corretto una lacuna normativa, dall’autunno del 2019 ha potuto applicare le misure di difesa commerciale alle merci (come i gasdotti sottomarini) importate nelle piattaforme continentali o nelle zone economiche esclusive degli Stati membri. La Commissione ha intensificato la lotta contro l’elusione delle misure di difesa commerciale e avviato inchieste sulle esportazioni cinesi di acciaio resistente alla corrosione, di persolfati e di oggetti per il servizio da tavola in ceramica, istituendo misure in quest’ultimo caso.

In aprile è entrato in vigore un nuovo regolamento relativo al primo quadro a livello dell’UE per il controllo degli investimenti esteri diretti. A partire da ottobre 2020 gli Stati membri e la Commissione potranno quindi individuare e affrontare le preoccupazioni relative alla sicurezza suscitate da specifici investimenti provenienti da paesi terzi.

-

Gli strumenti di difesa commerciale dell’Unione europea proteggono 360 000 posti di lavoro europei.

I diritti di proprietà intellettuale sono importanti per la crescita economica e fondamentali per la capacità dell’UE di stimolare l’innovazione e rimanere competitiva a livello mondiale. L’UE ha intensificato gli sforzi per tutelare e far rispettare tali diritti a livello internazionale, ad esempio attraverso l’attuazione di programmi di cooperazione con la Cina e i paesi del Sud-est asiatico e dell’America latina e l’avvio di un nuovo progetto di assistenza per l’Africa. L’Unione ha inoltre intrattenuto dialoghi con paesi prioritari quali la Cina, la Thailandia, la Turchia e l’Ucraina. Nell’ambito dei lavori sull’elenco di controllo relativo alla contraffazione e alla pirateria, oltre a intrattenere un dialogo regolare con le imprese dell’UE, la Commissione ha rafforzato la cooperazione con l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, con l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (Europol) e con l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale.

A causa del crescente protezionismo le imprese europee hanno dovuto far fronte a maggiori ostacoli agli scambi internazionali. La relazione annuale sugli ostacoli al commercio e agli investimenti ha rilevato l’efficacia della strategia di accesso al mercato dell’UE.

Sintesi degli ostacoli al commercio e agli investimenti cui sono confrontati gli esportatori dell’Unione europea.

Gli esportatori dell’Unione europea si trovano di fronte a 425 ostacoli al commercio in 59 paesi; nel 2018 sono emersi 45 nuovi ostacoli. Nello stesso anno sono stati eliminati 35 ostacoli; durante il mandato della Commissione Juncker sono stati eliminati complessivamente 123 ostacoli. L’eliminazione degli ostacoli al commercio tra il 2014 e il 2017 ha contribuito a 6 miliardi di euro di esportazioni supplementari per le imprese dell’Unione europea nel 2018. Fonte: Commissione europea, "Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sugli ostacoli agli scambi e agli investimenti — 1° gennaio 2018 - 31 dicembre 2018", giugno 2019.

Nel corso dell’anno l’UE ha proseguito i colloqui trilaterali con il Giappone e con gli Stati Uniti sulle principali questioni commerciali a livello mondiale, tra cui il tema di come creare condizioni di parità per gli operatori economici sviluppando nuove norme multilaterali in materia di sovvenzioni industriali e trasferimento forzato di tecnologia.

In quanto membro fondatore dell’Alleanza per un commercio libero da tortura istituita nel 2017, l’UE ha continuato ad assumere una posizione chiara sulle merci utilizzate per la pena di morte e la tortura. In seguito all’impegno a sollecitare una risoluzione delle Nazioni Unite sulla questione, assunto dall’Alleanza nel 2018, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato in giugno una risoluzione volta ad abolire il commercio degli strumenti utilizzati a fini di tortura.

Una politica commerciale lungimirante

Gli accordi commerciali dell’UE mirano non solo ad aprire nuovi mercati ma anche a garantire che il commercio vada a vantaggio di tutti. Gli accordi difendono le norme dell’UE in materia di ambiente, sicurezza alimentare e diritti dei lavoratori e dei consumatori e aiutano i paesi partner a rispettare i propri obblighi internazionali. Ad esempio l’UE ha avviato programmi di sviluppo delle capacità e di sensibilizzazione del valore di 9 milioni di euro per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare le sfide ambientali e in materia di lavoro in tutte le fasi delle catene di approvvigionamento responsabili in Asia e in America latina.

L’UE ha svolto un ruolo di primo piano nelle discussioni delle Nazioni Unite sulla riforma del metodo di risoluzione delle controversie tra investitori e paesi. In gennaio ha presentato alla commissione delle Nazioni Unite per il diritto commerciale internazionale una proposta volta a istituire un tribunale multilaterale per la risoluzione di tali controversie, innovazione importante nell’ambito della governance globale.

In settembre la Commissione europea ha organizzato a Bruxelles una conferenza ad alto livello sull’emancipazione delle donne attraverso il commercio.

Un processo negoziale trasparente e inclusivo

La trasparenza e l’impegno nei confronti dei cittadini restano ingredienti essenziali della politica commerciale dell’UE al fine di garantire un processo democratico, la fiducia del pubblico e la responsabilità. Tali ingredienti devono essere presenti prima, durante e dopo i negoziati e quando gli accordi sono attuati.

Grafico che mostra come sia migliorata la trasparenza nei negoziati commerciali dell’Unione europea dal 2016.

Nel 2019 si sono tenute 24 riunioni con i rappresentanti della società civile (associazioni di beneficenza, organizzazioni di cittadini, gruppi di imprese ecc.) e 14 riunioni ufficiali con la commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo. Il numero di proposte di testi negoziali è passato da 11 nel 2016 a 48 nel 2017; ha poi raggiunto un picco di 177 nel 2018 ed è risceso a 42 nel 2019. Il numero di relazioni sulle tornate negoziali è cresciuto costantemente passando da 11 nel 2016 a 16 nel 2017, 18 nel 2018 e 19 nel 2019. Il numero di schede informative redatte è cresciuto notevolmente da sei nel 2016 a 93 nel 2017; ha poi raggiunto un picco di 103 nel 2018 ed è risceso a 17 nel 2019.

La Commissione ha continuato a pubblicare relazioni sui cicli negoziali, documenti di sintesi e proposte di testo per la redazione degli accordi commerciali in fase di negoziazione; ha inoltre pubblicato la terza relazione annuale globale di valutazione dell’attuazione degli accordi commerciali dell’UE, mettendo i portatori di interesse, la società civile e le altre istituzioni dell’UE nella condizione di verificare come l’Unione attua i suoi accordi e offrendo insegnamenti per i negoziati commerciali in corso e futuri.

Grafico che illustra la portata dei dialoghi sulla politica commerciale dell’Unione europea con la società civile

La Commissione dialoga con 529 organizzazioni della società civile registrate grazie a uno specifico quadro permanente dedicato al dialogo con la società civile. Nel 2019 oltre 1 000 cittadini hanno partecipato a 24 riunioni del dialogo con la società civile e la commissaria dell’Unione europea per il Commercio Cecilia Malmström ha tenuto due dialoghi con i cittadini negli Stati membri.

Il gruppo di esperti sugli accordi commerciali si è riunito sei volte nel 2019 per discutere questioni quali il commercio elettronico, la riforma dell’OMC e l’attuazione degli accordi commerciali. Il gruppo, composto da 28 organizzazioni che rappresentano imprese, sindacati, consumatori e organismi ambientali, mira a promuovere il dialogo e raccogliere opinioni da un’ampia gamma di portatori di interesse.

L’accordo commerciale UE-Mercosur

In giugno l’UE ha raggiunto un’intesa politica su un accordo commerciale globale con il Mercosur, nello specifico con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.

Sintesi dell’accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur.

L’accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur è importante in quanto entrambe le parti si impegnano chiaramente a favore di un commercio internazionale aperto e fondato sulle regole. L’accordo eliminerà oltre 4 miliardi di euro di dazi all’importazione del Mercosur e i paesi del Mercosur avranno un migliore accesso al mercato dell’Unione europea. Ancorerà e sosterrà inoltre le riforme economiche nei paesi del Mercosur, garantendo gli standard più elevati in materia di sicurezza alimentare e protezione dei consumatori. L’accordo sottolinea il diritto di fondare le norme ambientali sul principio di precauzione e contiene impegni giuridicamente vincolanti in materia di diritti dei lavoratori e tutela dell’ambiente, compresa l’effettiva attuazione dell’accordo di Parigi sul clima. L’accordo commerciale tra l’Unione europea e il Mercosur tutelerà oltre 350 specialità tradizionali europee contro le imitazioni. Garantirà inoltre l’eliminazione dei dazi sulle importazioni di prodotti dell’Unione europea, ad esempio automobili (dazio attuale 35 %), prodotti farmaceutici (dazi fino al 14 %), abbigliamento (35 %), calzature in cuoio (35 %), vino (27 %) e cioccolata (20 %). Fonte: Commissione europea.

Nel quadro del più ampio accordo di associazione tra i due blocchi, la nuova intesa consoliderà le strette relazioni politiche ed economiche tra le parti e creerà un mercato di 780 milioni di persone. L’UE è il principale partner commerciale e di investimento del Mercosur, nonché il primo con cui quest’ultimo abbia concluso un accordo commerciale.

Una volta in vigore, l’accordo permetterà di ridurre le tariffe doganali, incrementare le opportunità commerciali, ampliare la scelta per i consumatori, ridurre la burocrazia, stimolare la crescita e la competitività, promuovere valori condivisi come lo sviluppo sostenibile e creare posti di lavoro, oltre a promuovere standard elevati in materia di lavoro e ambiente. L’UE e il Mercosur si sono inoltre impegnati ad attuare efficacemente l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

L’accordo di partenariato economico con il Giappone

L’accordo di partenariato economico UE-Giappone firmato nel luglio 2018 è entrato in vigore il 1º febbraio 2019, creando una zona di libero scambio che interessa oltre 570 milioni di persone. L’accordo elimina quasi tutti i dazi (per un valore di un miliardo di euro) pagati annualmente dalle imprese dell’UE che esportano in Giappone, insieme a una serie di annosi ostacoli normativi.

Shinzō Abe, primo ministro del Giappone, e Jean‑Claude Juncker, presidente della Commissione europea, all’EU-Asia Connectivity Forum, Bruxelles, Belgio, 27 settembre 2019.

Shinzō Abe, primo ministro del Giappone, e Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, all’EU-Asia Connectivity Forum, Bruxelles, Belgio, 27 settembre 2019.

L’accordo incrementa le esportazioni dell’UE, crea nuove opportunità per le imprese europee, ad esempio agevolandone l’accesso ai mercati giapponesi degli appalti pubblici, offre una maggiore scelta ai consumatori e contribuisce agli sforzi congiunti volti a definire norme commerciali internazionali. È il primo accordo commerciale dell’UE a includere un impegno specifico a rispettare l’accordo di Parigi. Nel corso dell’anno l’UE ha proseguito i negoziati con il Giappone sulle norme in materia di protezione degli investimenti e di risoluzione delle controversie.

Asia e Australasia

Il 30 giugno l’UE e il Vietnam hanno firmato accordi in materia di libero scambio e protezione degli investimenti, segnando una tappa importante nel loro partenariato. Si tratta degli accordi più ambiziosi mai negoziati tra l’UE e un’economia emergente. In attesa della ratifica, l’accordo di libero scambio potrebbe entrare in vigore a metà del 2020, mentre l’accordo di libero scambio UE-Singapore è entrato in vigore il 21 novembre.

Gli accordi con i due paesi intensificano ulteriormente l’impegno dell’UE nella regione. Sono stati inoltre organizzati tre cicli di negoziati in vista di un accordo commerciale con l’Indonesia, tre cicli di colloqui con l’Australia e altri quattro cicli con la Nuova Zelanda nell’ambito dei negoziati per la conclusione di accordi commerciali con questi paesi.

Sintesi dell’accordo commerciale tra Unione europea e Vietnam.

Il 30 giugno 2019 l’Unione europea e il Vietnam hanno firmato un accordo di libero scambio e un accordo sulla protezione degli investimenti. Si tratta dell’accordo di libero scambio più ambizioso mai concluso con un paese in via di sviluppo. Porterà alla rimozione del 99 % dei dazi doganali tra l’Unione europea e il Vietnam. Nel 2018 gli scambi di merci tra l’Unione europea e il Vietnam ammontavano a 49 miliardi di euro. L’Unione europea esporterà prodotti ad alta tecnologia e prodotti elettrici, macchinari e aeromobili, mentre importerà apparecchi telefonici, calzature, riso e prodotti tessili. L’accordo tiene anche conto dello sviluppo sostenibile, dato che il Vietnam si è impegnato ad attuare le fondamentali norme internazionali del lavoro, a combattere i cambiamenti climatici e a proteggere la biodiversità. Fonte: Consiglio dell’Unione europea.

Sintesi dell’accordo commerciale tra Unione europea e Singapore.

Singapore è il primo partner commerciale dell’Unione europea nel sud-est asiatico. Gli accordi commerciali e di investimento conclusi costituiranno il parametro di riferimento per la cooperazione dell’Unione con gli altri paesi della regione. I principali settori coperti da tali accordi sono l’etichettatura e le prove di sicurezza, la proprietà intellettuale, le energie rinnovabili, le imprese più piccole, gli appalti pubblici, l’ambiente e il lavoro. Genereranno un valore totale di scambi bilaterali pari a 58,1 miliardi di euro e 21,1 miliardi di euro di esportazioni europee. L’Unione europea esporterà automobili e macchinari e importerà prodotti chimici e farmaceutici. Per quanto riguarda gli scambi di servizi, il valore totale degli scambi bilaterali sarà di 44,4 miliardi di euro. Circa 10 000 società dell’Unione europea già utilizzano Singapore come hub regionale. Il valore degli investimenti bilaterali dell’Unione europea è stato pari a 255,5 miliardi di euro nel 2016, con un aumento del 25 % degli investimenti bilaterali totali tra il 2014 e il 2015. Tra gli altri benefici offerti dal nuovo accordo tra l’Unione europea e Singapore figurano l’eliminazione di tutti di dazi di Singapore sulle esportazioni dell’Unione europea e della maggior parte dei dazi dell’Unione europea sui prodotti di Singapore, come pure la rimozione degli ostacoli non tariffari in settori come l’elettronica, in cui Singapore riconoscerà le norme dell’Unione europea. L’accordo contribuirà inoltre a proteggere i diritti dei lavoratori e a introdurre un accordo sulla protezione degli investimenti per tutta l’Unione. Fonte: Consiglio dell’Unione europea.

Stati Uniti

Sviluppare un programma positivo per il commercio, affrontare le questioni di interesse comune ed evitare le controversie commerciali si sono confermati gli elementi cardine nei rapporti con gli Stati Uniti, in linea con la dichiarazione congiunta del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, del 2018 che ha istituito un gruppo di lavoro esecutivo per facilitare gli scambi e definire un programma positivo per il commercio transatlantico.

Breve sintesi degli scambi tra Unione europea e Stati Uniti.

Gli Stati Uniti sono il principale mercato di esportazione di merci dell’Unione europea. Nel 2018 il 21 % delle esportazioni totali di merci dell’Unione europea era destinato agli Stati Uniti, per un valore pari a 407 miliardi di euro. Fonte: Eurostat.

Nel 2019 il gruppo si è concentrato sulle questioni normative. In aprile il Consiglio ha incaricato la Commissione di svolgere negoziati con gli Stati Uniti in materia di dazi sui beni industriali e valutazione della conformità.

Nel mese di luglio la Commissione ha pubblicato una relazione sullo stato di avanzamento dell’attuazione della dichiarazione congiunta, dalla quale sono emersi risultati positivi in particolare in settori quali l’energia, la soia, i prodotti farmaceutici, la cibersicurezza e i dispositivi medici. Nel 2019 le importazioni nell’UE di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti hanno raggiunto il volume più elevato di sempre, contribuendo a un approvvigionamento energetico più diversificato e sicuro. Altri ambiti di lavoro sono stati la valutazione della conformità, le norme per le tecnologie nuove ed emergenti e l’avanzamento dei progressi compiuti in settori specifici. Durante la prosecuzione dei lavori entrambe le parti hanno convenuto di non introdurre nuovi dazi sui loro scambi commerciali.

A luglio l’UE ha deciso di aumentare la quota degli Stati Uniti del suo contingente per l’importazione di carni bovine prive di ormoni; a loro volta gli Stati Uniti hanno accettato di non reintrodurre un’azione nei confronti dell’UE nell’ambito dell’indagine a norma della sezione 301 relativa alle misure dell’UE sulle carni e i prodotti a base di carne. È inoltre entrato in vigore l’accordo sul reciproco riconoscimento relativo alle ispezioni dei siti di produzione dei medicinali per uso umano.

Cina

Dal vertice UE-Cina di aprile sono scaturiti diversi impegni congiunti. La Cina ha accettato di eliminare vari ostacoli agli scambi e si è impegnata a concludere un accordo per la protezione delle indicazioni geografiche (i nomi dei prodotti alimentari e delle bevande tradizionali europei) nonché a completare negoziati globali sugli investimenti entro il 2020.

Sintesi dell’accordo sulle indicazioni geografiche tra Unione europea e Cina.

L’accordo sulle indicazioni geografiche stretto tra l’Unione europea e la Cina è un accordo storico tra le due parti. È un esempio concreto di cooperazione e riflette l’apertura e il rispetto delle norme internazionali come base per le relazioni commerciali. 100 indicazioni geografiche dell’Unione europea sono protette in Cina e 100 indicazioni geografiche cinesi sono protette nell’Unione europea. L’elenco delle indicazioni geografiche dell’Unione europea protette in Cina comprende prodotti quali Mozzarella di Bufala Campana, Languedoc, Elia Kalamatas e Münchener Bier. L’elenco dei prodotti cinesi include Wuyuan Lü Cha (tè verde Wuyuan), Chaidamu Gou Qi (bacche di goji Chaidamu), Panjin Da Mi (riso Panjin) e Wuchuan Yue Bing (dolce della luna Wuchuan). La Cina ha un mercato di 1,4 miliardi di consumatori ed è la seconda destinazione principale delle esportazioni di prodotti agroalimentari dell’Unione europea; il valore degli scambi è stato pari a 13,5 miliardi di euro nel periodo da novembre 2018 a ottobre 2019, facendo registrare un aumento del 27,2 % in un anno. Il mercato cinese è un mercato ad alto potenziale di crescita per i prodotti alimentari e le bevande europei, con una classe media in aumento che apprezza i prodotti europei tipici. Anch’esso è dotato di un sistema ben consolidato di indicazioni geografiche che attende di essere ulteriormente scoperto dai consumatori dell’Unione grazie a questo accordo. In seguito alla conclusione dei negoziati, l’accordo sarà ora sottoposto a un controllo giuridico. Per quanto riguarda l’Unione europea, spetterà al Parlamento europeo e al Consiglio dare l’approvazione. L’accordo dovrebbe entrare in vigore entro la fine del 2020. Quattro anni dopo l’entrata in vigore, l’ambito di applicazione dell’accordo sarà esteso ad altre 175 indicazioni geografiche per parte. Tali indicazioni geografiche dovranno seguire la stessa procedura di registrazione dei 100 nomi già contemplati dall’accordo. Fonte: Eurostat.

I negoziati sulla protezione delle indicazioni geografiche si sono conclusi in novembre dopo nove anni. Una volta entrato in vigore, l’accordo dovrebbe fornire un elevato livello di protezione per 200 denominazioni; altre 175 saranno protette entro quattro anni. Il mercato della Cina è il secondo maggiore per i prodotti agroalimentari dell’UE ed è in crescita per quanto riguarda i prodotti con un’indicazione geografica specifica.

L’UE e la Cina hanno tenuto sei cicli di colloqui in vista di un accordo di investimento e hanno continuato a lavorare alla riforma dell’OMC.

Sintesi degli scambi tra Unione europea e Cina.

L’Unione europea è il principale partner commerciale della Cina, mentre la Cina è il secondo partner commerciale dell’Unione. Nel 2018 gli scambi di merci tra l’Unione europea e la Cina ammontavano a 1,7 miliardi di euro al giorno. Nel 2018 l’Unione europea ha esportato in Cina merci per un valore di 211 miliardi di euro e ha importato dalla Cina merci per un valore di 395 miliardi di euro. L’Unione europea ha esportato in Cina servizi per un valore di 51 miliardi di euro, mentre la Cina ha esportato nell’Unione europea servizi per un valore di 30 miliardi di euro. L’Unione europea sta attualmente negoziando un accordo globale sugli investimenti con la Cina, che dovrebbe creare condizioni più eque per le imprese come pure nuove opportunità di mercato per entrambe le parti. L’accordo dovrebbe inoltre incoraggiare la Cina a portare avanti le riforme economiche e a dare al mercato un ruolo più decisivo, aprendo così la strada ad ambizioni commerciali più ampie al momento opportuno. Fonte: Eurostat.

Vicinato meridionale e orientale

L’accordo di associazione UE-Marocco è stato modificato in modo da includere il popolo del Sahara occidentale, aprendo la via a una ripresa dei colloqui sull’approfondimento dell’accordo commerciale tra l’UE e il Marocco. I negoziati per una zona di libero scambio globale e approfondito con la Tunisia sono stati sospesi in maggio a causa della situazione politica del paese.

L’UE ha tenuto discussioni bilaterali in materia di scambi e investimenti con alcuni dei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo. Gli avanzamenti negoziati con la Giordania nel quadro del regime delle norme di origine al fine di sostenere l’occupazione dei rifugiati siriani hanno iniziato ad applicarsi all’inizio del 2019.

Per quanto riguarda le zone di libero scambio globale e approfondito con la Georgia, la Moldova e l’Ucraina, l’UE si è concentrata sull’attuazione. Ha inoltre raggiunto un accordo con l’Ucraina per limitare le esportazioni di pollame del paese nell’UE. Il 6 luglio l’UE ha siglato un accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione con il Kirghizistan, che comprende importanti capitoli commerciali.

America latina

Nel 2019 sono proseguiti i lavori con il Messico volti alla firma e conclusione dell’accordo globale aggiornato. L’UE e il Cile hanno tenuto tre cicli di negoziati per aggiornare l’accordo commerciale che li lega dal 2002. L’obiettivo è raggiungere un accordo ambizioso, equilibrato e progressivo che liberalizzi ulteriormente gli scambi e gli investimenti, promuova i valori dell’UE e affronti questioni quali il commercio e il genere. Le disposizioni relative a quest’ultimo tema permetteranno di comprendere meglio i vincoli e le opportunità cui sono confrontate le donne nel commercio internazionale, come pure di condividere le migliori pratiche volte a facilitare la partecipazione femminile in questo settore.

Bottiglie di vino sullo scaffale di un supermercato.

French wine in a Mexico City supermarket selling European products. The modernised EU–Mexico Global Agreement will liberalise 99 % of trade between the two parties.

Nel mese di giugno, nell’ambito dell’attuazione degli accordi commerciali, il comitato di associazione UE-America centrale ha tenuto la sua quinta riunione; in ottobre si è poi riunito il comitato per il commercio che riunisce l’UE, la Colombia, l’Ecuador e il Perù.

Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico

Gli accordi di partenariato economico sono accordi commerciali e di sviluppo tra l’UE e i paesi e le regioni dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Attualmente sono in vigore a titolo provvisorio 31 accordi di questo tipo, che possono essere considerati come elementi costitutivi di una futura zona di libero scambio intercontinentale, una delle finalità di lungo termine della nuova alleanza Africa-Europa per gli investimenti e l’occupazione sostenibili che promuove l’impegno dell’Africa per la creazione di una zona continentale di libero scambio. In febbraio le Comore hanno aderito all’accordo con l’Africa orientale e meridionale e, in ottobre, l’UE ha avviato colloqui con i cinque paesi che stanno attuando l’accordo in vigore al fine di ampliarne l’ambito al di là delle riduzioni tariffarie per affrontare altri ostacoli al commercio e agli investimenti e creare nuove opportunità. L’UE ha discusso di scambi e investimenti anche nell’ambito dei negoziati in corso per un accordo quadro destinato a sostituire l’accordo di Cotonou.

Capitolo 7

Uno spazio di giustizia e di diritti fondamentali basato sulla reciproca fiducia

© Fotolia

Affinché la democrazia prosperi nella nostra società sono indispensabili tribunali indipendenti che assicurino la tutela dei diritti fondamentali e delle libertà civili, una società civile attiva e media liberi che garantiscano il pluralismo. Nel 2019 la Commissione ha deciso di adottare una serie di misure volte a rafforzare lo Stato di diritto nell’Unione europea attraverso azioni volte a promuovere meglio questo principio fondamentale, a prevenire le minacce e a rispondere alle violazioni che lo riguardano.

La nuova normativa aggiornata dell’UE consolida la tutela dei consumatori contrastando le pratiche commerciali ingannevoli, introducendo un regime sanzionatorio efficace e fornendo mezzi di ricorso alle vittime di pratiche sleali.

Le nuove forme di protezione per gli informatori rafforzano l’applicazione delle norme dell’UE nel caso di violazioni che potrebbero arrecare un grave pregiudizio all’interesse pubblico. Proteggendo coloro che, facendosi avanti per rivelare violazioni del diritto dell’UE, si assumono un rischio, l’UE assume una posizione forte. Le medesime norme proteggono inoltre la libertà di espressione e la libertà dei media, dato che gli informatori sono fonti fondamentali per i giornalisti d’inchiesta.

Le elezioni del Parlamento europeo del 2019 hanno visto la più alta affluenza dal 1994 (50,7 %). L’approccio coordinato degli Stati membri e delle istituzioni dell’UE, compresa l’attuazione del «pacchetto elezioni» della Commissione, ha contribuito a proteggere le seconde elezioni democratiche più vaste al mondo da manipolazioni e interferenze.

Rafforzare lo Stato di diritto

Lo Stato di diritto è uno dei valori comuni sui quali si fonda l’Unione europea e la sua difesa è una responsabilità condivisa di tutti gli Stati membri e delle istituzioni dell’UE.

Il rispetto dello Stato di diritto è essenziale per il funzionamento dell’UE in tutti i settori: dal mercato interno, alla cooperazione in materia di giustizia e affari interni. Difendere lo Stato di diritto vuol dire anche garantire che i giudici nazionali, che sono anche giudici dell’UE, possano adempiere il loro ruolo quando trattano questioni relative all’applicazione del diritto dell’UE.

In aprile la Commissione ha iniziato a tracciare un bilancio degli strumenti disponibili per monitorare, valutare e tutelare lo Stato di diritto all’interno dell’Unione, ripercorrendo l’esperienza degli anni passati e auspicando un più ampio dibattito a livello europeo su come rafforzare ulteriormente questo principio. L’esperienza passata ha evidenziato la necessità di una migliore promozione, di una prevenzione precoce di rischi o violazioni per quanto riguarda lo Stato di diritto e di una reazione efficace quando si verificano tali problemi.

In luglio la Commissione ha adottato una seconda comunicazione nella quale delinea le proprie proposte nei tre pilastri della promozione, della prevenzione e della risposta.

Per quanto riguarda il primo ambito (la promozione), la Commissione rafforzerà la comunicazione sullo Stato di diritto rivolta al pubblico, intensificherà la cooperazione con il Consiglio d’Europa e altre organizzazioni internazionali e fornirà finanziamenti alle parti interessate, compresa la società civile, attive nella promozione di una cultura comune dello Stato di diritto.

Passando al secondo ambito (la prevenzione), la Commissione istituirà un ciclo annuale di esame dello Stato di diritto per monitorare la situazione in tutti gli Stati membri. A tal fine redigerà una relazione annuale sullo Stato di diritto, svilupperà ulteriormente il quadro di valutazione UE della giustizia e rafforzerà il dialogo con le altre istituzioni dell’UE, con gli Stati membri e con le parti interessate.

Per quanto riguarda infine il terzo ambito (la risposta), la Commissione adotterà un approccio strategico alle procedure di infrazione sulla scorta dell’evoluzione della giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Illustrazione sintetica di come funziona lo Stato di diritto.

L’obiettivo del quadro sullo Stato di diritto è affrontare le minacce sistemiche allo Stato di diritto attraverso un dialogo in più fasi tra la Commissione e gli Stati membri interessati. Il quadro prevede una valutazione della Commissione, seguita da un suo parere e da una sua raccomandazione, e consta di un processo di monitoraggio del seguito dato alla raccomandazione della Commissione. L’articolo 7 del trattato sull’Unione europea è una misura eccezionale e di ultima istanza per prevenire o risolvere una violazione grave dello Stato di diritto da parte di uno Stato membro. In base al meccanismo ivi previsto, su proposta del Parlamento, della Commissione o di un terzo degli Stati membri, il Consiglio europeo constata una violazione dei valori di cui all’articolo 2 e può decidere di imporre sanzioni di vasta portata, tra cui la sospensione dei diritti di voto in seno al Consiglio. Le procedure di infrazione mirano a garantire la corretta attuazione e il rispetto del diritto dell’Unione europea a livello nazionale. Si tratta di un processo in tre fasi che vede coinvolti la Commissione e lo Stato membro e che può concludersi con il deferimento della questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea da parte della Commissione.

La Commissione ha inoltre auspicato la rapida adozione della proposta, presentata nel contesto del quadro finanziario pluriennale, relativa alla tutela del bilancio dell’UE nel caso in cui carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto costituiscano un rischio per gli interessi finanziari dell’UE.

La Commissione ha avviato vari procedimenti d’infrazione relativi allo Stato di diritto. Il 24 giugno e il 5 novembre 2019 la Corte di giustizia si è pronunciata in maniera definitiva su alcuni procedimenti di infrazione avviati dalla Commissione nei confronti della Polonia, confermando che la legislazione polacca relativa all’abbassamento dell’età per il pensionamento dei giudici della Corte suprema e dei giudici ordinari viola il diritto dell’UE in materia di indipendenza della magistratura. Il 10 ottobre 2019 la Commissione ha inoltre deciso di deferire la Polonia alla Corte di giustizia nell’ambito di procedimenti di infrazione riguardanti il nuovo regime disciplinare per i giudici che, non garantendo le necessarie garanzie per tutelare i giudici polacchi dal controllo politico, compromette l’indipendenza della magistratura.

Nel quadro del semestre europeo e sulla base di una proposta della Commissione, il Consiglio ha formulato raccomandazioni specifiche per paese sul funzionamento del sistema giudiziario rivolte alla Croazia, all’Italia, a Cipro, all’Ungheria, a Malta, al Portogallo e alla Slovacchia.

Tutela dei diritti e lotta alla discriminazione

Garantire i diritti delle persone con disabilità

L’atto europeo sull’accessibilità adottato in aprile garantisce che determinati prodotti e servizi quali telefoni cellulari, computer, libri elettronici, commercio elettronico, siti web di trasporto e servizi bancari per i consumatori siano accessibili alle persone con disabilità.

Video sull’accessibilità della città di Varsavia.

In December, Warsaw won the 2020 Access City Award, which recognises a city’s willingness, ability and efforts to become more accessible.© European Union, 2019

In maggio la Commissione ha lanciato la campagna di sensibilizzazione «Come l’UE contribuisce a combattere la discriminazione sul lavoro», che informa le persone e le imprese sui loro diritti e doveri.

Proteggere gli informatori

In ottobre sono state adottate norme a livello dell’UE per garantire un grado elevato di protezione per gli informatori che segnalano violazioni del diritto dell’UE. La direttiva riguarda un’ampia gamma di settori chiave quali gli appalti pubblici, la sicurezza dei prodotti, degli alimenti e dei trasporti, la tutela dell’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza nucleare. Le nuove norme istituiscono canali di segnalazione riservati, sia all’interno di organizzazioni pubbliche o private che delle autorità pubbliche, e proteggeranno i lavoratori contro il licenziamento e altre forme di ritorsione.

Lottare contro la disinformazione, i reati d’odio e l’incitamento all’odio

In gennaio la quarta valutazione del Codice di condotta dell’UE per contrastare l’illecito incitamento all’odio online, firmato nel 2016 con i principali colossi dell’informatica, ha dimostrato che l’iniziativa continua a produrre risultati positivi. Le società informatiche valutano l’89 % dei contenuti segnalati entro 24 ore, rimuovendo i contenuti nel 72 % dei casi, contro il 40 % e il 28 %, rispettivamente, nel 2016, anno in cui il Codice è stato varato. La valutazione ha anche evidenziato gli ambiti in cui le imprese devono migliorare il proprio feedback agli utenti.

In vista delle elezioni europee la Commissione ha pubblicato relazioni mensili di Facebook, Google e Twitter che evidenziavano alcuni progressi per quanto riguarda il vaglio delle inserzioni pubblicitarie, la trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica, la chiusura dei profili falsi e i sistemi di marcatura dei bot. I firmatari dovranno ad ogni modo fare di più, in particolare al fine di sviluppare strumenti volti ad aumentare la trasparenza e l’affidabilità dei siti web che ospitano messaggi pubblicitari.

Sintesi dell’impatto del Codice di condotta dell’Unione europea sulle rimozioni di contenuti di incitamento all’odio online.

Nel corso del primo ciclo di monitoraggio, nel dicembre 2016, il tasso di notifiche esaminate nelle prime 24 ore ha raggiunto il 60 % per YouTube, il 50 % per Facebook e il 20 % per Twitter. Nel secondo ciclo di monitoraggio, nel maggio 2017, il tasso di notifiche esaminate nelle prime 24 ore ha raggiunto il 40 % per YouTube e si è attestato appena al di sotto del 60 % per Facebook e del 40 % per Twitter. Nel terzo ciclo di monitoraggio, nel dicembre 2017, il tasso di notifiche esaminate nelle prime 24 ore ha raggiunto il 60 % per YouTube, l’80 % per Twitter e si è attestato appena al di sotto del 90 % per Facebook. Nel quarto ciclo di monitoraggio, nel dicembre 2018, il tasso di notifiche esaminate nelle prime 24 ore ha raggiunto l’80 % per YouTube, ha superato il 90 % per Facebook e si è attestato appena al di sotto del 90 % per Twitter. Nell’ambito di questo ciclo sono stati monitorati anche Instagram e Google + e le notifiche esaminate entro le prime 24 ore sono state, rispettivamente, appena al di sotto dell’80 % e del 60 %. Il tasso medio di notifiche esaminate è cresciuto costantemente, passando dal 40 % del dicembre 2016 al 50 % nel maggio 2017, all’80 % nel dicembre 2017 a quasi il 90 % nel dicembre 2018.

Panoramica dell’azione congiunta e coordinata dell’Unione europea contro la disinformazione.

L’Unione europea dispone di un’azione congiunta e coordinata contro la disinformazione dal marzo 2015, quando è stata varata la task force East StratCom del servizio europeo per l’azione esterna, cui è seguita la creazione di un quadro congiunto per contrastare le minacce ibride nell’aprile 2016. Nella primavera del 2018 è stata pubblicata la comunicazione "Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo", cui sono seguiti un "pacchetto di misure per garantire elezioni europee libere e corrette" e un "codice di buone pratiche contro la disinformazione" nel settembre 2018 e l’avvio dell’osservatorio per l’analisi dei social media nel novembre dello stesso anno. Il mese successivo è stato avviato un piano d’azione contro la disinformazione. Nel gennaio 2019 si è tenuta la prima riunione della rete di cooperazione europea in materia elettorale e, da allora fino al maggio 2019, le piattaforme online hanno presentato relazioni. Nel marzo 2019 è stata organizzata la settimana europea dell’alfabetizzazione mediatica e è stato istituito il sistema di allarme rapido. Nel maggio 2019 la Commissione europea ha partecipato alla riunione informale dei leader dell’Unione a 27 (tutti gli Stati membri ad eccezione del Regno Unito) a Sibiu.

Maggiore protezione dei dati personali

Nel corso del primo anno dall’adozione del regolamento generale sulla protezione dei dati (RGPD), la priorità della Commissione è stata quella di garantirne la corretta applicazione. Secondo le conclusioni della relazione di luglio della Commissione, la maggior parte degli Stati membri aveva istituito il quadro giuridico necessario; la Commissione monitorerà il modo in cui essi si conformano all’RGPD per arginare la frammentazione del quadro per la protezione dei dati.

Tra le imprese si sta diffondendo una cultura della conformità, mentre i cittadini sono sempre più consapevoli dell’importanza della protezione dei dati come pure dei loro diritti, che esercitano in misura crescente. Nel contempo si registrano progressi anche in termini di convergenza internazionale verso standard rigorosi di protezione dei dati.

Un ritratto di Wojciech Wiewiórowski.

Wojciech Wiewiórowski was appointed European Data Protection Supervisor in December 2019 for a term of 5 years.

Un esempio dei benefici che derivano da questa convergenza globale è l’accordo di adeguatezza reciproca tra l’UE e il Giappone entrato in vigore in febbraio, che costituisce il più grande spazio al mondo di circolazione libera e sicura dei dati. I cittadini europei i cui dati personali saranno trasferiti in Giappone beneficeranno di una protezione forte delle informazioni relative alla vita privata, mentre le imprese dell’UE trarranno vantaggio da un accesso privilegiato al mercato giapponese.

La Commissione sta inoltre monitorando il recepimento negli ordinamenti nazionali degli Stati membri della direttiva sulla protezione dei dati nell’ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia, attività che ha condotto all’avvio di diverse procedure di infrazione nei confronti di Stati membri.

Uguaglianza

La nuova direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare adottata in giugno promuoverà la ripartizione equa delle responsabilità di assistenza tra donne e uomini. Per ulteriori informazioni si rimanda al capitolo 5.

La Commissione ha proseguito le attività di sensibilizzazione sui diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI). L’ultima relazione annuale sulla promozione dell’uguaglianza LGBTI, pubblicata nel mese di marzo, fornisce una panoramica delle misure della Commissione per combattere la discriminazione.

I colori dell’arcobaleno illuminano un edificio.

The EU’s European External Action Service building lit with the colours of the rainbow flag to mark the International Day against Homophobia, Transphobia and Biphobia, Brussels, Belgium, 16 May 2019.

La Commissione ha portato avanti la preparazione del quadro dell’UE per le strategie nazionali di integrazione dei rom dopo il 2020, dispositivo essenziale per lo sviluppo di strumenti e strutture nazionali e dell’UE volti a promuovere l’inclusione delle persone rom.

Cittadinanza dell’Unione europea

Nel mese di gennaio la Commissione ha pubblicato una relazione sui programmi di soggiorno e di cittadinanza per investitori (i cosiddetti «passaporti d’oro») in vigore in alcuni Stati membri, in base ai quali per ottenere la cittadinanza o il permesso di soggiorno dello Stato membro in questione è sufficiente effettuarvi un investimento, senza dimostrare un legame effettivo con esso. Ciò incide sulla cittadinanza dell’UE: in genere tale legame è una condizione necessaria per ottenere la cittadinanza di uno Stato membro e, su questa base, i paesi dell’UE hanno accettato che chiunque diventi cittadino di uno Stato membro acquisisca automaticamente anche la cittadinanza dell’UE.

Nella relazione la Commissione ha rilevato i rischi che tali programmi di soggiorno e di cittadinanza per investitori comportano per l’UE, in particolare in termini di sicurezza, riciclaggio di denaro, evasione fiscale e corruzione, e ha espresso preoccupazione per il fatto che le misure adottate dagli Stati membri non siano sempre sufficienti per attenuare tali rischi. La Commissione ha istituito un gruppo di esperti degli Stati membri per esaminare i rischi derivanti da tali programmi e affrontare le questioni della trasparenza e della buona governance, e continuerà a monitorare la conformità di tali programmi al diritto dell’UE. Per ulteriori informazioni si rimanda al capitolo 8.

Nell’ambito delle più ampie misure volte a proteggere le elezioni del Parlamento europeo del 2019, la Commissione ha sostenuto gli Stati membri nell’istituzione e nell’organizzazione delle riunioni di una rete di cooperazione europea in materia elettorale. Riunendo i rappresentanti delle autorità degli Stati membri competenti in materia elettorale, la rete consente scambi pratici su questioni pertinenti per condurre elezioni libere e corrette, tra cui la protezione dei dati, la cibersicurezza, la trasparenza e le attività di sensibilizzazione. Continuerà ad affrontare i rischi potenziali, ad individuare soluzioni e a contribuire alla creazione di sistemi elettorali e democratici più resilienti in tutta l’UE.

Grafico che illustra le misure di sicurezza rafforzate per le carte d’identità e i loro vantaggi.

Le misure per rafforzare la sicurezza delle carte d’identità nazionali impongono che queste siano dotate di un microprocessore senza contatto e siano fatte di plastica rigida anziché di carta. Il microprocessore ad elevata sicurezza deve contenere un’immagine del volto e due impronte digitali, gli elementi più affidabili per verificare l’identità di una persona e l’autenticità di un documento di viaggio. I cittadini beneficeranno di maggiore protezione contro la falsificazione, la copia, le frodi e l’abuso dei loro documenti. Verifiche più agevoli consentiranno controlli più rapidi ed efficaci alle frontiere, ad esempio negli aeroporti. Le nuove carte d’identità avranno una validità massima di 10 anni per tenere conto dei cambiamenti del volto e dei futuri sviluppi in materia di sicurezza. La validità delle carte d’identità rilasciate a persone di età pari o superiore a 70 anni può superare i 10 anni. Le vecchie carte d’identità non sufficientemente sicure attualmente in uso dovranno essere sostituite per eliminare le lacune in materia di sicurezza.

Nell’ambito delle azioni volte a facilitare l’esercizio del diritto di circolare e soggiornare liberamente all’interno dell’UE, in giugno l’UE ha adottato un regolamento sulla sicurezza delle carte d’identità e dei titoli di soggiorno. Le nuove disposizioni definiscono norme minime comuni per le carte d’identità dei cittadini dell’UE e per le carte di soggiorno dei loro familiari cittadini di paesi terzi nonché contenuti minimi per i documenti di soggiorno dei cittadini dell’UE. In questo modo i documenti saranno più sicuri e affidabili e godranno di maggiore fiducia e accettazione, consentendo ai cittadini di viaggiare in maniera più agevole in tutta l’UE, riducendo gli ostacoli all’esercizio del diritto alla libera circolazione ed eliminando le falle nel sistema che terroristi e altri criminali potrebbero cercare di sfruttare.

Al fine di consolidare il diritto dei cittadini dell’UE alla protezione consolare nei paesi extra UE nei quali il loro Stato membro non è rappresentato, sono state adottate nuove norme per creare un moderno documento di viaggio provvisorio dell’UE. Tali norme garantiranno che i cittadini dell’UE possano ricevere, in tempi rapidi e da qualsiasi Stato membro, un documento sicuro e ampiamente accettato che consenta loro di tornare a casa in condizioni di sicurezza.

Proteggere i consumatori

Per sensibilizzare i consumatori circa la tutela dalle clausole abusive nei contratti, quali l’indebita limitazione dei diritti giuridici dei consumatori e le modifiche unilaterali, in luglio la Commissione ha pubblicato orientamenti sull’applicazione della direttiva sulle clausole abusive nei contratti.

La direttiva per una migliore applicazione e una modernizzazione delle norme dell’UE relative alla protezione dei consumatori è stata adottata in novembre nell’ambito del «new deal» per i consumatori proposto dalla Commissione nell’aprile del 2018. La direttiva adegua i diritti dei consumatori alle nuove tecnologie introducendo nuove e importanti prescrizioni per l’ambiente online, tra cui il divieto di pubblicità occulta nei risultati di ricerca e di recensioni dei consumatori false e l’obbligo di fornire informazioni circa l’identità della controparte sulle piattaforme online (consumatore privato o rivenditore professionale) come pure sui parametri utilizzati per la classificazione dei risultati e per la personalizzazione dei prezzi mediante processo decisionale automatizzato.

Le nuove norme fissano inoltre ammende dissuasive per «infrazioni diffuse» dei diritti dei consumatori oggetto di azioni coordinate a norma del regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori. Una proposta distinta per un sistema europeo di ricorso collettivo per gruppi di consumatori che hanno subito un danno è ancora in fase di negoziazione tra il Parlamento e il Consiglio.

A seguito delle trattative con la Commissione e con le autorità nazionali di tutela dei consumatori, la piattaforma Airbnb ha modificato le proprie prassi e condizioni di vendita rendendole pienamente conformi alle norme dell’UE in materia di tutela dei consumatori. Ad esempio, le pagine dei risultati indicano ora in maniera chiara qual è il prezzo finale e se l’alloggio è offerto da un privato o da un professionista.

A seguito di un invito della Commissione e delle autorità dell’UE per la tutela dei consumatori, cinque società leader del settore dell’autonoleggio — Avis, Europcar, Enterprise, Hertz e Sixt — hanno modificato le loro modalità di presentazione delle tariffe, rendendole completamente trasparenti per il consumatore.

Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica e a seguito di un lungo dialogo con la Commissione e con le autorità di tutela dei consumatori dell’UE, Facebook ha modificato le sue condizioni d’uso, che ora spiegano con maggiore chiarezza in che modo la società utilizza i dati degli utenti per sviluppare attività di profilazione e fornire pubblicità mirate come fonte di introiti e riconoscono la responsabilità dell’azienda in caso di negligenza.

L’UE facilita il commercio online mettendo i consumatori nella condizione di prendere decisioni informate e di fare acquisti in modo sicuro. La campagna di sensibilizzazione #YourEURight è stata avviata nel 2019 per ricordare ai consumatori i diritti significativi di cui godono quando fanno acquisti da qualsiasi negozio online che vende ai consumatori europei.

Sono state adottate nuove norme per contrastare meglio il fenomeno delle differenze di qualità dei beni di consumo. Parallelamente, la Commissione ha cercato di chiarire quando la vendita di prodotti che recano differenze di qualità (merci vendute in Europa in imballaggi identici o simili pur avendo una composizione differente) costituisce una pratica commerciale illecita, sviluppando una metodologia comune e pubblicando, nel giugno 2019, i risultati di una campagna di prova a livello di UE che ha messo a confronto diversi prodotti alimentari provenienti da diversi Stati membri. È emerso che quasi un terzo dei prodotti alimentari analizzati erano presentati in maniera identica o simile pur avendo una composizione diversa, ma non è stato rilevato alcun modello geografico specifico. I risultati non permettono di dire con certezza se tali differenze incidono sulla qualità né se sono associate ad una pratica ingannevole nei singoli casi.

In seguito all’adozione di orientamenti per assistere le autorità nazionali nell’applicazione del diritto dei consumatori e del diritto alimentare dell’UE per quanto riguarda le differenze di qualità dei prodotti alimentari, la Commissione ha stanziato oltre 4,5 milioni di euro per limitare le differenze di qualità e rafforzare le organizzazioni dei consumatori. Inoltre, la direttiva in materia di pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare è entrata in vigore nel mese di aprile.

In giugno la Commissione ha pubblicato la relazione finale del forum ad alto livello per un miglior funzionamento della filiera alimentare, nella quale si formulano raccomandazioni in materia di pratiche commerciali eque ed efficienti e di trasparenza. La relazione evidenzia anche i problemi relativi a restrizioni territoriali alla fornitura che impediscono ai venditori di rifornirsi dove vogliono. La Commissione ha inoltre avviato un progetto volto a sensibilizzare maggiormente i consumatori in merito alla distribuzione del denaro lungo la filiera alimentare.

Giustizia civile

Sempre nel mese di giugno il Consiglio ha adottato una revisione del regolamento Bruxelles II bis che migliora le norme giuridiche a tutela dei minori nelle dispute transfrontaliere in materia di responsabilità genitoriale, ad esempio quelle connesse all’affidamento, al diritto di visita e alla sottrazione di minori. Con le nuove norme la cooperazione giudiziaria sarà più veloce ed efficiente per garantire che l’interesse superiore del minore venga al primo posto.

Diritto societario

Nel mese di giugno sono anche state adottate nuove norme dell’UE che agevolano gli imprenditori che intendono registrare le proprie imprese online e a livello transfrontaliero, creare nuove succursali o presentare documenti al registro delle imprese. Tali norme sono integrate da un insieme di disposizioni dell’UE in materia di diritto societario, adottate nel mese di novembre, che facilitano le trasformazioni, fusioni e scissioni transfrontaliere di società, garantendo nel contempo una migliore tutela dei diritti dei lavoratori, degli azionisti di minoranza e dei creditori. Le nuove norme offrono certezza del diritto, permettono di risparmiare denaro, riducono gli oneri amministrativi e conferiscono i poteri necessari per bloccare eventuali abusi.

Le nuove norme adottate in novembre in materia di governance delle imprese di investimento e di remunerazione dei relativi dirigenti intendono essere proporzionate alle dimensioni, ai rischi e alle attività delle imprese di investimento, garantendo nel contempo un’adeguata vigilanza su tutti i grandi istituti che potrebbero rappresentare un rischio sistemico. In maggio sono state aggiornate le norme in materia di governance bancaria e remunerazione dei dirigenti delle banche. In particolare, sono rafforzati i poteri delle autorità di rimuovere i membri dall’organo di gestione di una banca qualora sussista il sospetto di un coinvolgimento in attività di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.

Lotta al terrorismo e al riciclaggio di denaro

Nel 2019 la Commissione ha intensificato il sostegno finanziario, operativo e politico agli Stati membri per aiutarli ad accelerare l’attuazione dell’Unione della sicurezza. Alla fine dell’anno, 16 delle 22 iniziative legislative relative all’Unione della sicurezza erano diventate legge. L’UE è stata la prima a combattere i contenuti terroristici online attraverso una proposta di regolamento che obbliga le piattaforme Internet ad eliminare i contenuti terroristici entro un’ora dal ricevimento dell’ordine di rimozione. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno compiuto progressi importanti sulla proposta della Commissione e i lavori proseguiranno nel primo trimestre del 2020.

Nel quadro della risposta globale del Christchurch Call for Action, nel contempo la Commissione, i ministri degli Affari interni degli Stati membri e i rappresentanti del settore privato hanno approvato un protocollo di crisi dell’UE per rispondere alla diffusione virale di contenuti terroristici e di estremismo violento su Internet. Si è inoltre continuato ad attuare le misure previste dal piano d’azione del 2017 sulla protezione degli spazi pubblici, anche dalle minacce terroristiche.

L’UE ha proseguito l’azione fondamentale volta a privare i terroristi dei mezzi necessari per compiere atti terroristici, attraverso norme aggiornate relative all’immissione sul mercato e all’accesso alle sostanze chimiche utilizzate dai terroristi come componenti per la fabbricazione di esplosivi artigianali e nuove misure che danno un giro di vite al finanziamento del terrorismo. L’UE ha proseguito la cooperazione a livello internazionale, ad esempio attraverso lo scambio di dati sulle registrazioni dei nominativi dei passeggeri (PNR) con Australia e Stati Uniti, il lavoro volto a perfezionare un nuovo progetto di accordo con il Canada e la firma del quadro delle Nazioni Unite in materia di cooperazione nella lotta al terrorismo.

Alla fine dell’anno la Commissione ha proposto di avviare negoziati con il Giappone sullo scambio dei dati PNR ed anche con la Nuova Zelanda per quanto riguarda lo scambio di dati personali ai fini delle attività di contrasto con l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (Europol). La Commissione ha inoltre approvato intese bilaterali con le autorità di Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo [tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo], Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia per l’attuazione del piano d’azione comune per i Balcani occidentali sulla lotta al terrorismo.

L’UE ha adottato una serie di misure per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Nel 2019 ha inoltre rafforzato le funzioni di vigilanza dell’Autorità bancaria europea. Saranno introdotte norme uniformi a livello dell’UE per consentire alle autorità degli Stati membri di accedere ai registri nazionali centralizzati dei conti bancari o ai sistemi di reperimento dei dati e migliorare la cooperazione tra le autorità. Quattro relazioni della Commissione hanno inoltre sottolineato la necessità di attuare pienamente e correttamente la quarta e la quinta direttiva antiriciclaggio. In dicembre il Consiglio ha adottato conclusioni sulle priorità strategiche in materia di antiriciclaggio e di contrasto del finanziamento del terrorismo, un testo ambizioso per quanto riguarda la necessità di norme più dettagliate e l’assegnazione di determinate funzioni agli organismi dell’UE.

Intensificare la lotta contro la criminalità

Il Consiglio ha autorizzato la Commissione a negoziare, per conto dell’UE, un accordo con gli Stati Uniti sull’accesso transfrontaliero alle prove elettroniche in materia penale, nonché a partecipare ai negoziati per un secondo protocollo addizionale alla convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica.

Nel 2019 la Commissione ha lavorato all’istituzione della Procura europea, che dovrebbe divenire operativa alla fine del 2020. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno nominato Laura Codruţa Kövesi prima procuratrice capo europea.

L’UE si è mossa per prevenire il traffico illegale di beni culturali. Il regolamento relativo all’introduzione e all’importazione di tali beni nell’UE, adottato in aprile, mira a porre fine al traffico illecito che spesso rappresenta un mezzo di sostegno del terrorismo e di altre attività criminali.

Un più forte sistema europeo per affrontare le catastrofi naturali

Ponte aereo in elicottero in mare aperto dietro un’imbarcazione della guardia costiera durante una dimostrazione dal vivo di un’operazioen di soccorso.

Operation Shark Bait: a live demonstration of an EU rescue mission using Galileo satellite data, Ostend, Belgium, 26 September 2019.

La tendenza verso catastrofi sempre più frequenti e spesso simultanee in Europa ha reso più difficile per gli Stati membri aiutarsi reciprocamente nella risposta alle catastrofi naturali; per questo l’UE ha istituito rescEU, che rafforza il meccanismo di protezione civile dell'Unione. Nel 2019 la Commissione ha continuato a lavorare per rendere operativo RescEU. La flotta di transizione rescEU si è rivelata cruciale per combattere gli incendi boschivi in Grecia nell’agosto 2019.

Sintesi della prima flotta di rescEU.

La prima flotta di rescEU (una riserva europea di capacità di emergenza) sarà composta da mezzi messi a disposizione da Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia e Svezia e comprenderà nove aerei antincendio e sei elicotteri antincendio.

Capitolo 8

Verso una nuova politica della migrazione

© Fotolia

Nel 2019 l’UE ha continuato ad attuare l’agenda europea sulla migrazione, adottando un approccio globale e umano alla gestione di questo fenomeno. Dal 2015 i programmi di reinsediamento finanziati dall’UE hanno garantito a oltre 67 000 rifugiati vulnerabili percorsi legali e sicuri verso l’Europa; sono stati inoltre attuati vari progetti pilota innovativi con diversi Stati membri interessati per rendere possibile la migrazione di manodopera dai paesi partner in Africa.

È proseguita l’opera di prevenzione della migrazione irregolare, in collaborazione con i paesi partner, al fine di contrastare le reti del traffico di esseri umani nel Sahel e migliorare il tasso di rimpatrio delle persone senza diritto di soggiorno nell’UE. Ciò è stato possibile grazie agli accordi formali di riammissione o ai meccanismi pratici di rimpatrio e riammissione esistenti con 23 paesi.

Rispetto ai livelli record raggiunti nel 2015, alla fine dell’anno gli attraversamenti irregolari delle frontiere erano diminuiti del 92 %. Dal 2015 l’UE ha dato prova di solidarietà mettendo a disposizione oltre 12 miliardi di euro per assistere i rifugiati e i migranti vulnerabili nei paesi vicini e nei paesi partner, nonché quasi 11,3 miliardi di euro a favore degli Stati membri per migliorare la gestione della migrazione e delle frontiere.

Il 2019 è stato un anno cruciale per la gestione delle frontiere europee, con l’entrata in vigore, in dicembre, di nuove norme che rafforzano l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Questo nuovo e ambizioso regolamento istituirà un corpo permanente di 10 000 agenti operativi che disporranno di poteri esecutivi e di attrezzature proprie per intervenire ovunque ve ne sia la necessità lungo le frontiere esterne dell’UE e su richiesta di paesi non vicini.

Agenda europea sulla migrazione

Nel settembre 2017 gli Stati membri hanno collettivamente assunto l’impegno di reinsediamento più consistente fino ad oggi, volto a reinsediare oltre 50 000 persone bisognose di protezione internazionale. L’attuazione è proseguita nel corso del 2019 e la Commissione ha continuato ad aiutare gli Stati membri a tener fede al loro impegno. Poiché rimangono elevate le esigenze globali di reinsediamento, un impegno costante a livello europeo è fondamentale. Fino a dicembre nell’ambito del programma erano state reinsediate 43 800 persone, cifra che corrisponde a oltre l’87 % dell’impegno complessivo assunto dagli Stati membri.

Video sull’operato dell’Unione europea in materia di migrazione.

The continent of solidarity: video accompanying the progress report on the Implementation of the European Agenda on Migration.© European Union, 2019

Sintesi dei risultati dei programmi di reinsediamento dell’Unione europea.

Dal 2015 due riusciti programmi di reinsediamento dell’Unione europea hanno aiutato oltre 67 000 persone tra le più vulnerabili e che necessitavano di protezione internazionale a trovare rifugio nell’Unione. Gli Stati membri che provvedono al reinsediamento di persone che necessitano di protezione internazionale attraverso questi programmi ricevono un sostegno finanziario dal bilancio dell’Unione. L’attuale programma di reinsediamento dell’Unione europea (2017-2019) prevede un contributo pari a 10 000 euro per persona reinsediata.

Gestione delle frontiere

In dicembre sono entrate in vigore nuove norme che rafforzano le modalità di gestione, da parte dell’UE, delle proprie frontiere esterne e che consentiranno all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera di istituire un corpo permanente di 10 000 agenti operativi.

I membri del corpo permanente disporranno di poteri esecutivi e di attrezzature proprie per intervenire ovunque ve ne sia la necessità lungo le frontiere esterne dell’UE e nei paesi terzi disposti ad accettare squadre di guardie costiere e di frontiera sul proprio territorio. Gli Stati membri (e i paesi terzi interessati) mantengono in ogni momento la loro sovranità, nonché la responsabilità delle operazioni effettuate alle loro frontiere e delle procedure di rimpatrio. Saranno nominati 40 responsabili dei diritti fondamentali per garantire che i membri del corpo permanente rispettino i diritti dei cittadini dei paesi terzi che attraversano le frontiere esterne (anche in modo irregolare) o che sono soggetti a operazioni di rimpatrio.

La Commissione ha negoziato con successo, con cinque paesi dei Balcani occidentali, accordi sullo status che consentono di dispiegare squadre della guardia di frontiera e costiera europea. L’accordo con l’Albania è entrato in vigore il 1º maggio 2019 seguito, tre settimane più tardi, dal dispiegamento operativo delle squadre. La Commissione e la presidenza finlandese del Consiglio hanno firmato un accordo sullo status con il Montenegro il 7 ottobre e con la Serbia il 19 novembre. La finalizzazione di tali accordi con la Bosnia-Erzegovina e la Macedonia del Nord è ancora in corso.

Sistemi di informazione per la sicurezza, la migrazione e la gestione delle frontiere

In giugno è entrata in vigore una nuova normativa europea che consente lo scambio di dati e la condivisione di informazioni tra i diversi sistemi di informazione a sostegno dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza controlli alle frontiere interne. Una volta ultimata, questa piattaforma interconnessa (prevista per il 2023) consentirà alle autorità preposte ai controlli di frontiera, alla migrazione e al rilascio dei visti, così come alle autorità giudiziarie e di polizia, di effettuare controlli incrociati dei dati di identità con tutti i pertinenti sistemi di informazione dell’UE su un’unica schermata e quindi di segnalare immediatamente chiunque cerchi di utilizzare identità multiple.

Grafico che mostra l’aumento di fondi e personale assegnati all’agenzia dell’Unione europea responsabile per le frontiere nel corso degli anni.

Con il potenziamento dell’agenzia europea per le frontiere il numero delle guardie di frontiera europee dispiegate è aumentato da poco meno di 300 unità nel 2014 alle attuali 1 300; nel 2019 è stata inoltre creata una riserva di 1 500 guardie di frontiera. Gli investimenti nella gestione delle frontiere sono in costante aumento dal 2006 (2,4 miliardi di euro dal 2006 al 2013 e 5,6 miliardi di euro dal 2014 al 2020). Il bilancio approvato per il periodo 2021-2027 rappresenta un notevole aumento degli investimenti, che raggiungono 21,3 miliardi di euro. Fonte: Commissione europea

Grafico che illustra il sistema di ingressi/uscite.

La Commissione ha proposto l’istituzione di un sistema di ingressi/uscite per contribuire alla modernizzazione della gestione delle frontiere esterne migliorando la qualità e l’efficienza dei controlli alle frontiere esterne dello spazio Schengen. In questo modo si aiuteranno gli Stati membri a far fronte all’aumento dei flussi di viaggiatori che entrano nell’Unione europea senza dover aumentare il numero delle guardie di frontiera. Il sistema rafforzerà la sicurezza interna e la lotta contro il terrorismo e le forme gravi di criminalità e permetterà di identificare in maniera sistematica i soggiornanti "fuoritermine" (le persone che rimangono nello spazio Schengen dopo la scadenza del soggiorno autorizzato).

Sono proseguiti i lavori per l’attuazione del sistema di ingressi/uscite (EES) e del sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS). Il primo sostituirà l’attuale metodo di timbratura manuale dei passaporti con un registro elettronico dei dati di identità e del documento di viaggio, nonché dei luoghi e delle date di ingresso e uscita. Contribuirà a garantire che la durata del soggiorno dei cittadini di paesi terzi non sia superiore a quella autorizzata, a migliorare la qualità e l’efficienza dei controlli alle frontiere esterne e ad assistere gli Stati membri nel gestire un numero di viaggiatori sempre maggiore. L’ETIAS garantirà inoltre che le autorità nazionali dispongano di maggiori informazioni per stabilire se le persone che arrivano nell’UE senza obbligo di visto possono rappresentare un rischio in termini di sicurezza o di immigrazione irregolare prima del loro arrivo alle frontiere esterne. Se necessario, potrebbe essere negata loro l’autorizzazione ai viaggi.

Video sulla guardia di frontiera e costiera europea.

Reinforcing the European Border and Coast Guard. © European Union, 2019

Gestire la migrazione e salvare vite umane in mare

Le operazioni congiunte e le missioni navali dell’UE hanno contribuito al salvataggio di oltre 760 000 persone in mare e hanno sostenuto gli Stati membri che accolgono nuovi arrivi dal Mediterraneo.

In linea con il piano d’azione dell’UE contro il traffico di migranti del 2015, in agosto è entrata in vigore la revisione del regolamento relativo alle reti di funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione. Scopo della revisione è garantire una migliore collaborazione e un maggiore coordinamento tra i funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione che gli Stati membri, la Commissione e le agenzie dell’UE impiegano nei paesi terzi, al fine di rispondere più efficacemente all’immigrazione irregolare e alle forme di criminalità transfrontaliera ad essa associate nonché di prevenire e contrastare il fenomeno.

Grafico che mostra l’aumento e il calo degli attraversamenti irregolari delle frontiere nel Mediterraneo dal 2014.

Tra il 2014 e il 2019 gli attraversamenti irregolari delle frontiere sulle tre principali rotte migratorie (Mediterraneo orientale, Mediterraneo centrale e Mediterraneo occidentale) hanno seguito un andamento oscillante che ha fatto registrare, per la maggior parte del periodo, meno di 50 000 arrivi al mese. La rotta del Mediterraneo orientale ha sempre registrato il maggior numero di attraversamenti, seguita dalla rotta del Mediterraneo centrale e da quella del Mediterraneo occidentale. I livelli più elevati di attraversamenti si sono registrati tra l’inizio del 2015 e l’inizio del 2016; il numero di attraversamenti sulla rotta del Mediterraneo orientale ha visto una crescita di molto superiore alla media, fino a raggiungere un picco di 200 000 attraversamenti al mese nell’ottobre 2015; nella sola giornata del 20 ottobre sono stati registrati 10 000 arrivi. Da allora il numero degli attraversamenti irregolari delle frontiere sulle tre rotte principali è sceso ai livelli del 2014, ben al di sotto dei 50 000 arrivi al mese. Fonte: dati tratti dalla "Relazione sullo stato di attuazione dell’agenda europea sulla migrazione" [COM(2019) 481 final] del 16 ottobre 2019. Fonte dei dati: Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera.

La Commissione ha continuato a contribuire agli sforzi volti a impedire ai potenziali migranti di intraprendere viaggi migratori irregolari verso l’UE mettendosi nelle mani dei trafficanti, a rischio della propria vita. Ha finanziato otto campagne di informazione e di sensibilizzazione rivolte direttamente alle comunità di potenziali migranti irregolari nei paesi terzi e alle rispettive comunità della diaspora in Europa, fornendo informazioni obiettive per consentire ai migranti di prendere decisioni informate. La Commissione ha inoltre portato a 22,5 milioni di euro il finanziamento concesso a favore dei partenariati operativi comuni, che comprendono squadre investigative comuni. Questi partenariati tra gli Stati membri e le autorità di contrasto nei paesi terzi mirano a colpire i trafficanti di migranti nell’Africa occidentale e settentrionale.

Disposizioni temporanee

Gli sbarchi nel Mediterraneo centrale hanno messo chiaramente in luce la necessità di trovare soluzioni europee comuni basate sulla solidarietà, sulla responsabilità e sul rispetto dei diritti fondamentali. In attesa di un accordo su un sistema sostenibile a lungo termine nel quadro della riforma del sistema europeo di asilo, la Commissione ha sostenuto attivamente la conclusione di disposizioni temporanee tra Stati membri che facilitano lo sbarco in seguito alle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Nel corso del 2019 la Commissione, con il sostegno delle agenzie dell’UE e su richiesta degli Stati membri, ha inoltre coordinato la ricollocazione volontaria di 1 608 persone.

Rimpatrio e riammissione

Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno continuato i negoziati sulla proposta presentata dalla Commissione nel 2018 volta a rafforzare la direttiva rimpatri. Le modifiche delle norme comuni dell’UE in questo ambito comprendono la semplificazione della procedura di rimpatrio per coloro cui è stato rifiutato l’asilo durante le procedure di frontiera, l’introduzione di procedure più chiare e veloci per l’emissione delle decisioni di rimpatrio e l’obbligo di emettere una decisione di rimpatrio immediatamente dopo l’adozione di una decisione di cessazione del soggiorno regolare.

La capacità dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera di prestare assistenza nelle operazioni di rimpatrio è stata rafforzata in dicembre con l’entrata in vigore di un nuovo regolamento dell’UE, che conferisce all’Agenzia un ruolo più proattivo nel sostenere gli Stati membri in base alle loro esigenze e nell’ampliare la portata della potenziale assistenza a tutte le fasi della procedura di rimpatrio.

L’Unione europea ha concluso 23 strumenti di riammissione con paesi terzi. Nel 2019 i lavori sono proseguiti: sono in corso negoziati con altri sei paesi in vista della conclusione di accordi o dell’istituzione di quadri di cooperazione più ampi in materia di migrazione.

Proteggere chi ne ha bisogno

Riforma dell’asilo

Nonostante l’intenso impegno profuso dalle presidenze rumena e finlandese del Consiglio, gli Stati membri non sono riusciti a raggiungere un consenso e le proposte di riforma della politica dell’UE in materia di asilo sono ancora in fase di stallo. Subito dopo aver assunto le proprie funzioni nel mese di dicembre, il vicepresidente Margaritis Schinas e la commissaria Ylva Johansson hanno intrapreso una serie di visite di consultazione presso i governi degli Stati membri, recandosi in Danimarca, Germania, Grecia, Francia, Italia e Ungheria. Ognuno ha inoltre tenuto un dibattito strutturato con il Parlamento europeo. La consultazione è un elemento importante dell’impegno della presidente von der Leyen ad avanzare sulla questione della migrazione e contribuirà a definire il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, che sarà proposto nel 2020.

Punti di crisi e sostegno a Grecia, Cipro, Malta, Italia e Spagna

Dal 2015 la Commissione ha fornito un sostegno finanziario di 2,2 miliardi di euro per aiutare le autorità greche, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative (ONG) a gestire la migrazione. Il sostegno è stato erogato a titolo del Fondo Asilo, migrazione e integrazione, del Fondo Sicurezza interna e dello strumento per il sostegno di emergenza. La Commissione ha inoltre continuato a fornire un sostegno strutturale alle autorità greche con una presenza permanente su tutte le isole del Mar Egeo.

Dal settembre 2019 la Commissione mantiene una presenza permanente a Cipro per assistere le autorità nazionali nel gestire efficacemente la migrazione. I finanziamenti UE erogati dal 2014 a favore del paese ammontano a 103,5 milioni di euro. Tra il 2014 e la fine del 2019 l’UE ha fornito a Malta un sostegno per un totale di 112,85 milioni di euro a titolo del Fondo Asilo, migrazione e integrazione e del Fondo Sicurezza interna.

Per quanto riguarda l’Italia, i 59,4 milioni di euro stanziati nel 2019 hanno portato l’importo totale degli aiuti di emergenza a 285,2 milioni di euro. Questa azione si aggiunge ai 737,4 milioni di euro di sostegno UE erogato all’Italia nell’ambito dei suoi programmi nazionali per il Fondo Asilo, migrazione e integrazione e del Fondo Sicurezza interna tra il 2014 e il 2020.

La Commissione ha continuato a sostenere la Spagna stanziando, dal 2018, oltre 52 milioni di euro in aiuti di emergenza per fornire sostegno ai migranti, istituire centri locali di registrazione e di preaccoglienza e dispiegare ulteriori forze della Guardia Civil (corpo di gendarmeria).

I migranti che arrivano nei punti di crisi in Grecia e in Italia, così come nei centri di registrazione sulle coste meridionali della Spagna, hanno continuato a essere adeguatamente registrati, identificati e sottoposti a rilevamento delle impronte digitali.

Sostegno finanziario per la gestione efficace della migrazione

L’UE sostiene gli sforzi compiuti a livello nazionale per migliorare la gestione della migrazione e delle frontiere con notevoli finanziamenti erogati attraverso i programmi d’azione nazionali gestiti dagli Stati membri. Nel 2019 ha erogato 467 milioni di euro a titolo del Fondo Asilo, migrazione e integrazione, 442,7 milioni di euro a titolo del Fondo Sicurezza interna (Frontiere e visti) e 92,7 milioni di euro sempre a titolo del Fondo Sicurezza interna (Polizia).

Sintesi dei fondi per la gestione delle migrazioni.

Il Fondo Asilo, migrazione e integrazione sostiene gli Stati membri nella gestione dei flussi migratori, anche negli ambiti dell’asilo, dell’integrazione, della migrazione legale e dei rimpatri. Il Fondo Sicurezza interna sostiene l’impegno degli Stati membri per una maggiore protezione della sicurezza dei cittadini e una migliore gestione e protezione delle frontiere esterne dell’Unione europea. Si compone di due strumenti: il Fondo sicurezza interna (frontiere e visti) e il Fondo sicurezza interna (Polizia). Diritti d’autore: Unione europea.

La dichiarazione UE-Turchia

La dichiarazione UE-Turchia ha continuato a offrire alternative alle rotte pericolose e a salvare vite umane nel Mar Egeo. Nel 2019 il numero di migranti irregolari che hanno raggiunto la Grecia via mare dalla Turchia (circa 60 000) è stato nettamente inferiore rispetto a quello registrato nel periodo precedente la dichiarazione (prima di ottobre 2015). Gli Stati membri hanno aperto percorsi organizzati, sicuri e legali per consentire ai rifugiati siriani che si trovano in Turchia di raggiungere l’Europa, reinsediando circa 25 700 persone (fino alla fine del 2019). Nel 2019 sono stati effettuati 3 854 rimpatri volontari dalla Grecia verso paesi terzi nell’ambito del programma di rimpatrio volontario assistito e reintegrazione, 3 260 dei quali dalla Grecia continentale e 594 dalle isole. Dal 2016 17 900 migranti sono rimpatriati volontariamente dalle isole greche e dalla Grecia continentale grazie al sostegno del programma.

Allo stesso tempo l’UE ha continuato a sostenere la Turchia nel suo impegno di accoglienza dei rifugiati, erogando 6 miliardi di euro per il periodo 2016-2019 a titolo dello strumento per i rifugiati in Turchia.

Alla fine del 2019 la totalità del bilancio era stata assegnata alle attività in questo ambito. Dei 4,7 miliardi di euro che erano stati impegnati, 3,2 miliardi di euro erano stati già erogati. Più di 1,7 milioni di rifugiati continuano a beneficiare della rete di sicurezza sociale di emergenza, un contributo mensile in denaro per aiutarli a soddisfare le loro esigenze di base, e oltre 500 000 bambini rifugiati hanno accesso all’istruzione.

Conversazione tra un operatore umanitario e un signore più anziano.

An EU-funded Emergency Social Safety Net beneficiary, a Syrian refugee from Raqqa, speaks with a World Food Programme staff member in his home, Ankara, Turkey, 24 September 2019.

Offrire più percorsi sicuri, ordinati e legali verso l’Europa

Politica dei visti

L’UE ha continuato ad aggiornare e razionalizzare la propria politica dei visti per i cittadini di paesi terzi che si recano nello spazio Schengen. A partire dal febbraio 2020 il codice dei visti riveduto ridurrà la burocrazia e faciliterà le procedure di rilascio dei visti a viaggiatori affidabili per soggiorni di breve durata, mantenendo nel contempo la sicurezza. Il codice riveduto stabilisce un nuovo meccanismo che prevede condizioni più rigorose per il trattamento dei visti qualora un paese partner non cooperi a sufficienza in materia di riammissione dei propri cittadini che soggiornano illegalmente nell’UE. Per determinate categorie di viaggiatori gli Stati membri potranno rallentare i tempi di trattamento dei visti, ridurre il termine di validità dei visti rilasciati e aumentare l’entità dei diritti da corrispondere per il rilascio dei visti, oltre a modulare l’esenzione da tali diritti.

Agevolazioni per il rilascio dei visti e sospensione del visto

A giugno si sono conclusi, con la sigla dei capi negoziatori, i negoziati tra l’UE e la Bielorussia sugli accordi di facilitazione del rilascio dei visti e di riammissione. Entrambe le parti stanno ora lavorando per ultimare i rispettivi adempimenti interni per procedere con la firma e la conclusione degli accordi, che saranno firmati ed entreranno in vigore simultaneamente.

Il meccanismo di sospensione dei visti è stato rafforzato nel 2017 per consentire una risposta rapida in caso di urgenza. Nel giugno 2019 la Commissione ha ricevuto una notifica dai Paesi Bassi nell’ambito del meccanismo relativo all’Albania. Dopo un attento esame del contenuto della notifica e sulla base delle informazioni disponibili e dei dati pertinenti, la Commissione ha ritenuto che le circostanze necessarie per attivare il meccanismo non fossero soddisfatte e si è impegnata a monitorare la situazione.

Reciprocità dei visti

Oggi i cittadini di circa 60 paesi di tutto il mondo possono viaggiare nell’UE senza bisogno di visto. I cittadini dell’UE dovrebbero a loro volta potersi recare in tali paesi in esenzione del visto. Questo principio di reciprocità è il fulcro della nostra politica comune in materia di visti. Progressi con gli Stati Uniti sono stati compiuti in settembre, quando l’amministrazione statunitense ha annunciato che la Polonia era ammissibile al programma «Viaggio senza visto». Sebbene gli Stati Uniti continuino a esigere il visto per i cittadini di Bulgaria, Cipro, Croazia e Romania, questa evoluzione spiega il motivo per cui la Commissione ha adottato l’approccio della diplomazia paziente nei confronti dell’amministrazione statunitense.

Gli Stati Uniti hanno manifestato la propria disponibilità ad ammettere tali Stati membri al programma «Viaggio senza visto» una volta soddisfatti i requisiti stabiliti dalla legislazione statunitense per quanto riguarda, ad esempio, la cooperazione in materia di sicurezza e la riduzione del tasso di rifiuto del visto.

«Passaporti d’oro» e «visti d’oro»

In gennaio la Commissione ha presentato una relazione esaustiva sui programmi di soggiorno e di cittadinanza per investitori attuati da alcuni Stati membri. Tali programmi, rispettivamente noti come «passaporti d’oro» e «visti d’oro», consentono a una persona di ottenere una nuova cittadinanza o un nuovo permesso di soggiorno unicamente sulla base di investimenti. Per quanto riguarda i paesi che godono dell’esenzione dall’obbligo di visto per l’accesso all’UE, la relazione della Commissione ha sottolineato che tali paesi devono sottoporre coloro che chiedono di accedere ai programmi di cittadinanza per investitori a controlli dei precedenti personali e di sicurezza improntati ai massimi standard possibili. La Commissione sta monitorando la questione nell’ambito del meccanismo di sospensione dei visti. Per quanto riguarda i paesi candidati e potenziali candidati, anche i programmi di cittadinanza sono oggetto di monitoraggio nel contesto del processo di adesione all’UE. Si veda anche il capitolo 7.

Promuovere la migrazione in funzione del fabbisogno

Nel 2019 l’UE ha rafforzato la cooperazione bilaterale con i paesi di origine e di transito e con le organizzazioni internazionali al fine di affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e degli sfollamenti forzati, migliorare la gestione delle frontiere e sostenere i rimpatri volontari e la mobilità umana, collaborando anche con l’Unione africana e le Nazioni Unite nel quadro della loro task force congiunta.

La Commissione ha continuato a lavorare allo sviluppo di percorsi di migrazione legale al fine di contribuire a portare nell’UE le persone con le competenze e i talenti di cui ha bisogno il mercato del lavoro e in primavera ha completato una valutazione complessiva delle norme dell’UE in materia di migrazione legale. I risultati di questo «controllo dell’adeguatezza» hanno confermato l’importanza di una politica efficace in materia di migrazione legale quale elemento chiave di una politica migratoria europea globale.

Nel corso dell’anno la Commissione ha continuato a lavorare in cooperazione con gli Stati membri allo sviluppo di progetti pilota in materia di migrazione di manodopera con i principali paesi partner, a cominciare dai paesi africani. A tal fine la Commissione ha fornito un sostegno finanziario, anche nell’ambito del Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa.

Integrazione

La politica di integrazione è una responsabilità dei singoli Stati. Nel 2019 la Commissione ha comunque continuato a sostenere l’impegno profuso dagli Stati membri, dalle autorità locali e regionali, dalle ONG e da altri attori attraverso il coordinamento delle politiche, lo scambio di pratiche, il monitoraggio e il finanziamento. Tali misure sono state adottate per favorire l’integrazione dei cittadini di paesi terzi cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato. Nel 2019 la Commissione ha finanziato otto grandi reti transnazionali di città e regioni, che riuniscono oltre 40 città europee e dieci regioni nella cooperazione in materia di integrazione. Nell’ambito della rete europea sull’integrazione la Commissione ha sostenuto diverse attività di apprendimento reciproco destinate alle autorità nazionali, compreso un programma innovativo di sostegno tra Stati membri per attuare o migliorare una politica o un programma specifico in materia di integrazione.

Capitolo 9

Un ruolo più incisivo a livello mondiale

In un’epoca di disordini a livello mondiale, in cui l’idea del multilateralismo viene messa in discussione, l’Unione europea assume un ruolo guida nell’affrontare le sfide attuali mediante la cooperazione internazionale. Nel 2019 l’UE si è adoperata per difendere e rafforzare le Nazioni Unite e gli accordi multilaterali fondamentali, dall’accordo sul nucleare con l’Iran all’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

L’UE ha sostenuto i colloqui a guida ONU volti a risolvere i peggiori conflitti dei nostri tempi, come in Siria e in Libia, e ha contribuito all’accordo di Stoccolma sullo Yemen negoziato sotto l’egida dell’ONU. Ha accompagnato i negoziati che hanno condotto all’accordo di pace in Mozambico, ha presenziato alla firma di tale accordo e ne ha sostenuto l’attuazione.

L’UE ha istituito con i paesi europei e latinoamericani un gruppo di contatto internazionale per il Venezuela al fine di contribuire a trovare una soluzione pacifica e democratica alla crisi. Ha inoltre organizzato una conferenza internazionale di solidarietà per i rifugiati e i migranti venezuelani. Vertici decisivi si sono svolti con l’Ucraina, la Cina, il Giappone e, per la prima volta, con la Lega degli Stati arabi.

L’UE ha sostenuto le riforme nei Balcani occidentali e nel vicinato orientale e meridionale, consolidando inoltre i partenariati con questi paesi.

L’UE ha rafforzato il proprio ruolo nei settori della sicurezza e della difesa, investendo nell’industria europea della difesa come pure nelle capacità e nelle tecnologie militari e civili. L’UE ha compiuto un passo avanti verso l’istituzione del Fondo europeo per la difesa e l’instaurazione di relazioni più strette con la NATO.

L’UE ha inoltre proseguito la sua missione umanitaria distribuendo 1,6 miliardi di euro in aiuti ai paesi colpiti da catastrofi naturali e causate dall’uomo.

Vicinato dell’Unione europea

Vicinato orientale

Nel 2019 l’UE ha continuato a sostenere e promuovere la stabilità, la sicurezza e la prosperità nel quadro della politica europea di vicinato e a sviluppare partenariati solidi con i paesi del vicinato orientale e meridionale.

Il decimo anniversario del partenariato orientale è stato celebrato in maggio con una riunione ministeriale e una conferenza ad alto livello tenutesi a Bruxelles. Sono stati compiuti progressi nell’ambito delle riforme in tutti i settori dell’agenda relativa ai «20 obiettivi per il 2020», in particolare l’economia, il digitale, i trasporti, la connettività, l’energia e la mobilità, mentre permangono criticità nei settori della governance e del rafforzamento istituzionale. A seguito di un’ampia consultazione condotta nel 2019 sul futuro del partenariato, obiettivi strategici a lungo termine saranno presentati in vista del vertice del partenariato orientale previsto per la prima metà del 2020.

Un gruppo di giovani seduti su un campo sportivo.

Young people from the EU and its six Eastern Partnership countries (Armenia, Azerbaijan, Belarus, Georgia, Moldova and Ukraine) attend the third edition of the European School Summer Camp, Tbilisi, Georgia, 17 August 2019.

Relazioni con l’Ucraina

In occasione del vertice tenutosi a Kiev nel mese di luglio, l’UE e l’Ucraina hanno rilasciato una dichiarazione congiunta e l’UE ha ribadito il suo impegno a favore dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. L’UE ha inoltre affermato il suo sostegno all’attuazione degli accordi di Minsk e al lavoro svolto dal formato Normandia, dal gruppo di contatto tripartito sull’Ucraina e dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) con l’obiettivo di conseguire una soluzione pacifica e sostenibile del conflitto. La Commissione e il governo ucraino hanno firmato quattro programmi del valore di 109 milioni di euro provenienti dal pacchetto di sostegno annuale all’Ucraina della Commissione per il 2019. I programmi riguardano soprattutto il decentramento, la lotta alla corruzione, il sostegno alla società civile, la cooperazione tecnica nell’ambito delle riforme fondamentali e l’attuazione dell’accordo di associazione, compresa la zona di libero scambio globale e approfondita.

Russia

L’UE ha continuato ad attuare un duplice approccio nei confronti della Russia, che è rimasta una sfida strategica: da un lato, sanzioni in risposta alle violazioni della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina perpetrate dalla Russia e, dall’altro, impegno selettivo, ove necessario, sulle questioni di interesse per l’UE, quali gli scambi giovanili e culturali e la cooperazione UE-Russia nel campo dell’istruzione.

Vicinato meridionale

Nel 2019 l’assistenza finanziaria e tecnica fornita dall’UE ha contribuito a far fronte alle principali sfide della regione: i conflitti in Siria, in Libia e tra Israele e Palestina (tale designazione non è da intendersi come un riconoscimento di uno Stato di Palestina e non pregiudica le singole posizioni degli Stati membri sulla questione), la persistente pressione migratoria, la cattiva governance e un contesto imprenditoriale sfavorevole. In giugno la dichiarazione politica congiunta volta a sviluppare un partenariato a favore di una prosperità condivisa ha impresso un nuovo slancio alle relazioni tra l’UE e il Marocco. Il piano per gli investimenti esterni è stato determinante per il finanziamento del settore privato, la promozione dello sviluppo economico e la creazione di posti di lavoro nella regione del vicinato meridionale e in Africa.

Balcani occidentali e processo di allargamento

Nel 2019 le istituzioni dell’UE hanno continuato a sostenere la prospettiva di adesione all’UE dei Balcani occidentali, in linea con la strategia sui Balcani occidentali e il programma delle priorità di Sofia, che mirano ad agevolare la trasformazione politica, economica e sociale della regione. L’UE ha inoltre continuato a sostenere la cooperazione volta a sfruttare appieno il potenziale socioeconomico della regione e a superare il retaggio del passato. Ne è un esempio l’accordo sul roaming regionale dei Balcani occidentali entrato in vigore a luglio, grazie al quale le tariffe di roaming nella regione sono state notevolmente ridotte e verranno azzerate nel 2021. L’entrata in vigore a febbraio dello storico accordo di Prespa tra la Grecia e la Macedonia del Nord ha segnato una svolta fondamentale nella regione.

La prima riunione ministeriale tra l’UE e i Balcani occidentali sull’occupazione e gli affari sociali si è tenuta il 12 giugno a Lussemburgo. I ministri del trio di presidenza del Consiglio (Romania, Finlandia e Croazia) hanno incontrato, insieme ai rappresentanti della Commissione, i loro omologhi dei Balcani occidentali per discutere una serie di questioni relative all’occupazione e alla politica sociale. La riunione, che avrà cadenza annuale, è finalizzata ad uno scambio di opinioni sulle sfide in tema di occupazione e riforme sociali a vantaggio di tutti i cittadini della regione.

In ottobre il Consiglio europeo ha analizzato le raccomandazioni della Commissione per l’avvio dei negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord e ha deciso di tornare sulla questione dell’allargamento prima del vertice UE-Balcani occidentali che si terrà a Zagabria, in Croazia, nel maggio 2020.

Turchia

Le relazioni tra l’UE e la Turchia hanno continuato a essere messe a dura prova dalla situazione critica dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e dell’indipendenza del potere giudiziario in Turchia, come pure dalle crescenti tensioni nel Mediterraneo orientale. L’UE ha continuato ad assistere i rifugiati nel quadro dello strumento per i rifugiati in Turchia, che gestisce finanziamenti pari a 6 miliardi di euro destinati agli oltre 4 milioni di rifugiati ospitati nel paese.

Relazioni Africa-Europa

L’UE ha avviato un partenariato senza precedenti con l’Africa, investendo in una vera relazione politica tra pari. Il partenariato UE-Africa interessa vari ambiti, tra cui sviluppo, pace e sicurezza, migrazione, clima, energia, agricoltura, commercio, investimenti e occupazione sostenibili, innovazione, istruzione, gioventù, democrazia e diritti umani.

Nel 2019 è stata portata avanti l’attuazione dell’alleanza Africa-Europa per gli investimenti e l’occupazione sostenibili del 2018. L’UE ha già mobilitato 3,7 miliardi di euro a titolo del piano per gli investimenti esterni che dovrebbe promuovere investimenti per 37,1 miliardi di euro nel vicinato dell’UE e nell’Africa subsahariana. Con 718 milioni di euro investiti dall’UE nel solo 2018, è a buon punto anche l’impegno volto a destinare, tra il 2018 e il 2020, oltre 300-350 milioni di euro l’anno al rafforzamento del contesto imprenditoriale e degli investimenti.

Conversazione tra Ursula von der Leyen e Gedu Andargachew.

Ursula von der Leyen, President of the European Commission, and Gedu Andargachew, Ethiopian Minister of Foreign Affairs, meet in Addis Ababa, Ethiopia, 7 December 2019.

Per quanto riguarda la mobilità, l’impegno assunto dall’UE di sostenere finanziariamente 35 000 studenti e membri del personale entro il 2020 procede secondo la tabella di marcia e alla fine del 2019 circa 25 000 persone hanno beneficiato di un sostegno. In merito all’integrazione economica e al commercio, fino al 2020 l’UE sosterrà la zona continentale di libero scambio per l’Africa con 62,5 miliardi di euro. Infine, ha dato i suoi frutti anche il lavoro svolto dalle quattro task force istituite con esperti africani ed europei nei settori dell’agricoltura, dell’economia digitale, dell’energia e dei trasporti.

America settentrionale e America latina

L’UE ha continuato a collaborare con uno dei suoi partner principali, gli Stati Uniti. Tra gli esempi di tale collaborazione figurano i Balcani occidentali e l’Ucraina nonché i settori dell’energia, della lotta al terrorismo e della cibersicurezza. Il partenariato rafforzato tra l’UE e l’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord (NATO) testimonia la sempre maggiore interconnessione dello spazio di sicurezza transatlantico.

L’UE ha unito le sue forze a quelle del Canada per difendere il multilateralismo e l’ordine mondiale basato su regole, compreso un sistema commerciale internazionale libero ed equo. Durante il vertice tenutosi a Montreal nello scorso luglio entrambe le parti si sono impegnate a dare piena attuazione all’accordo di libero scambio UE-Canada.

In aprile la Commissione e l’alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione hanno pubblicato una comunicazione congiunta che illustra una visione per un partenariato più forte e moderno con l’America latina e i Caraibi, incentrato su commercio, investimenti e cooperazione settoriale. Nel 2019 l’UE è rimasta capofila nel sostegno all’accordo di pace in Colombia, ha consolidato la nuova fase delle sue relazioni con Cuba in occasione del secondo Consiglio congiunto UE-Cuba a livello ministeriale nell’ambito dell’accordo di dialogo politico e di cooperazione e ha istituito il Gruppo di contatto internazionale per il Venezuela per contribuire al superamento della crisi in questo paese. In ottobre la conferenza internazionale di solidarietà sulla crisi dei rifugiati e dei migranti venezuelani ha riunito i paesi della regione, l’UE, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) per cercare di migliorare il coordinamento degli sforzi di pace e della risposta umanitaria.

Asia e Pacifico

L’UE e i cinque paesi dell’Asia centrale — Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan — intrattengono relazioni di lunga durata fondate su forti interessi comuni. A maggio l’UE ha presentato la sua visione per un partenariato rafforzato con questi paesi, incentrato su resilienza, prosperità e una migliore cooperazione.

Giappone

L’accordo di partenariato strategico UE-Giappone del 2018, applicato in via provvisoria dal febbraio 2019, e l’accordo di partenariato economico, anch’esso in vigore da allora, hanno iniziato a produrre risultati nel 2019. In aprile si è svolto a Bruxelles il 26º vertice UE-Giappone. Il 7 settembre il presidente Juncker e il primo ministro Abe hanno firmato un accordo di partenariato per la connettività sostenibile e infrastrutture di qualità; è il primo del suo genere e sottolinea l’importanza strategica di tale relazione, che entrambe le parti si sono impegnate a rafforzare.

Cina

Sulla scia del potere economico e dell’influenza politica sempre maggiori della Cina, in marzo la Commissione europea e l’alta rappresentante hanno fatto il punto sulle relazioni UE-Cina e sulle relative sfide e opportunità in una comunicazione congiunta, delineando dieci azioni concrete che sono poi state discusse dai leader politici in seno al Consiglio europeo del 21 marzo.

In occasione del vertice di aprile, l’UE e la Cina si sono impegnate ad approfondire il loro partenariato strategico e ad adottare un nuovo programma di cooperazione post 2020 prima del prossimo vertice. Entrambe le parti hanno convenuto di stabilire corridoi ferroviari comuni UE-Asia e sono impegnate nello sviluppo locale nei paesi di transito. I due paesi hanno rafforzato l’impegno a favore della sicurezza in Asia, che va da una cooperazione militare con l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico al sostegno alla denuclearizzazione della penisola coreana.

L’approccio più strategico adottato nel 2019 nei confronti dell’Asia rientrava nell’obiettivo dell’UE di perseguire una linea d’azione coerente nei confronti degli sforzi di connettività della Cina verso l’occidente. La strategia dell’UE in materia di connettività promuove una politica che prevede la realizzazione di progetti infrastrutturali da cui scaturiscano opportunità economiche eque e incentivi alla connettività sostenibile.

Medio Oriente

Iran

Nel 2019 l’UE ha continuato a sostenere l’accordo sul nucleare iraniano e la sua piena ed efficace attuazione in tutti gli aspetti contemplati. L’UE si rammarica per il ritiro degli Stati Uniti dal piano d’azione congiunto globale e per la loro decisione di imporre nuove sanzioni; ha inoltre appreso con grande preoccupazione che l’Iran ha iniziato a condurre attività in contrasto con l’impegno assunto nel quadro dell’accordo. In linea con le conclusioni del Consiglio del 4 febbraio 2019, l’UE persegue un approccio globale con l’Iran al fine di affrontare tutte le questioni destanti preoccupazione e di bilanciare gli elementi di forte criticità con un dialogo costruttivo ad alto livello, anche grazie al dialogo politico con l’Iran sotto la guida dell’UE sulle questioni regionali.

Israele, la Palestina e il processo di pace in Medio Oriente

L’UE ha continuato a difendere e promuovere il principio relativo a una soluzione del conflitto israelo-palestinese fondata sulla coesistenza di due Stati, sulla base dei parametri internazionali concordati, e ha inoltre offerto ai palestinesi un sostegno finanziario di circa 350 milioni di euro, di cui una parte considerevole è destinata a sostenere gli sforzi per costituire le fondamenta del futuro Stato palestinese.

Ambasciatori Erasmus + seduti a un tavolo rispondono alle domande di altri studenti.

Students at the Erasmus+ information stand during the exhibition and networking session of the #EU4YOUth campus tour promoting the EU with young people, Birzeit, Palestine, 21 February 2019.

Siria

Alla terza conferenza di Bruxelles sulla Siria, tenutasi nel mese di marzo, l’UE si è impegnata a stanziare nel 2020 un importo pari a 560 milioni di euro a sostegno delle attività umanitarie, di resilienza e di sviluppo nel paese nonché in Giordania e in Libano.

Libia

Nel 2019 l’impegno dell’UE si è incentrato sul sostegno agli sforzi a livello internazionale e regionale per trovare una soluzione sostenibile alla crisi politica in Libia e per promuovere lo sviluppo economico del paese.

Sicurezza e difesa

Ancor più che in passato, oggi gli Stati membri sono in grado di proteggere meglio i cittadini, di investire nella cooperazione in materia di difesa, di rendere più efficiente la spesa e di avviare un dialogo con i paesi partner e vicini.

Nel 2019 l’UE ha continuato ad adoperarsi per contrastare le minacce ibride. L’alta rappresentante e la Commissione hanno riferito in merito all’attuazione del quadro congiunto del 2016 per contrastare le minacce ibride e alla comunicazione congiunta del 2018 sul rafforzamento della resilienza e il potenziamento delle capacità di affrontare minacce ibride.

L’UE ha ulteriormente rafforzato le tre task force specifiche per le comunicazioni strategiche (East, Balcani occidentali e South). Sono stati inoltre compiuti progressi nel contrasto della disinformazione originata da fonti esterne e interne. Il piano d’azione contro la disinformazione del 2018 è servito da guida ai lavori, in particolare per quanto riguarda l’individuazione e l’analisi delle attività di disinformazione, il sostegno alla cooperazione tra gli Stati membri grazie all’istituzione di un sistema di allarme rapido, la cooperazione con le piattaforme dei media sociali nel quadro del codice di buone pratiche del 2018 e la promozione delle attività di sensibilizzazione. L’UE ha altresì cooperato con i partner internazionali pertinenti, come il G7 e la NATO. Si veda anche il capitolo 7.

Nel 2019 il Centro europeo di eccellenza per la lotta contro le minacce ibride ha registrato progressi: il numero dei membri è aumentato e sono stati approvati il programma di lavoro e il bilancio operativo. Il Centro ha continuato a fornire sostegno in ambiti chiave come la formazione e le esercitazioni.

Nello stesso anno è stato stilato un bilancio dei progressi conseguiti dagli Stati membri nell’adempimento degli impegni assunti nel quadro della cooperazione strutturata permanente (PESCO). L’UE ha potuto osservare i progressi compiuti dagli Stati membri partecipanti nell’aumento dei bilanci per la difesa e degli investimenti congiunti per la difesa, con incrementi dei bilanci aggregati per la difesa pari al 3,3 % nel 2018 e al 4,6 % nel 2019. Nell’ambito della pianificazione della difesa gli Stati membri partecipanti usano in misura sempre maggiore gli strumenti dell’UE, quali il piano di sviluppo delle capacità riveduto e la revisione coordinata annuale sulla difesa, confluiti nelle attività del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa.

Grafico che illustra i vantaggi di un Fondo europeo per la difesa.

L’Unione europea ha bisogno di un Fondo europeo per la difesa per diversi motivi. Primo perché, secondo le stime, l’assenza di cooperazione tra gli Stati membri nel settore della sicurezza e della difesa costa ogni anno tra 25 e 100 miliardi di euro. Inoltre, circa l’80 % degli appalti pubblici nel settore della difesa è gestito su base puramente nazionale, il che comporta una costosa duplicazione delle capacità militari. Infine, dal 2010 sono stati spesi ogni anno meno di 200 milioni di euro per la ricerca e la tecnologia collaborative a livello europeo nel settore della difesa.

Aiuti allo sviluppo e assistenza umanitaria

Aiuti allo sviluppo

L’UE ha continuato ad essere una delle fautrici dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Nel mese di settembre si è tenuto a New York un incontro tra i rappresentanti dell’UE e i leader mondiali in occasione del primo vertice delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo sostenibile; i progressi conseguiti sono stati riferiti nella relazione di sintesi congiunta.

Un gruppo di giovani seduti intorno a un cartellone dell’iniziativa

Participants in the European Development Days 2019 ‘Faces2Hearts’ campaign discussing inequalities in global development, Brussels, Belgium, 19 June 2019.

Nel 2019 il tema delle Giornate europee dello sviluppo è stata la lotta alle disuguaglianze e i servizi della Commissione hanno pubblicato su tale argomento un documento di lavoro. L’UE ha inoltre contribuito a contrastare la violenza di genere nell’ambito dell’iniziativa «Spotlight», unendo le sue forze a quelle dell’ONU e dei nuovi paesi partner per proseguire il lavoro di vitale importanza sui programmi regionali, tra cui l’avvio nel Pacifico di una consultazione relativa alla definizione del programma a favore della regione con una dotazione di 50 milioni di euro.

L’UE ha continuato a intensificare il partenariato con l’Africa. L’alleanza Africa-Europa per gli investimenti e l’occupazione sostenibili ha registrato notevoli progressi e, in particolare, ha mobilitato finora investimenti per oltre 40 miliardi di euro a valere sul piano per gli investimenti esterni.

Grafico che illustra l’aumento dei finanziamenti umanitari dell’Unione europea per l’istruzione nelle situazioni di emergenza dal 2015.

I finanziamenti umanitari dell’Unione europea per l’istruzione nelle situazioni di emergenza sono cresciuti da 13 milioni di euro nel 2015 a 63 milioni di euro nel 2016 e nel 2017, 91 milioni di euro nel 2018 e a 164 milioni di euro nel 2019.

Risposta alle crisi umanitarie e alle situazioni di emergenza

Nel 2019 il bilancio umanitario dell’UE, pari a 1,6 miliardi di euro, ha aiutato milioni di persone in tutto il mondo. La quota maggiore è stata destinata ai rifugiati e agli sfollati interni a seguito dei conflitti in Siria e Yemen. Oltre il 10 % del bilancio è confluito nelle «crisi dimenticate», tra cui la situazione dei rifugiati regionali nel Burundi, il conflitto in Ucraina e le questioni umanitarie in Colombia.

L’UE ha stanziato una percentuale record, pari al 10 % del suo bilancio umanitario, per fornire un’istruzione sicura e di buona qualità ai minori in situazioni di emergenza ed è stata uno dei principali donatori nella risposta all’epidemia di Ebola.

Nel 2019 l’UE ha attivato il meccanismo di protezione civile in 17 occasioni per far fronte a catastrofi improvvise in Albania, Africa, Asia e America latina. Nel 2019, quando il ciclone Idai ha colpito il Mozambico, sono state inviate otto squadre di specialisti della protezione civile, insieme a dispositivi di purificazione dell’acqua, tende, kit contenenti prodotti per l’igiene e generi alimentari.

Sintesi dell’aiuto umanitario dell’Unione europea nel 2019.

Il bilancio totale dell’Unione europea per gli aiuti umanitari nel 2019 è stato di 1,6 miliardi di euro. Dalla dotazione complessiva sono stati destinati: 385 milioni di euro all’Africa subsahariana; 860 milioni di euro alla crisi siriana, con finanziamenti in Egitto, Giordania, Libano, Siria e Turchia; 88 milioni di euro a Iraq, Palestina e Yemen; 105 milioni di euro ad Asia, America latina, Pacifico e Caraibi; 32 milioni di euro al Nord Africa e al vicinato dell’Unione europea. 174 milioni di euro sono stati assegnati alle riserve e a stanziamenti non geografici. Fonte: Commissione europea. Diritti d’autore: Unione europea.

Diritti umani e democrazia

L’UE ha continuato a impegnarsi attivamente per la promozione e la difesa dei diritti umani e della democrazia in tutto il mondo: dalle azioni congiunte con le Nazioni Unite, come l’importante campagna UE-Unicef #TheRealChallenge, condotta per celebrare il 30o anniversario della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, ai nuovi orientamenti dell’UE sulla lotta contro la tortura a livello mondiale. L’UE è stata attiva in occasione del settimo congresso mondiale contro la pena di morte, ha inviato numerose missioni di osservazione elettorale e nel mese di ottobre ha adottato nuove conclusioni sulla democrazia.

Sostegno dell’UE a favore di multilateralismo, governance globale e sistema fondato su regole

Relazioni UE-Nazioni Unite

Donald Tusk parla dal podio.

Donald Tusk, President of the European Council, addresses the UN General Assembly, New York, United States, 26 September 2019.

In un momento in cui viene messo in discussione il sistema delle Nazioni Unite, l’UE ha intensificato il suo impegno a favore del multilateralismo e dell’organizzazione internazionale. L’UE eroga il maggiore contributo alle missioni di pace dell’ONU e al bilancio delle Nazioni Unite. Ha sostenuto i colloqui di pace condotti sotto l’egida delle Nazioni Unite, dalla Siria alla Libia, e ha avviato iniziative come il partenariato trilaterale tra l’UE, le Nazioni Unite e l’Unione africana. L’annuale Assemblea generale dell’ONU ha evidenziato l’entità del sostegno offerto.

Un partenariato più forte tra l’UE e la NATO

La cooperazione tra l’UE e la NATO costituisce parte integrante delle attività dell’UE per il rafforzamento della sicurezza e della difesa europee. La quarta relazione sull’andamento dei lavori relativi all’attuazione dell’insieme comune di proposte approvato dalla NATO e dall’UE nel 2016 e nel 2017, pubblicata nel mese di giugno, ha messo in risalto risultati concreti in tutti i settori di cooperazione, in particolare in ambiti chiave quali il rafforzamento del dialogo politico, la mobilità militare, la lotta contro le minacce ibride, le esercitazioni parallele e coordinate e le capacità di difesa.

L’UE nel G7 e nel G20

Lee Hsien Loong, Jean-Claude Juncker, Donald Trump, Shinzō Abe e Xi Jinping seduti l’uno accanto all’altro.

World leaders Lee Hsien Loong, Prime Minister of Singapore, Jean-Claude Juncker, President of the European Commission, Donald Trump, President of the United States, Shinzō Abe, Prime Minister of Japan, and Xi Jinping, President of China, gather for the G20 summit, Osaka, Japan, 28 June 2019.

L’Unione europea è un membro del G7 e del G20. In queste sedi l’UE promuove un ordine internazionale fondato su regole, che attualmente subisce forti pressioni per quanto riguarda il commercio, la sicurezza, i cambiamenti climatici e i diritti umani. Come negli anni precedenti, nel corso del 2019 l’UE ha continuato a sostenere con forza la cooperazione internazionale. In occasione del vertice del G20 a Osaka, in Giappone, il coordinamento tra i leader europei è stato determinante per ottenere una dichiarazione finale che preserva gli impegni assunti in passato per quanto riguarda l’attuazione dell’accordo di Parigi e dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e sollecita progressi ambiziosi nell’ambito della riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio e della soluzione globale per la tassazione del digitale. Nel mese di agosto, a Biarritz, in Francia, i leader del G7 hanno concordato una dichiarazione che affronta una serie di sfide di politica estera, quali la situazione in Iran, Ucraina, Libia e Hong Kong. In linea con le sue priorità in materia di cooperazione con l’Africa, l’UE ha inoltre approvato nuove iniziative del G7 volte a migliorare le condizioni di aggiudicazione degli appalti pubblici, promuovere la digitalizzazione, ampliare l’accesso ai finanziamenti per l’imprenditoria femminile in Africa, rafforzare la cooperazione nel Sahel, lottare contro le malattie pandemiche e sostenere le donne vittime di violenza sessuale nelle zone di conflitto.

Capitolo 10

Un’Unione di cambiamento democratico

«Riconquistare la fiducia dei cittadini nel progetto europeo» era l’obiettivo del presidente Jean-Claude Juncker per il ciclo avviato nel 2014 e conclusosi alla fine del 2019. Per conseguire tale obiettivo la Commissione Juncker si è impegnata a rendere l’UE più democratica e più trasparente.

La riunione informale dei leader dell’UE a Sibiu, in Romania, il 9 maggio, ha fornito all’UE l’occasione di rinnovare la sua unità e il suo obiettivo comune. Nel corso della riunione è stata adottata la dichiarazione di Sibiu. Erano il momento e il luogo adatti a dimostrare di tenere conto delle preoccupazioni dei cittadini nell’agenda strategica dell’Unione. I cittadini hanno risposto votando alle elezioni del Parlamento europeo con la più alta affluenza alle urne dal 1994, con oltre il 50 % dei cittadini europei aventi diritto che ha colto l’opportunità di votare.

Nel 2019 sono state inoltre modificate le regole dell’iniziativa dei cittadini europei affinché potessero definire l’Europa più agevolmente, invitando la Commissione europea a presentare una proposta legislativa. La riforma delle regole renderà l’iniziativa più accessibile e più facile per i cittadini.

Parlamento europeo

Nelle sue ultime sessioni prima delle elezioni di maggio, il Parlamento uscente ha adottato una legislazione che vieta i prodotti di plastica monouso e garantisce una migliore protezione delle frontiere esterne dell’UE. Il Parlamento ha sostenuto l’ambizioso obiettivo di ridurre entro il 2030 le emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi. Ha concordato nuove norme sul diritto d’autore, ha approvato l’accordo commerciale tra l’UE e il Giappone e ha sostenuto piani volti a migliorare la qualità dell’acqua potabile. Ha inoltre aggiornato il proprio regolamento interno.

La nuova legislatura è iniziata il 2 luglio, dopo le elezioni parlamentari del 23-26 maggio. L’affluenza alle urne del 50,7 % è stata la più elevata dal 1994 ed è aumentata rispetto al 2014, anno in cui ha raggiunto il 42,6 %.

Il 16 ottobre il Parlamento ha approvato l’elenco delle «questioni pendenti», manovra essenziale per proseguire i negoziati informali tra le istituzioni dell’UE su progetti di norme che non hanno potuto essere ultimate prima della fine del mandato del Parlamento. Il 22 ottobre il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha rilasciato una dichiarazione dinanzi ai membri del Parlamento in cui ha illustrato le principali azioni chiave e i risultati della sua Commissione nel corso degli ultimi cinque anni.

Consiglio europeo

A marzo il Consiglio europeo ha discusso di questioni economiche, cambiamenti climatici, disinformazione e relazioni esterne. La riunione dei 27 Stati membri dedicata alla Brexit ha affrontato il tema della proroga del termine previsto dall’articolo 50 fino al 12 aprile o al 22 maggio, a seconda che l’accordo di recesso fosse o meno ratificato dal Regno Unito nella settimana successiva alla riunione. Successivamente, in aprile, i 27 leader dell’UE hanno convenuto di prorogare il suddetto termine fino al 31 ottobre 2019.

Il 9 maggio i leader dell’UE si sono riuniti in modo informale a Sibiu, per riflettere sull’agenda strategica per il periodo 2019-2024. Per ulteriori informazioni su questi dibattiti si consulti la sezione «Il futuro dell’Europa».

Durante una cena informale nel corso del mese, i membri del Consiglio hanno fatto il punto sui risultati delle elezioni del Parlamento europeo e hanno avviato il processo di nomina dei nuovi capi delle istituzioni dell’UE.

Abbraccio tra Donald Tusk e Charles Michel.

Donald Tusk, former President of the European Council, and Charles Michel, current President of the European Council, at a European Council roundtable, Brussels, Belgium.

A giugno i leader hanno proseguito le discussioni sulle nomine UE ad alto livello, sul quadro finanziario pluriennale, sui cambiamenti climatici, sulla disinformazione e le minacce ibride, sull’allargamento, sul semestre europeo e sulle relazioni esterne. Hanno inoltre adottato l’agenda strategica.

Successivamente, nel corso del mese, i leader dell’UE si sono riuniti ancora per discutere e raggiungere un accordo sulle nomine ad alto livello nelle istituzioni dell’UE.

In ottobre i leader hanno discusso del futuro bilancio dell’UE (2021-2027) e del seguito dato all’agenda strategica, nonché dei cambiamenti climatici, dell’allargamento dell’UE, della Turchia e dell’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines. Il Consiglio europeo si è riunito in formato articolo 50 per discutere degli ultimi sviluppi in relazione alla Brexit. Alla fine di ottobre i leader dell’UE a 27 (tutti gli Stati membri ad eccezione del Regno Unito) hanno raggiunto un accordo sulla proroga del termine di cui all’articolo 50 fino al 31 gennaio 2020.

I leader si sono poi riuniti in dicembre per discutere dei cambiamenti climatici e dedicarsi nuovamente al bilancio a lungo termine dell’UE.

Consiglio dell’Unione europea

La Romania e la Finlandia hanno esercitato la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Durante la prima metà dell’anno la Romania si è concentrata su temi quali la migrazione e la sicurezza, il quadro finanziario pluriennale, l’economia e l’Europa come attore globale. Durante la seconda metà dell’anno la Finlandia si è concentrata sull’azione per il clima, sulla sicurezza e sul rafforzamento dei valori comuni, compreso lo Stato di diritto, per rendere l’UE più competitiva e socialmente inclusiva.

Un’immagine della platea che assiste a una cerimonia inaugurale in una sala concerti.

The inaugural meeting of the Romanian Presidency of the Council of the EU, Bucharest, Romania, 11 January 2019.

Comitato economico e sociale europeo e Comitato delle regioni

Il Comitato economico e sociale europeo ha sostenuto la campagna del Parlamento «Stavolta voto» con una serie di attività, tra cui l’evento di febbraio «Società civile per la rEUnaissance», al quale hanno partecipato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e l’attivista per il clima Greta Thunberg.

Nel 2019 il tema delle Giornate della società civile è stato la «democrazia sostenibile»; la corruzione e le fake news sono state identificate come le principali minacce per la democrazia in Europa. In novembre il Comitato ha organizzato una conferenza sullo Stato di diritto chiedendo un dialogo strutturato tra i governi e la società civile per invertire la regressione in materia di Stato di diritto nell’UE.

A marzo ha presentato «Sibiu e oltre» la sua visione per il futuro in cui l’Europa diventerà il leader mondiale dello sviluppo sostenibile. In una serie di pareri orientati al futuro ha presentato idee su come conseguire la sostenibilità, una transizione giusta verso l’economia digitale e una tassazione equa.

All’ottavo vertice europeo delle regioni e delle città, tenutosi a Bucarest in marzo, il Comitato europeo delle regioni ha adottato una dichiarazione dal titolo «Costruire l’UE dal basso con le nostre regioni e città», sostenendo che le decisioni e le politiche dell’UE devono essere radicate a livello locale affinché l’UE riacquisti la fiducia dei cittadini e disponga di risorse adeguate. Il Comitato auspica vivamente la sussidiarietà attiva, sottolineando l’importanza di coinvolgere le autorità nazionali, regionali e locali in ogni fase del processo decisionale dell’UE. Durante la sessione plenaria di dicembre il Comitato ha tenuto una cerimonia per celebrare il suo 25° anniversario.

Nel quadro dell’iniziativa «Legiferare meglio», il Comitato ha varato una rete di hub regionali («RegHub») per valutare l’attuazione della legislazione dell’Unione a livello locale e regionale. Essa comprende 20 regioni che riferiscono in merito all’attuazione delle politiche. Nel 2019 sono state organizzate tre valutazioni: appalti pubblici, qualità dell’aria e assistenza sanitaria transfrontaliera.

Durante tutto l’anno entrambi i Comitati hanno organizzato attività volte a promuovere la loro idea comune di un meccanismo permanente per le consultazioni e i dialoghi strutturati con i cittadini, nonché la loro partecipazione alla prevista conferenza sul futuro dell’Europa.

Si veda anche la sezione intitolata «Il futuro dell’Europa».

Completare il programma «Legiferare meglio»

Lavorare per semplificare la legislazione

Sintesi delle semplificazioni normative e legislative nel corso della Commissione Juncker.

La semplificazione normativa e legislativa ha rappresentato uno dei maggiori successi conseguiti tra il 2014 e il 2019. Durante la Commissione Barroso II le iniziative principali erano in media 130 all’anno (117 negli ultimi 11 mesi del 2010, 196 nel 2012, 108 nel 2013, 146 nel 2014 e 79 fino a ottobre 2015). Durante la Commissione Juncker il numero di iniziative principali è diminuito dell’83 %, con 23 iniziative presentate nel 2015 e 2016, 21 nel 2017, 26 nel 2018 e solo 15 nel 2019. Nel periodo 2015-2019 si contano inoltre 142 proposte di ritiro, 84 atti abrogati e 162 iniziative di semplificazione legislativa. Fonte: Commissione europea

L’accordo interistituzionale «Legiferare meglio»

Negli anni 2016 e 2017 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea hanno concordato due dichiarazioni comuni sulle priorità legislative dell’UE, mettendo in evidenza 89 iniziative da trattare in via prioritaria nel processo legislativo. Si è trattato di un impegno comune delle tre istituzioni per garantire progressi sostanziali e, ove possibile, la realizzazione delle iniziative prima delle elezioni europee di maggio.

Entro il primo semestre del 2018 la Commissione aveva adottato tutte le iniziative annunciate nelle dichiarazioni congiunte e, al momento delle elezioni europee, 61 delle 89 iniziative illustrate nella dichiarazione congiunta erano state concordate politicamente o adottate formalmente dal Parlamento e dal Consiglio. Alla fine dell’anno 22 iniziative erano ancora in sospeso.

Nel 2019 la Commissione europea ha concluso con successo i negoziati con il Parlamento e il Consiglio su criteri non vincolanti per la scelta tra atti di esecuzione e atti delegati. Questa scelta complica spesso i negoziati legislativi e i criteri dovrebbero essere d’aiuto nel processo. I suddetti negoziati hanno portato alla conclusione dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio», pubblicato a luglio. Il colegislatore ha inoltre acconsentito all’allineamento di 68 atti vigenti al trattato di Lisbona modificando la procedura di regolamentazione utilizzata e facendo ricorso alla procedura con controllo, per verificare in che modo la Commissione esercita le proprie competenze di esecuzione sugli atti delegati e sugli atti di esecuzione a norma del regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio.

Controllo dell’applicazione del diritto dell’UE

La relazione annuale sul controllo dell’applicazione del diritto dell’UE, pubblicata a luglio, illustra le modalità di controllo e di applicazione del diritto dell’UE da parte della Commissione nel 2018.

Ad esempio, la Commissione ha agito con fermezza nel far rispettare le norme nei settori dell’ambiente, della mobilità e dei trasporti, nonché del mercato interno, dell’industria, dell’imprenditorialità e delle piccole e medie imprese, sostenendo le autorità nazionali e regionali nell’attuazione di norme volte a migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua. La Commissione ha inoltre preso provvedimenti nei confronti degli Stati membri che non avevano rispettato gli impegni assunti in termini di attuazione delle norme UE sui codici di prenotazione dei passeggeri, sulla lotta al terrorismo e sull’antiriciclaggio. La Commissione si è inoltre avvalsa dei suoi poteri di esecuzione quando alcuni paesi dell’UE non stavano procedendo con sufficiente celerità a migliorare l’accesso ai siti web e alle applicazioni mobili per le persone con disabilità. Se il diritto dell’UE non è applicato correttamente, i cittadini e le imprese non potranno far valere i loro diritti o beneficiare dei vantaggi previsti da tali atti legislativi.

Sintesi delle procedure di infrazione avviate e chiuse dalla Commissione europea tra il 2014 e il 2019.

Procedure d’infrazione aperte tra la fine del 2014 e l’11 ottobre 2019. Nel 2014 la Commissione europea ha avviato 1 347 procedure di infrazione. La Commissione Juncker si è insediata nel novembre 2014 e l’anno successivo sono state avviate 1 368 procedure di infrazione. Il dato è salito a 1 657 nel 2016, per poi scendere a 1 559 nel 2017 e risalire fino a 1 571 nel 2018, con 1 581 procedure di infrazione ancora aperte all’11 ottobre 2019. 699 procedure di infrazione sono state chiuse nel 2014 prima di adire la Corte di giustizia. Dopo l’insediamento della Commissione Juncker nel novembre 2014, il numero di procedure di infrazione chiuse prima di adire la Corte di giustizia è stato di 657 nel 2015, 646 nel 2016, 772 nel 2017, 564 nel 2018 e 663 all’11 ottobre 2019. Fonte: Commissione europea

«Legiferare meglio» al centro del processo decisionale dell’UE

La Commissione è impegnata ad agire solo quando l’UE apporta un valore aggiunto e fornisce vantaggi ai cittadini e alle imprese evitando nel contempo inutili costi. Quando interviene, la Commissione si basa sui migliori dati disponibili ed esamina gli impatti economici, sociali, ambientali ed altre conseguenze significative. Prima di procedere alla revisione della legislazione vigente dell’UE, la valuta per capire cosa funziona e cosa non funziona, contribuendo in tal modo a migliorarne l’efficacia.

Nel quadro del programma «Legiferare meglio», la Commissione ascolta più attentamente i punti di vista dei cittadini e delle parti interessate per rispondere alle loro esigenze. Dal 2015 ha organizzato oltre 400 consultazioni pubbliche interagendo con milioni di europei. Il numero di contributi alle consultazioni pubbliche ricevuti da allora è più che quadruplicato.

Il nuovo portale «Di’ la tua», un sistema di «sportello unico» che consente ai cittadini europei di contribuire alla definizione delle politiche dell’UE, è stato visitato quasi 900 000 volte nel 2018 e ha superato un milione di visite nel 2019. In aprile la Commissione ha pubblicato una relazione che traccia un bilancio delle misure introdotte dalla Commissione Juncker per offrire ai cittadini e alle imprese dell’UE risultati migliori grazie a una maggiore apertura e trasparenza del processo decisionale, che deve fondarsi su dati concreti. I risultati illustrati nella relazione sono chiari: «Legiferare meglio» ha consentito di migliorare la definizione delle politiche dell’UE e dovrebbe rimanere al centro dei suoi metodi di lavoro per il futuro, continuando nel contempo a migliorare i suoi strumenti, in particolare la sensibilizzazione e il feedback dei cittadini e delle parti interessate, l’analisi degli impatti e la qualità delle valutazioni.

Trasparenza e responsabilità

Il registro comune per la trasparenza

I contatti con le parti interessate e la società civile fanno parte del lavoro delle istituzioni dell’UE. Nel contempo la trasparenza e la responsabilità sono essenziali per mantenere la fiducia dei cittadini europei nella legittimità dei processi politici, legislativi e amministrativi dell’UE.

Garantire la trasparenza degli interessi rappresentati è cosa particolarmente importante per consentire ai cittadini di seguire le attività di coloro che cercano di influire sul processo legislativo dell’UE. Per tale motivo nel 2016 la Commissione ha presentato una proposta per un nuovo accordo interistituzionale su un registro per la trasparenza obbligatorio e riguardante il Parlamento europeo, la Commissione e, per la prima volta, il Consiglio dell’Unione europea. I negoziati su questa proposta sono attualmente in corso.

I soggetti elencati nel registro sono quasi 12 000. Essi sono vincolati da un codice di condotta, che definisce le norme etiche che i rappresentanti devono rispettare nell’interazione con le istituzioni dell’UE.

Codice di condotta per i membri della Commissione

Nel 2018 la Commissione ha adottato un nuovo codice di condotta per i commissari, che stabilisce norme più rigorose e standard etici più elevati e introduce una maggiore trasparenza in diversi settori. Dal febbraio 2018 la Commissione pubblica ogni due mesi informazioni sulle spese di viaggio dei commissari sui rispettivi siti web.

Nel giugno 2019 la Commissione ha pubblicato la prima relazione annuale sull’applicazione del codice di condotta confermando che, dall’adozione del codice aggiornato, è stato raggiunto un livello ancora più elevato di trasparenza riguardo al comportamento dei suoi membri.

Inoltre, con il nuovo codice, è stato istituito un comitato etico indipendente rafforzato, composto da tre membri esterni di alto livello, per fornire consulenza su tutte le questioni etiche.

All’inizio dell’anno la Commissione ha pubblicato orientamenti etici per i commissari che partecipano alle elezioni del Parlamento europeo, dopo che il nuovo codice aveva consentito loro di partecipare alle campagne elettorali senza dover chiedere un’aspettativa, come in passato.

La Commissione ha anche messo in pratica una nuova disposizione del codice, in base alla quale devono essere pubblicate le decisioni in merito alle attività che i membri della Commissione intendono svolgere dopo il loro mandato e ai pareri del comitato etico indipendente. La prima pubblicazione di questo tipo risale al mese di ottobre ed è stata seguita da altre prima della fine dell’anno.

Accesso ai documenti

A luglio la Commissione ha adottato la relazione sull’accesso ai documenti. Stando alla relazione, le domande iniziali di accesso ai documenti presentate ai sensi delle pertinenti norme sul pubblico accesso sono aumentate quasi del 9,5 % (da 6 716 nel 2017 a 7 257 nel 2018), mentre per le domande di conferma l’aumento è stato del 4,4 % (da 288 nel 2017 a 318 nel 2018).

La Commissione continua a essere l’istituzione dell’UE che gestisce il maggior numero di richieste di accesso, con una tendenza costante al rialzo dal 2016. I cittadini dell’UE e gli altri richiedenti si avvalgono quindi attivamente di questo diritto di accesso ai documenti.

Nel 2018 la Commissione ha divulgato i documenti richiesti in tutto o in parte in più dell’80 % dei casi e ha concesso un accesso più ampio o addirittura completo in quasi il 41 % dei 288 casi esaminati in fase di conferma.

Nel contempo la Commissione ha continuato a pubblicare proattivamente una grande quantità di documentazione e di informazioni sulle sue pagine web e nei vari registri pubblici, comprendenti tutti i settori di attività dell’UE. I dati non solo confermano lo spirito di apertura della Commissione, ma anche l’importanza del diritto di accesso ai documenti nel contesto della politica generale di trasparenza dell’istituzione.

Controllo del bilancio dell’UE

Sono stati istituiti un quadro di controllo e un quadro di riferimento dell’efficacia dell’attuazione, il cui scopo è dare la ragionevole certezza che i fondi dell’UE siano erogati in conformità delle norme pertinenti e che siano adottati provvedimenti volti a prevenire, individuare e correggere gli errori, ponendo maggiore accento sul conseguimento dei risultati.

A marzo il Parlamento europeo, su raccomandazione positiva del Consiglio, ha approvato in via definitiva il modo in cui la Commissione ha dato esecuzione al bilancio dell’UE 2017. Con la procedura di discarico annuale la Commissione è politicamente responsabile dinanzi al Parlamento e al Consiglio dell’esecuzione del bilancio e garantisce che la gestione del denaro dei contribuenti avvenga sotto controllo democratico.

In luglio la Commissione ha presentato il pacchetto «Relazioni integrate in materia finanziaria e di responsabilità», che raccoglie tutte le informazioni disponibili in materia di esecuzione, performance, risultati, sana gestione finanziaria e protezione del bilancio dell’UE 2018. Secondo le relazioni del pacchetto, il bilancio ha conseguito risultati coerenti con le priorità della Commissione e la sua esecuzione è stata corretta.

La Commissione ha continuato a lavorare per istituire la Procura europea, che perseguirà i reati transfrontalieri a danno del bilancio dell’UE, tra cui le frodi, il riciclaggio di denaro e la corruzione, nei 22 Stati membri partecipanti. La Procura europea dovrebbe essere operativa entro la fine del 2020.

Nel mese di ottobre, per il dodicesimo anno consecutivo, la Corte dei conti europea ha certificato la buona salute dei conti annuali dell’UE, considerandoli veritieri e corretti. La Corte ha confermato il giudizio con rilievi (anziché negativo) sulla regolarità della spesa. Il livello di errore complessivo stimato, pari al 2,6 %, è stato leggermente superiore (di 0,2 punti percentuali) rispetto al 2017, ma decisamente inferiore rispetto agli anni precedenti. Per circa la metà della spesa dell’UE il tasso di errore non ha raggiunto nemmeno il livello considerato dalla Corte come rilevante. Non sono stati riscontrati errori rilevanti sul lato delle entrate del bilancio o nelle spese amministrative.

Parlamenti nazionali

In luglio la Commissione ha adottato la relazione annuale 2018 sui suoi rapporti con i parlamenti nazionali e sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. La relazione fornisce un quadro completo delle relazioni intense e proficue dei parlamenti nazionali con la Commissione e le altre istituzioni dell’UE. I parlamenti nazionali hanno presentato 569 pareri, un numero simile a quello raggiunto nel 2017. Questo dimostra che la maggior parte dei parlamenti collabora attivamente con la Commissione sulle sue iniziative e su un’ampia gamma di tematiche.

Solo 37 «pareri motivati» esprimono preoccupazione in merito al modo in cui le proposte della Commissione hanno rispettato il principio di sussidiarietà, in base al quale le politiche europee sono decise e attuate al livello più appropriato, sia esso europeo, nazionale o regionale. La task force per la sussidiarietà e la proporzionalità e per «fare meno in modo più efficiente», istituita nel 2018 dal presidente Juncker e presieduta dal primo vicepresidente Timmermans, ha esaminato le modalità per coinvolgere meglio i parlamenti nazionali e le autorità regionali e locali nella preparazione e nel follow-up della legislazione e delle politiche dell’UE. Tra le misure adottate dalla Commissione a tal fine figurano la formulazione di risposte aggregate se un numero significativo di parlamenti nazionali esprime preoccupazioni in materia di sussidiarietà, presentando in tal modo in un unico documento pubblico il quadro completo di tutte le preoccupazioni sollevate e la posizione della Commissione in merito.

Le visite effettuate dai membri della Commissione presso i parlamenti nazionali o dalle delegazioni dei parlamenti nazionali presso la Commissione (55 visite nel 2019 e 915 visite durante l’intero mandato della Commissione Juncker) hanno rafforzato il dialogo tra le parti.

Mediatrice europea

Le indagini della mediatrice europea su presunti casi di cattiva amministrazione nelle istituzioni e organismi dell’Unione europea hanno riguardato diversi aspetti quali la trasparenza del processo decisionale, il fenomeno delle «porte girevoli», le attività post-mandato degli ex commissari, l’accesso ai documenti, i diritti fondamentali, le questioni etiche, i contratti, le sovvenzioni o le questioni relative al personale. In media la Commissione si è conformata a circa tre quarti delle proposte della mediatrice (proposte di soluzione, proposte di miglioramento e raccomandazioni) e non si ravvisa alcun caso di cattiva amministrazione per circa il 95 % delle indagini.

In giugno la mediatrice ha assegnato il suo secondo premio europeo per la buona amministrazione alle iniziative della Commissione volte a ridurre l’inquinamento da plastica e a promuovere la sensibilizzazione. Il premio riconosce le iniziative, i progetti e gli altri tipi di attività dei vari servizi delle istituzioni dell’UE che hanno un impatto positivo visibile e diretto sulla vita delle persone in Europa e altrove.

In ottobre la Commissione ha inoltre adottato un parere sul progetto di regolamento del Parlamento che fissa lo statuto e le condizioni generali per l’esercizio delle funzioni del mediatore (statuto riveduto).

A dicembre Emily O’Reilly è stata nuovamente eletta mediatrice europea dal Parlamento. Il suo secondo mandato durerà cinque anni.

Il recesso del Regno Unito dall’Unione europea

Il 29 marzo 2017, conformemente all’articolo 50 del trattato sull’Unione europea, il Regno Unito ha notificato al Consiglio europeo l’intenzione di recedere dall’Unione europea e dalla Comunità europea dell’energia atomica (Euratom), facendo scattare un periodo di due anni per negoziare e concludere un accordo volto a definire le modalità del suo recesso e delle sue future relazioni con l’UE.

Negoziazione dell’accordo di recesso e dichiarazione politica sul quadro per le future relazioni

La Commissione europea ha ricevuto il mandato di negoziare un accordo di recesso con il Regno Unito a nome del Consiglio europeo (articolo 50, composto dai leader di tutti gli Stati membri ad eccezione del Regno Unito) e ha nominato Michel Barnier come capo negoziatore. I negoziati ufficiali sono iniziati il 19 giugno 2017, in seguito alle elezioni generali nel Regno Unito.

Dopo 17 mesi di intensi negoziati, il 14 novembre 2018 i negoziatori della Commissione e del Regno Unito hanno concordato l’accordo di recesso che stabilisce le condizioni del recesso ordinato del Regno Unito dall’UE e il 22 novembre hanno approvato la dichiarazione politica che definisce il quadro per le future relazioni tra l’UE e il Regno Unito.

Il 25 novembre 2018 il Consiglio europeo ha approvato l’accordo di recesso e la dichiarazione politica.

L’11 gennaio 2019 il Consiglio ha adottato la decisione che autorizza la firma dell’accordo di recesso e ha trasmesso al Parlamento europeo, per approvazione, il progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell’accordo.

Proroghe a norma dell’articolo 50

Nonostante i chiarimenti presentati nello scambio di lettere del 14 gennaio 2019 tra la prima ministra del Regno Unito Theresa May e i presidenti Tusk e Juncker, nonché l’accordo integrativo dell’11 marzo 2019 sullo strumento relativo all’accordo sul recesso e una dichiarazione congiunta integrativa della dichiarazione politica, il governo del Regno Unito non ha ottenuto il sostegno necessario del suo parlamento per procedere alla firma e alla ratifica dell’accordo di recesso.

In risposta alla richiesta del Regno Unito di prorogare il termine del 29 marzo, il Consiglio europeo (articolo 50) ha inizialmente concesso una proroga fino al 12 aprile 2019 e successivamente ha acconsentito ad un’ulteriore proroga fino al 31 ottobre 2019. Tali decisioni sono state adottate di comune accordo con il Regno Unito.

I leader dell’UE-27 hanno sottolineato che il Regno Unito avrebbe dovuto tenere le elezioni del Parlamento europeo tra il 23 e il 26 maggio 2019 se fosse ancora stato membro dell’UE. In totale sono stati eletti 751 deputati del Parlamento europeo, di cui 72 provenienti dal Regno Unito.

Sforzi continui per garantire la preparazione in qualsiasi scenario

Come nel 2018, nello scorso anno l’UE, in stretta cooperazione con gli Stati membri, ha proseguito i lavori per garantire la preparazione alle conseguenze del recesso del Regno Unito a tutti i livelli, tenendo conto anche dello scenario di recesso senza accordo. In aprile, giugno e settembre la Commissione ha adottato tre comunicazioni integrative in cui stabilisce l’approccio coordinato dell’Unione alla preparazione e i suoi principi di base e ha presentato l’attuale stato di preparazione a livello UE. Ha esortato tutti gli interessati ad adottare le misure necessarie per prepararsi a tutti i possibili scenari.

Al fine di mitigare le peggiori conseguenze di un potenziale scenario di recesso senza accordo («no deal») per l’UE a 27, la Commissione ha adottato una serie di misure di emergenza unilaterali, comprese diverse proposte legislative in vari settori, quali il coordinamento della sicurezza sociale, Erasmus+, la possibilità per il Regno Unito di continuare a contribuire ai bilanci dell’UE per il 2019 e il 2020 e le autorizzazioni di pesca. Tali misure legislative sono state integrate da circa 60 atti non legislativi in vari settori. Inoltre la Commissione ha pubblicato 102 avvisi per informare le parti interessate sulle conseguenze del recesso del Regno Unito senza un accordo.

La Commissione ha collaborato strettamente con gli Stati membri per garantire la coerenza e l’efficacia dell’approccio dell’Unione e ha organizzato diversi seminari con gli Stati membri per consentire di tenere discussioni a livello settoriale e tecnico e per aiutarli a prepararsi. Tra gennaio e marzo, la Commissione ha visitato tutti i 27 Stati membri per assicurarsi che la pianificazione nazionale di emergenza procedesse come previsto e per fornire i chiarimenti necessari in materia di preparazione e di emergenza.

Negoziazioni con il nuovo governo del Regno Unito

In seguito alle dimissioni di Theresa May dal suo ruolo di prima ministra, il nuovo governo del Regno Unito ha chiesto, il 25 novembre 2018, di modificare il protocollo sull’Irlanda e sull’Irlanda del Nord allegato all’accordo di recesso approvato dal Consiglio europeo (articolo 50), nonché la dichiarazione politica al fine di riflettere il suo nuovo livello di ambizione per le future relazioni con l’UE.

A seguito dei negoziati tra l’UE e il Regno Unito in settembre e ottobre 2019, è stato raggiunto un accordo su un testo riveduto del protocollo e della dichiarazione politica.

Il 17 ottobre 2019 il Consiglio europeo ha approvato l’accordo di recesso modificato e il testo riveduto della dichiarazione politica.

Il 19 ottobre il Regno Unito ha presentato una richiesta di proroga del termine del 31 ottobre 2019. Al fine di concedere più tempo per completare la ratifica dell’accordo di recesso, il Consiglio europeo ha adottato la decisione di prorogare il periodo di cui all’articolo 50 fino al 31 gennaio 2020. La decisione è stata presa con l’accordo del Regno Unito.

Per la durata della proroga il Regno Unito è rimasto uno Stato membro con tutti i diritti e gli obblighi derivanti dal diritto UE.

L’accordo di recesso riveduto

Il protocollo riveduto su Irlanda/Irlanda del Nord presenta una soluzione giuridicamente operativa per evitare una frontiera fisica sull’isola d’Irlanda, tutelare l’economia dell’intera isola e salvaguardare tutti gli aspetti dell’accordo del Venerdì santo (accordo di Belfast) nonché l’integrità del mercato unico. Questa soluzione risponde alle circostanze uniche esistenti sull’isola d’Irlanda allo scopo di preservare la pace e la stabilità.

L’Irlanda del Nord rimarrà allineata a una serie limitata di norme sul mercato unico per evitare una frontiera fisica con l’Irlanda. Il protocollo riveduto eviterà inoltre qualsiasi frontiera doganale sull’isola d’Irlanda. Mentre l’Irlanda del Nord continuerà a far parte del territorio doganale del Regno Unito, le autorità del Regno Unito applicheranno il codice doganale dell’Unione per tutte le merci provenienti dall’Irlanda del Nord; inoltre il protocollo prevede adeguati meccanismi di vigilanza e di applicazione da parte dell’UE. L’assemblea dell’Irlanda del Nord avrà un ruolo decisivo nell’applicazione a lungo termine della pertinente normativa dell’UE in Irlanda del Nord. A differenza del precedente protocollo, quello attuale è di natura permanente e non sarà sostituito da accordi alternativi.

Conformemente all’accordo del 14 novembre 2018, tutti gli altri elementi dell’accordo di recesso restano inalterati nella sostanza. L’accordo di recesso porta certezza giuridica laddove il recesso del Regno Unito dall’UE crea incertezza: diritti dei cittadini, liquidazione finanziaria, periodo di transizione almeno fino alla fine del 2020, governance, protocolli su Cipro e Gibilterra, nonché una serie di altri temi inerenti alla separazione.

La dichiarazione politica riveduta

La modifica principale della dichiarazione politica riveduta riguarda il futuro delle relazioni economiche tra l’UE e il Regno Unito: l’attuale governo del Regno Unito ha optato per un modello basato su un accordo di libero scambio. La dichiarazione conferma l’ambizione di concludere un accordo di libero scambio con dazi e quote zero tra l’UE e il Regno Unito e afferma che solidi impegni in materia di parità di condizioni dovrebbero garantire una concorrenza aperta e leale e impedire vantaggi concorrenziali sleali.

Il 22 ottobre 2019 la Commissione ha deciso, su iniziativa dell’allora neopresidente von der Leyen, di ristrutturare la task force esistente e di crearne una nuova per le relazioni con il Regno Unito. Michel Barnier è stato nominato capo della task force che coordinerà i lavori della Commissione su tutte le questioni strategiche, operative, giuridiche e finanziarie connesse al recesso del Regno Unito dall’UE. La decisione è entrata in vigore il 16 novembre 2019.

Le prossime tappe

Prima di entrare in vigore l’accordo di recesso doveva essere ratificato dall’UE e dal Regno Unito.

In seguito al risultato delle elezioni del Regno Unito del 12 dicembre 2019, si prevedeva che l’accordo di recesso sarebbe stato ratificato e concluso da entrambe le parti entro la fine di gennaio 2020, consentendo quindi al Regno Unito di recedere in modo ordinato e di diventare un paese terzo il 1o febbraio 2020.

L’accordo di recesso prevede un periodo di transizione che termina il 31 dicembre 2020. Tale periodo può essere prorogato una volta per uno o due anni, purché la decisione sia presa di comune accordo tra l’UE e il Regno Unito prima del 1o luglio 2020. Nel periodo di transizione il diritto dell’UE continuerà ad applicarsi al Regno Unito e nel Regno Unito. L’UE tratterà il Regno Unito alla stregua di uno Stato membro, salvo per la partecipazione alle istituzioni e alle strutture di governance dell’UE.

L’UE si era preparata a presentare al Consiglio un mandato a negoziare le future relazioni con il Regno Unito non appena quest’ultimo sarebbe diventato un paese terzo. Anche la Commissione era pronta ad avviare i negoziati non appena approvato il mandato.

Avvicinare i cittadini

Iniziativa dei cittadini europei

Come nel 2012 (il primo anno di attuazione dell’iniziativa) la Commissione ha registrato 16 nuove iniziative dei cittadini nel 2019, quindi più del doppio rispetto al 2018.

Tale aumento può essere attribuito in gran parte alla campagna di comunicazione dedicata che è stata avviata nell’aprile 2018 allo scopo di far conoscere meglio questo strumento mediante i social media ed eventi mirati negli Stati membri. Inoltre la piattaforma collaborativa online inaugurata in maggio 2018 promuove lo scambio delle migliori pratiche mediante un forum di discussione e fornisce una consulenza indipendente di esperti in questioni giuridiche od organizzative.

Il 17 aprile 2019 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno concordato la riforma dell’iniziativa dei cittadini europei. Le nuove regole applicabili a partire da gennaio 2020 consentono ai cittadini di organizzare e sostenere più facilmente le iniziative, grazie a procedure migliori, maggiori informazioni e assistenza per i cittadini nonché nuovi strumenti informatici. L’istituzione di un sistema centralizzato gestito dalla Commissione per la raccolta online delle dichiarazioni di sostegno è una delle priorità e dei requisiti fondamentali fissati.

Un nuovo regolamento relativo alla trasparenza e alla sostenibilità dell’analisi del rischio dell’Unione nella filiera alimentare è stato adottato il 13 giugno 2019. Il testo risponde a un’iniziativa dei cittadini europei sulla politica dell’UE in materia di pesticidi.

Dialoghi con i cittadini

I dialoghi con i cittadini hanno evidenziato chiaramente che quando l’UE si avvicina ai suoi cittadini e spiega come l’Unione funziona e quello che fa, è possibile combattere il populismo, sfatare i miti e ridurre la disinformazione sull’Europa. I dialoghi hanno consentito alla Commissione di aprire il dibattito sull’Europa a un pubblico più ampio; inoltre hanno evidenziato una crescente domanda di eventi dedicati all’ascolto dei cittadini.

Una delle priorità stabilite dalla Commissione Juncker era di ascoltare, favorire l’impegno e coinvolgere i cittadini nel definire l’UE del futuro. A partire da gennaio 2015 tale impegno ha portato ad oltre 1 800 dialoghi con i cittadini in più di 600 città, con la partecipazione di oltre 212 000 persone di diverse età e contesti, nonché del presidente e dei vicepresidenti della Commissione, dei commissari, dei deputati al Parlamento europeo, dei politici nazionali e dei funzionari dell’UE.

Tali dialoghi, spesso organizzati come dibattiti di tipo civico oppure con partner nazionali e locali, sono stati un prezioso strumento di comunicazione per parlare direttamente con i cittadini senza filtri o intermediari. Le opinioni dei cittadini raccolte durante tali dialoghi sono state integrate nel processo di elaborazione delle politiche e in futuro avranno un peso ancora maggiore.

Dall’ascolto all’impegno

I dialoghi con i cittadini si sono evoluti negli anni, accompagnando i dibattiti sul futuro dell’Europa avviati dal libro bianco del marzo 2017 e integrando le consultazioni dei cittadini effettuate negli Stati membri. Sono stati ampliati per abbracciare nuovi formati, ad esempio seminari partecipativi con un approccio dal basso verso l’alto, discussioni online e dialoghi transnazionali nelle regioni frontaliere.

Cartina che raffigura la distribuzione geografica dei dialoghi con i cittadini tra il 2014 e il 2019.

Sin dall’insediamento della Commissione Juncker si sono tenuti dialoghi con i cittadini in tutta Europa.

I dibattiti hanno dimostrato che i cittadini sono la forza motrice dei cambiamenti e hanno molte aspettative riguardo all’economia circolare e digitale, nonché alle nuove modalità di partecipazione democratica. Le persone chiedono azioni concrete su questioni quali i cambiamenti climatici e la tutela ambientale, ma si aspettano anche che l’UE garantisca il loro benessere, il loro tenore di vita e le loro pensioni. Inoltre i cittadini vedono nell’UE il garante delle proprie tradizioni agricole e rurali, nonché dell’identità, della cultura e dei valori europei.

Anche in futuro la Commissione si impegna a dialogare con i cittadini e a promuovere la loro partecipazione, sviluppando gli strumenti necessari per una stretta interazione e tenendo maggiormente conto delle loro preoccupazioni e aspettative nel processo di elaborazione delle politiche. Le competenze acquisite tra il 2015 e il 2019 possono servire da punto di partenza per pianificare la conferenza sul futuro dell’Europa annunciata da Ursula von der Leyen nell’ambito della priorità politica della Commissione «Un nuovo slancio per la democrazia europea».

Un forum di dibattito in costante evoluzione

L’inizio dei dialoghi nel 2015 ha coinciso con il picco degli arrivi di rifugiati e migranti nell’UE; quindi la migrazione è stata una delle tematiche più discusse. L’anno successivo hanno dominato i dibattiti le preoccupazioni sull’aumento del terrorismo e della radicalizzazione in Europa, nonché la Brexit con tutte le sue ramificazioni e le relazioni con la nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti. Nel 2017 e nel 2018 i dialoghi con i cittadini si sono concentrati soprattutto sul futuro dell’UE, un tema che ha continuato a predominare nel 2019, oltre alle preoccupazioni sul populismo, l’euroscetticismo, le fake news e la disinformazione. Anche la trasformazione digitale, in particolare l’intelligenza artificiale, è stata oggetto di molti dibattiti, nonché il clima e l’ambiente, tematiche particolarmente sentite tra i giovani.

Bambini in uniforme scolastica sventolano bandierine dell’Unione europea in un parco.

Children participate in the Our Forests, Our Future conference tree-planting event to demonstrate the EU’s commitment to a sustainable forestry sector, Brussels, Belgium, 26 April 2019.

Prepararsi al futuro

Nel 2019 si sono tenuti 547 dialoghi in 27 Stati membri, con la partecipazione di oltre 60 000 cittadini che hanno fatto conoscere ai leader dell’UE a 27 le loro speranze e loro i sogni per il futuro dell’Europa prima della riunione informale a Sibiu, Romania, tenutasi in maggio.

Le conclusioni tratte dai dialoghi e dalle consultazioni online tenute nel corso dell’anno hanno contribuito alla visione presentata dalla Commissione nel documento «Allestire un’Unione più unita, più forte e più democratica in un mondo sempre più incerto». Il messaggio era chiaro: la prosperità dell’Europa implica necessariamente un’azione collegiale degli Stati membri.

Questo documento, arricchito dal feedback e dall’interazione dei cittadini, è stato presentato come il contributo della Commissione all’agenda strategica dell’UE per il periodo 2019-2024, adottata in giugno. Per ulteriori informazioni si veda la sezione intitolata «Il futuro dell’Europa».

Comunicare l’Europa

Comunicare in modo efficace con i cittadini di un intero continente rappresenta una sfida unica per l’UE. La politica e la comunicazione sono due facce della stessa medaglia. Tenendo conto di questo principio, la Commissione ha elaborato un insieme di cinque raccomandazioni sulla comunicazione a servizio dei cittadini e sulla democrazia nel suo contributo alla nuova agenda strategica dell’UE in occasione del vertice di Sibiu del 9 maggio 2019. Poiché la responsabilità della comunicazione sull’UE è condivisa dalle sue istituzioni, dagli Stati membri e dai governi a tutti i livelli, la prima raccomandazione sottolinea la necessità di comunicare di più con messaggi semplici, spiegando gli obiettivi delle decisioni e delle politiche e i risultati tangibili per i cittadini. La seconda raccomandazione è volta ad intensificare il dialogo e l’interazione con i cittadini sulle questioni e sulle politiche dell’UE. La terza mira a garantire che in futuro le istituzioni dell’UE migliorino la cooperazione nell’ambito delle campagne di comunicazione istituzionale dell’UE basate su valori europei condivisi. Inoltre la Commissione sottolinea la necessità di unire le forze per contrastare la disinformazione con una comunicazione dell’UE basata su fatti concreti. La Commissione raccomanda infine di promuovere l’insegnamento e l’apprendimento sull’UE a tutti i livelli dell’istruzione.

Il Learning Corner, avviato dalla Commissione europea nel marzo 2019 aiuta i bambini delle scuole primarie e secondarie a scoprire l’UE in modo divertente, sia in classe che a casa.

Il Learning Corner, avviato dalla Commissione europea nel marzo 2019 aiuta i bambini delle scuole primarie e secondarie a scoprire l’UE in modo divertente, sia in classe che a casa.

L’UE nella mia regione

Nel mese di maggio, grazie alla campagna «#EUinmyregion» che incoraggia i cittadini a scoprire i progetti vicini a casa finanziati dall’UE, circa mezzo milione di cittadini hanno visitato oltre 2 000 progetti La campagna è realizzata e gestita congiuntamente dalle regioni e dalla Commissione.

Workshop deliberativi per i cittadini: conoscere le priorità politiche dei cittadini partendo dal basso

Nel 2017 la Commissione ha introdotto i workshop partecipativi per i cittadini, un nuovo tipo di evento. Nel corso di questi workshop i cittadini hanno discusso le loro priorità, il futuro che desiderano per l’Europa e in seguito hanno dibattuto queste idee con un decisore dell’UE. Tali eventi si sono dimostrati essere un modo efficace per conoscere le posizioni dei cittadini e nel contempo dare ai cittadini il controllo della conversazione. Nel 2019 sono stati organizzati otto workshop sul futuro dell’Europa in Belgio, Italia, Cipro, Ungheria, Polonia e Finlandia, che hanno evidenziato i settori in cui i cittadini ritengono che le azioni a livello europeo possano fare la differenza.

Discussioni su questioni legate alle elezioni del Parlamento europeo

Nel 2018 e all’inizio del 2019 le elezioni del Parlamento europeo sono state spesso discusse durante i dialoghi. I cittadini erano preoccupati per l’ascesa del populismo e dell’euroscetticismo in diversi Stati membri e molti hanno espresso preoccupazioni sull’uso della disinformazione. Altri temi simili discussi riguardavano le contromisure che l’Europa può attuare; gli effetti destabilizzanti che le potenze straniere possono avere in alcuni paesi influenzando importanti elezioni; la libertà di espressione; e il modo in cui i cittadini possono distinguere tra fonti di informazioni affidabili e inaffidabili.

L’anno in cui i giovani hanno agito facendo fatto sentire la loro voce

Nel 2019 in molti dialoghi i giovani hanno espresso le loro preoccupazioni riguardo allo Stato di diritto in diversi Stati membri e alcuni partecipanti volevano sapere cosa potrebbe fare l’UE per garantire lo Stato di diritto. In alcuni paesi vi erano anche forti preoccupazioni a causa della corruzione.

I partecipanti hanno inoltre invitato i politici europei e nazionali a continuare a proteggere attivamente l’ambiente, a lottare contro i cambiamenti climatici e a utilizzare energie più pulite da fonti europee.

Varie foto di persone che seguono discussioni o vi partecipano.

The Young Citizens’ Dialogue event during the Sibiu summit, Sibiu, Romania, 9 May 2019.

Essi si aspettano inoltre che l’UE disciplini e faciliti la transizione verso una società più sostenibile e incoraggi un cambiamento comportamentale in settori quali l’economia circolare, gli sprechi alimentari e la riduzione della plastica.

Molti dialoghi con i cittadini sono stati incentrati sul persistente divario retributivo di genere e sulla necessità che l’UE attui misure volte a garantire la parità di genere nelle posizioni decisionali. Sono stati lanciati anche appelli per un’Europa più sociale, per un aumento del bilancio destinato a far fronte alle questioni sociali e per la riduzione delle ineguaglianze sia tra gli Stati membri sia al loro interno.

Il dialogo con i giovani cittadini «Costruiamo il futuro dell’Europa insieme!» si è tenuto l’8 maggio a Sibiu. Oltre 300 giovani di tutta Europa, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, hanno partecipato a un dibattito sul futuro dell’Europa con i leader dell’UE prima del vertice del 9 maggio. Hanno presentato idee e discusso questioni riguardanti cinque tematiche chiave: impegno, democrazia, equità, Europa digitale e cambiamenti climatici. Per quanto riguarda il futuro dell’UE, i giovani hanno chiesto maggiore influenza nel processo di elaborazione delle politiche, in particolare alla luce del recente aumento dell’attivismo giovanile connesso all’emergenza climatica.

Lo sguardo rivolto al futuro

La presente relazione descrive i numerosi risultati conseguiti dall’UE nel 2019 e le sfide che dobbiamo ancora affrontare. Nuovi leader hanno assunto la guida dell’Europa e con i cittadini sempre più impegnati e interessati a partecipare alla vita democratica dell’Europa, l’UE è ben attrezzata per far fronte a tali sfide con fiducia.

Poiché la presente relazione è pubblicata nella primavera del 2020, l’UE sarà pienamente impegnata a trasformare il Green Deal europeo in realtà, a preparare l’Europa per l’era digitale, a lavorare per l’equità sociale e la prosperità in un’economia che favorisca i cittadini e a preparare la conferenza sul futuro dell’Europa. Queste sono solo alcune delle varie priorità e iniziative che saranno descritte nell’edizione 2020 della Relazione generale.

Per contattare l’UE

Di persona

I centri di informazione Europe Direct sono centinaia, disseminati in tutta l’Unione europea. Potete trovare l’indirizzo del centro più vicino sul sito https://europa.eu/european-union/contact_it

Telefonicamente o per email

Europe Direct è un servizio che risponde alle vostre domande sull’Unione europea. Il servizio è contattabile:

— al numero verde: 00 800 6 7 8 9 10 11 (presso alcuni operatori queste chiamate possono essere a pagamento),

— al numero +32 22999696, oppure

— per e-mail dal sito https://europa.eu/european-union/contact_it

Per informarsi sull’UE

Online

Il portale Europa contiene informazioni sull’Unione europea in tutte le lingue ufficiali:
https://europa.eu/european-union/index_it

Pubblicazioni dell’UE

È possibile scaricare o ordinare pubblicazioni dell’UE gratuite e a pagamento dal sito
https://op.europa.eu/it/publications

Le pubblicazioni gratuite possono essere richieste in più esemplari contattando Europe Direct o un centro di informazione locale (cfr. https://europa.eu/european-union/contact_it).

Legislazione dell’UE e documenti correlati

La banca dati EUR-Lex contiene la totalità della legislazione dell’UE dal 1952 in poi in tutte le versioni linguistiche ufficiali:
https://eur-lex.europa.eu

Open Data dell’UE

Il portale Open Data dell’Unione europea (https://data.europa.eu/euodp/it) dà accesso a un’ampia serie di dati prodotti dall’Unione europea. I dati possono essere liberamente utilizzati e riutilizzati per fini commerciali e non commerciali.

INFORMAZIONI

L’UE nel 2019 — Relazione generale sull’attività dell’Unione europea

Commissione europea
Direzione generale della Comunicazione
Servizio editoriale e sensibilizzazione mirata
1049 Bruxelles
BELGIO

L’UE nel 2019 — Relazione generale sull’attività dell’Unione europea
è stata adottata dalla Commissione europea il 19 febbraio 2020
con il numero di riferimento C(2020) 860.

IDENTIFICATORI

Relazione generale sull’attività dell’Unione europea

Print ISBN 978-92-76-14802-9 ISSN 1608-7305 doi:10.2775/76798 NA-AD-20-001-IT-C
PDF ISBN 978-92-76-14778-7 ISSN 1977-3463 doi:10.2775/60560 NA-AD-20-001-IT-N
EPUB ISBN 978-92-76-14734-3 ISSN 1977-3463 doi:10.2775/752555 NA-AD-20-001-IT-E
HTML ISBN 978-92-76-14775-6 ISSN 1977-3463 doi:10.2775/018867 NA-AD-20-001-IT-Q

Highlights

Print ISBN 978-92-76-14870-8 ISSN 2443-9150 doi:10.2775/071052 NA-AP-20-001-IT-C
PDF ISBN 978-92-76-14892-0 ISSN 2443-938X doi:10.2775/95137 NA-AP-20-001-IT-N
EPUB ISBN 978-92-76-14843-2 ISSN 2443-938X doi:10.2775/940054 NA-AP-20-001-IT-E

La Commissione europea non può essere considerata responsabile per qualsiasi conseguenza derivante dal riutilizzo di questa pubblicazione.

Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2020
© Unione europea, 2020

La politica di riutilizzo dei documenti della Commissione europea è attuata dalla decisione 2011/833/UE della Commissione, del 12 dicembre 2011, relativa al riutilizzo dei documenti della Commissione (GU L 330 del 14.12.2011, pag. 39).

Salvo diversa indicazione, il riutilizzo del presente documento è autorizzato ai sensi della licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/). Ciò significa che il riutilizzo è autorizzato a condizione che venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata e che vengano indicati gli eventuali cambiamenti.

Per qualsiasi utilizzo o riproduzione di elementi che non sono di proprietà dell’Unione europea, potrebbe essere necessaria l’autorizzazione diretta dei rispettivi titolari dei diritti.

CREDITI
Tutte le fotografie: © Unione europea, salvo diversamente indicato.

In copertina

  1. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, illustra il Green Deal europeo al Consiglio europeo, Bruxelles, Belgio, 12 dicembre 2019 (© Unione europea, 2019).
  2. I leader dell’UE-27 ad una riunione informale del Consiglio europeo per discutere del futuro dell’Unione europea, Sibiu, Romania, 9 maggio 2019 (© Unione europea, 2019).
  3. I viaggiatori DiscoverEU riuniti in occasione del primissimo incontro DiscoverEU, Nimega, Paesi Bassi, 12 luglio 2019 (© Unione europea, 2019).
  4. Una partita di rugby per giovani organizzata al Berlaymont, sede della Commissione europea, nel quadro della Settimana europea dello sport, Bruxelles, Belgio, 23 settembre 2019 (© Unione europea, 2019).
  5. I quattro nuovi leader delle istituzioni dell’Unione europea: Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, Bruxelles, Belgio, 1º dicembre 2019 (© Unione europea, 2019).
  6. Nella stazione ferroviaria di Bruxelles-Luxembourg un’installazione promuove la campagna dell’UE «Stavolta voto» per incoraggiare il voto alle elezioni parlamentari europee, Bruxelles, Belgio, 24 maggio 2019 (© Unione europea, 2019).
  7. Bambini piantano degli alberi nel corso di un evento nel quadro della conferenza «Le nostre foreste, il nostro futuro» per dimostrare l’impegno dell’UE per una silvicoltura sostenibile, Bruxelles, Belgio, 26 aprile 2019 (© Unione europea, 2019).
  8. Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento europeo, stringe la mano a David Sassoli, attuale presidente del Parlamento europeo (© Unione europea, 2019).
  9. Charles Michel, attuale presidente del Consiglio europeo, stringe la mano a Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo (© Unione europea, 2019).
  10. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il suo predecessore Jean-Claude Juncker alla cerimonia in cui viene svelato il ritratto di quest’ultimo nella Galleria dei presidenti al Berlaymont, sede della Commissione europea, Bruxelles, Belgio, 3 dicembre 2019 (© Unione europea, 2019).
  11. Personale della protezione civile dell’UE durante una riunione operativa con le autorità locali albanesi in seguito a un terremoto di magnitudo 6,4 e alle relative scosse di assestamento, Krujë, Albania, 4 dicembre 2019 (© Unione europea, 2019).

L’UE nel 2018